21-01-2018
Come sottolinea il Dott. Santus, primario di pneumologia riabilitativa della Fondazione Maugeri e ricercatore di malattie respiratorie presso l’Università di Milano, il PM10 e il PM2,5 si depositano su alveoli e bronchi, favorendo un processo infiammatorio che può diffondersi a tutto l’apparato respiratorio e anche a quello cardiovascolare. L’inalazione delle polveri sottili può aumentare il rischio di contrarre raffreddore, tosse, infezioni virali e quindi influenze. Questi rischi aumentano se consideriamo le fasce di età più sensibili come bambini, anziani e chi soffre già di problemi respiratori come asmatici, bronchitici cronici soprattutto quelli affetti da BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva).
Molti dati correlano i picchi di PM10 nell’aria con aumento di crisi asmatiche, bronchiti acute e nei bambini anche tracheiti. Purtroppo anche attacchi cardiaci e cardiovascolari sembrano aumentare. Tra le varie strategie per proteggersi dall’inquinamento si è rilevato utile l’utilizzo di N-acetilcisteina. Questa sostanza ad azione mucolitica possiede anche proprietà antiossidanti e antinfiammatorie che proteggono l’apparato respiratorio dallo stress ossidativo principale responsabile della flogosi polmonare. La N-acetilcisteina è infatti in grado di rigenerare il glutatione e aumentarne i livelli contrastando la formazione dei radicali liberi. Inoltre è in grado di chelare alcuni elementi tossici che accumulandosi nell’organismo potrebbero scatenare reazioni infiammatorie.