29-09-2015
Una sostanza presente all'interno dei pompelmi e di altri agrumi potrebbe costituire un aiuto per le persone affette da diabete. A scoprire le proprietà della naringenina, questo il nome della sostanza, è un gruppo di ricercatori dell'Università di Gerusalemme e del Massachusetts General Hospital, negli Stati Uniti, finanziati dall'Unione Europea nell'ambito del Settimo programma quadro. Gli scienziati hanno scoperto che la naringenina attiva una famiglia di piccole proteine, chiamate recettori nucleari, che fanno in modo che il fegato scomponga gli acidi grassi imitando apparentemente l'azione di farmaci come il Fenofibrato, un antilipidico, e il Rosigliatazone, un antidiabetico. I ricercatori sono consapevoli che i risultati dello studio devono essere estesi a pazienti umani, ma sono convinti che, una volta confermati tali risultati, la naringenina, come supplemento alimentare, potrebbe diventare un ingrediente base nella cura dell'iperlipidemia, del diabete di tipo 2 e forse della sindrome metabolica.
"È una scoperta affascinante," ha detto il dott. Yaakov Nahmias dell'Università ebraica e autore senior dell'articolo. "Mostriamo il meccanismo attraverso il quale la naringenina aumenta due importanti obiettivi farmaceutici, il PPAR-alfa e il PPAR-gamma, e ne blocca un terzo, LXR-alfa. Ha poi aggiunto che "i risultati sono simili a quelli indotti da lunghi periodi di digiuno". Il fegato è il principale organo responsabile della regolazione dei livelli di carboidrati e di lipidi nel sangue. Dopo un pasto, il sangue è inondato di zuccheri che attivano l'LXR-alfa, causando la produzione da parte del fegato di acidi grassi che vengono accumulati a lungo termine. Durante il digiuno, il processo viene invertito; gli acidi grassi vengono rilasciati da cellule grasse, attivando il PPAR-alfa nel fegato e sono poi scomposti in chetoni (composti solubili). Un processo simile, che coinvolge il PPAR-gamma, aumenta la sensibilità all'insulina. "È un processo simile alla dieta Atkins (regime alimentare a basso contenuto di carboidrati), senza molti degli effetti collaterali", ha spiegato il dott. Martin L. Yarmush, direttore del Center for Engineering in Medicine del MGH, uno degli autori dell'articolo. "La naringenina è un supplemento alimentare sicuro. Gli studi suggeriscono che potrebbe persino proteggere il fegato". La scoperta è particolarmente interessante visti i costi crescenti associati con disturbi metabolici come la resistenza all'insulina che potrebbero essere in parte attribuibili all'alimentazione di tipo occidentale. Secondo i ricercatori, tali malattie sono associate a spese mediche e perdite di produzione che arrivano a un totale di oltre 103 miliardi di euro negli Stati Uniti, mentre la American Heart Association (AHA) stima che le cure cardiovascolari oltrepasseranno i 395 miliardi di euro quest'anno.
I costi sono simili anche in Europa. La British Heart Foundation, per esempio, stima che la malattia cardiaca coronarica, una delle principali componenti della malattia cardiovascolare, costa al sistema sanitario del Regno Unito circa 3 miliardi di euro l'anno e costa all'economia altri 7,1 miliardi di euro per i giorni persi a causa della morte, della malattia e delle cure occasionali di persone che soffrono di tali disturbi. I supplementi alimentari che potrebbero ridurre la dipendenza dall'insulina e regolare la dislipidemia potrebbero quindi avere un effetto enorme sulle spese sanitarie e sulla salute pubblica. "Il potenziale dell'uso di un supplemento presente in natura per regolare il metabolismo dei lipidi è interessante visto che questo sottoprodotto del succo di pompelmo non è tossico, è economico e ha proprietà antinfiammatorie dimostrate", concludono i ricercatori.
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0012399