L’ALTERNATIVA ALL’ASPIRINA CHE CRESCE SUGLI ALBERI.

03-05-2015

Spesso ci siamo trovati a parlare degli effetti collaterali di alcuni farmaci di uso comune, spesso abusati, e dei loro sostituti naturali. Abbiamo visto quanto possano far male i farmaci FANS, ad esempio, e come la curcuma possa essere una valida alternativa nel trattamento dell’artrite. Oggi voglio invece porre l’attenzione su un altro farmaco molto diffuso, anche qui in Italia, l’aspirina. L’aspirina è un farmaco utilizzato anche nella prevenzione degli ictus e degli attacchi cardiaci, perché, agendo su alcuni particolari enzimi, riesce ad evitare la formazione dei coaguli di sangue. Secondo una recente ricerca pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology, l’organo ufficiale della più importante associazione di cardiologi statunitensi, e condotta dai ricercatori statunitensi del Baylor College of Medicine di Houston, il 10% delle persone che assumono regolarmente aspirina per prevenire ictus e attacchi cardiaci in realtà non ne avrebbe bisogno. Non solo, i rischi correlati supererebbero i benefici. Questo perché, se da un lato il farmaco impedisce la formazione di trombi, dall’altro, invece, espone le persone a un rischio maggiore di emorragie.
Secondo un altro studio randomizzato, l’uso dell’acido acetilsalicilico a basso dosaggio può essere efficace, è vero, per la prevenzione di eventi cardiovascolari, ma provocare danni a livello gastroduodenale. Anche a basse dosi. Ancora, in un altro studio pubblicato sulla rivista Heart, alcuni ricercatori olandesi hanno osservato 27.939 operatori sanitari di sesso femminile, con un’età media di 54 anni, che facevano uso di aspirina. Nel complesso, l’uso di aspirina è stata associata ad un ridotto rischio di malattie cardiovascolari e di cancro del colon-retto ma, nella maggior parte delle donne, in particolare quelle al di sotto dei 65 anni, il rischio di sanguinamento gastrointestinale ha superato i benefici. Quando si tratta di alternative all’aspirina, un possibile contendente naturale è il Pycnogenol, un potente composto estratto dal pino marittimo francese. Sembra che al suo interno siano contenuti oltre quaranta antiossidanti.
In uno studio condotto nel 1999, il picnogenolo ha dimostrato di possedere un’efficacia superiore all’aspirina nell’inibire l’aggregazione piastrinica nei fumatori. I dati ricavati dall’esperimento hanno dimostrato un’inibizione della reattività di aggregazione piastrinica dopo la somministrazione di 100 mg Pycnogenol in 22 accaniti fumatori tedeschi. Lo stesso risultato ottenuto somministrando 500 mg di aspirina, ma con minori effetti collaterali. Alte dosi di Picnogenolo (200 mg), poi, hanno dimostrato di mantenere l’efficacia fino a oltre 6 giorni. In questo caso, la sostanza naturale si è rivelata essere più efficace dell’aspirina nel ridurre l’aggregazione piastrinica. Più efficace, più a lungo, a minor dosi e soprattutto senza il rischio di provocare i sanguinamenti causati dall’uso del farmaco. Altri studi hanno dimostrato come il picnogenolo riduca il rischio di una serie di malattie e disturbi, apparentemente non correlati, il cui tratto comune è però un livello inadeguato di antiossidanti.
Sono diverse le evidenze che attribuiscono a questa sostanza proprietà terapeutiche utili contro l’ipertensione. Non solo: il picnogenolo si è dimostrato utile contro le infiammazioni, ma anche contro i sintomi della menopausa. Uno studio italiano, condotto dall’Università di Chieti-Pescara e pubblicato su Panminerva Medica, suggerisce che l’integratore Pycnogenol possa rappresentare una base molto efficace, quale supplemento giornaliero alimentare per le donne in menopausa, per alleviare i sintomi di questa particolare condizione. Senza contare ovviamente le comprovate proprietà cardiovascolari e la capacità di abbassare la pressione sanguigna.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19788350

http://well.blogs.nytimes.com/2014/12/15/aspirin-risks-outweigh-benefits-for-younger-women/?_r=2

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10498385

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