08-01-2015
E’ la vitamina del Sole, così chiamata perché è proprio grazie all’astro splendente che il nostro organismo, attraverso la pelle, riesce a sintetizzarla e produrla. E se già sappiamo quanto la vitamina D sia utile per la salute delle ossa, forse non sapevamo che è fondamentale anche per altri processi fisiologici come la proliferazione cellulare o quelli che interessano muscoli, occhi, cuore e polmoni. Ma, la vitamina del Sole non si ferma qui: pare infatti che sia d’aiuto anche ai malati e, in particolare, alle donne affette da carcinoma mammario (o cancro del seno). Tutto questo, secondo un nuovo studio pubblicato su Anticancer Research e condotto dai ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università della California a San Diego (UCSF), in cui si mostra che adeguati livelli di vitamina D possono far aumentare di ben il doppio le probabilità di sopravvivere alla malattia. Per contro, carenze di questa stessa vitamina sono state collegate a un alto rischio di sviluppare un tumore del seno, in particolare nelle donne in premenopausa.
Il dott. Cedric F. Garland – professore del Department of Family and Preventive Medicine – e colleghi hanno eseguito un’analisi statistica di cinque studi sulla 25-idrossivitamina D, ottenuti al momento della diagnosi nella paziente e durante il follow-up per una media di nove anni. In totale, gli studi includevano 4.443 pazienti con cancro al seno. «I metaboliti della vitamina D aumentano la comunicazione tra le cellule attivando una proteina che blocca la divisione cellulare aggressiva – spiega il prof. Garland – Finché i recettori della vitamina D sono presenti, la crescita del tumore è impedita e la richiesta di sangue trattenuta. I recettori della vitamina D non si perdono fino a quando un tumore è molto avanzato. Questa è il motivo della migliore sopravvivenza nei pazienti i cui livelli ematici di vitamina D sono alti». I dati raccolti hanno rivelato che le donne con un alto livello ematico di vitamina D presentavano un livello medio di 30 nanogrammi per millilitro (ng/ml) di 25-idrossivitamina D nel loro sangue. A differenza, il gruppo con bassi livelli di vitamina D aveva in media 17 ng/ml. Non a caso, il livello medio nei pazienti con cancro al seno negli Stati Uniti è di 17 ng/ml. I ricercatori, per prudenza ricordano che altri studi clinici randomizzati e controllati saranno necessari per confermare i risultati, tuttavia ritengono che i medici dovrebbero prendere in considerazione l’aggiunta di vitamina D nella cura standard di una paziente con cancro al seno e poi monitorare attentamente la paziente. «Non c’è ragione per attendere ulteriori studi per incorporare supplementi di vitamina D in regimi di cura standard, in quanto una dose sicura di vitamina D necessaria per raggiungere elevati livelli sierici superiori a 30 nanogrammi per millilitro è già stata stabilita», conclude Garland.
Ricordiamo che le linee guida attuali raccomandano l’apporto giornaliero di vitamina D in misura delle 600-800 UI (Unità Internazionali), tuttavia ci sono esperti che ritengono che per prevenire malattie come il cancro sono necessari dosaggi che vanno dalle 2.000 alle 4.000 UI. Ma ci sono anche specialisti che per contrastare una grave carenza arrivano a prescrivere perfino 50.000 UI; altri ritengono però che con 10.000 UI al giorno si possa danneggiare i reni. Quale che sia la verità, è indubbio che la carenza di vitamina D è una realtà, spesso dovuta alla tutta moderna abitudine di restare per troppo tempo rintanati in case e uffici anziché prendere un pò di sano Sole – con cognizione di causa, ovviamente.