20-01-2015
Un integratore da banco come la vitamina D può essere utile per il morbo di Crohn? Sembrerebbe di sì, secondo recenti studi che hanno valutato gli effetti della somministrazione di vitamina D nel contrastare questa patologia, che in Italia colpisce almeno 200 mila persone. Numerose evidenze scientifiche, infatti, hanno individuato un’associazione tra carenza di vitamina D e sviluppo del morbo di Crohn.
In uno studio pilota, condotto su pazienti con morbo di Crohn di entità leggero-moderata, si è voluto stabilire il dosaggio necessario di vitamina D per raggiungere il livello sierico ritenuto ottimale (superiore a 40 ng/ml). I partecipanti (n= 18) sono stati valutati secondo la gravità dei sintomi utilizzando il CDAI (indice dell’attività del morbo). La vitamina D è stata inizialmente somministrata a un dosaggio di 1.000 U.I. al giorno per 2 settimane, aumentando progressivamente fino al raggiungimento delle concentrazioni desiderate (40 ng/ml) o fino a raggiungere il dosaggio di 5.000 U.I. al giorno. I partecipanti hanno proseguito l’assunzione per 24 settimane. All’inizio e al termine dello studio sono stati valutati parametri quali qualità della vita, densità minerale ossea, citochine, ormone paratiroideo e altri. 14 dei 18 pazienti ha richiesto il dosaggio massimo di vitamina D di 5.000 U.I. per produrre l’aumento desiderato dei livelli nel siero, migliorando il punteggio relativo alla qualità di vita, lasciando invariati gli altri parametri. In conclusione, in un piccolo studio 24 settimane di assunzione di 5.000 U.I. di vitamina D, ha mostrato di aumentare effettivamente i livelli di vitamina D, riducendo il punteggio di CDAI, suggerendo che il ripristino dei livelli di vitamina D possa essere utile per il controllo di questa patologia.