26-01-2018
I risultati della ricerca possono offrire preziose informazioni sui danni causati da un’eccessiva assunzione di paracetamolo, danni spesso difficili da trattare e che possono anche rivelarsi fatali. La scoperta potrebbe aprire la strada allo sviluppo di terapie per contrastare i danni causati dal farmaco, una delle principali cause di insufficienza epatica acuta nel mondo occidentale. Gli scienziati dell’Università di Edimburgo hanno studiato l’impatto del paracetamolo sulle cellule del fegato nel tessuto umano e topi e hanno dimostrato che in determinate condizioni, il paracetamolo può danneggiare il fegato causando danni ai collegamenti strutturali vitali tra le cellule adiacenti nell’organo. Quando queste connessioni della parete cellulare - note come giunzioni strette - sono interrotte, la struttura del tessuto epatico è danneggiata, le cellule non sono in grado di funzionare correttamente e possono morire. Questo tipo di danno cellulare si verifica in alcune condizioni del fegato, tra cui l’epatite, cirrosi e cancro, ma fino ad ora non era stato collegato alla tossicità del paracetamolo.
I ricercatori mirano ora a sviluppare un metodo affidabile per utilizzare le cellule di fegato umano come alternativa alla sperimentazione animale e in seguito, cercheranno di esaminare come diverse dosi di paracetamolo ed i tempi di assunzione del farmaco, influenzano la tossicità nel fegato al fine di identificare potenziali bersagli per nuovi farmaci. Lo studio, che ha coinvolto ricercatori delle Università di Edimburgo, Oslo e il The Scottish National Blood Transfusion Service, è stato pubblicato online nella rivista Scientific Reports.
Il Dr. Leonard Nelson dell’Edinburgh’s Hepatology Laboratory e dell’Institute for Bioengineering, ha dichiarato: “Il paracetamolo è il rimedio preferito in tutto il mondo, per contrastare il dolore. È a buon mercato ed è considerato sicuro ed efficace, tuttavia i danni al fegato da esso indotti rimangono un importante problema clinico e una sfida per lo sviluppo di farmaci più sicuri. I nostri risultati rafforzano la necessità di vigilare sull’uso del paracetamolo e potrebbero aiutare a scoprire come i danni derivanti dal suo impiego non corretto potrebbero essere evitati”.
Il co-autore dello studio, Pierre Bagnaninchi, dell’University’s MRC Centre for Regenerative Medicine, ha aggiunto: “Anche se i danni al fegato causati dalla tossicità del paracetamolo sono oggetto di intenso studio da 40 anni, i recenti sviluppi nella tecnologia dei biosensori stanno consentendo una visione più completa dei meccanismi biologici coinvolti”.