31-12-2017
Il paracetamolo, un farmaco antinfiammatorio non steroideo (FANS) utilizzato frequentemente per combattere raffreddori e influenze, se somministrato ai bambini durante il primo anno di vita potrebbe aumentare il rischio di asma e allergie. Questa è la conclusione di un’analisi, coordinata da Richard Beasley, condotta presso il Medical Research Institute of New Zealand. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet. Per condurre la metanalisi gli esperti hanno sfruttato i dati raccolti nell’ambito dell’International Study of Asthma and Allergies in Childhood (ISAAC), uno studio che ha coinvolto 200.000 bambini di 31 Paesi. Stando alle conclusioni, la somministrazione del paracetamolo nel primo anno di vita sembrerebbe essere legato ad un maggior rischio di asma stimato intorno al 50 per cento. Gli effetti non sono però visibili immediatamente, asma, rinocongiuntivite ed eczema insorgerebbero tra i 6 e i 7 anni. Probabilmente molte persone pensano di non aver mai assunto nè somministrato il paracetamolo ai propri figli. Il paracetamolo è il principio attivo di alcuni farmaci molto noti come la Tachipirina e l’Efferalgan, farmaci di classe C per i quali non serve la prescrizione medica. Richard Beasley spiega che a volte si fa un uso eccessivo del paracetamolo nei bambini, e il farmaco andrebbe utilizzato solo quando i piccoli hanno una febbre che supera i 38,5 gradi di temperatura. Stando ai dati, i rischi non sembrerebbero legati solo al primo anno di vita ma anche alla primissima infanzia. Nel caso di una somministrazione in dosi medie, durante i dodici mesi precedenti, il rischio di sintomi di asma sono risultati maggiori del 61 per cento, nel caso di dosi più elevate il rischio era addirittura triplicato. L’uso del paracetamolo nel primo anno di vita è stato inoltre associato ad un aumento del rischio di riconogiuntivite (circa il 48 per cento) e di eczema (circa il 35 per cento).
I ricercatori hanno intrapreso uno studio di questo tipo in quanto dagli anni ’50, periodo in cui si è iniziati a somministrare il farmaco anche ai bambini, sono aumentate le malattie allergiche. Se da una parte questo fenomeno potrebbe essere legato al fatto che il sistema immunitario può aver subìto una trasformazione, legata ad ambienti più puliti e una maggiore igiene personale, dall’altra non si possono sottovalutare possibili legami con altri fattori. La nuova ipotesi è che il farmaco inibisca la produzione di un antiossidante nei polmoni aumentando il rischio d’infiammazione in presenza di allergeni. Richard Beasley precisa comunque che la metanalisi ha evidenziato alcuni fattori, ma ora bisognerà completare lo studio con test clinici.
http://www.thelancet.com/article/S0140-6736(08)61445-2/abstract