31-01-2018
Gli integratori di glutammina hanno soppresso la riattivazione dell’herpes virus (HSV) nei topi e porcellini d’India, secondo i risultati di un nuovo studio recentemente pubblicato nel Journal of Clinical Investigation. La ricerca è stata condotta da scienziati del National Institutes of Health e della U.S. Food and Drug Administration. Non esiste una cura per le infezioni da virus HSV-1 e HSV-2 che possono causare epidemie ricorrenti di herpes labiale e piaghe genitali negli esseri umani. Anche se i medicinali antivirali aiutano a ridurre i focolai, il virus persiste nel corpo e può inaspettatamente riattivarsi e questo sottolinea la necessità di nuovi approcci terapeutici.
Precedenti ricerche hanno dimostrato l’importanza delle cellule T HSV-specifiche per il controllo di focolai HSV ricorrenti e che le cellule T attivate richiedono un aumento del metabolismo della glutammina (un aminoacido prodotto dal corpo e presente nel cibo). Pertanto, gli autori dello studio hanno ipotizzato che la supplementazione di glutammina può aumentare la funzione delle cellule T e migliorare il controllo delle infezioni da herpes virus.
Per verificare questa ipotesi, gli scienziati hanno infettato i topi con HSV-1 e i porcellini d’India con HSV-2. Gli animali sono stati assegnati in modo casuale a diversi gruppi di trattamento. Due settimane dopo l’infezione, alcuni animali hanno ricevuto un supplemento di glutammina orale e altri no. I risultati hanno dimostrato che i topi che hanno ricevuto la glutammina avevano meno probabilità che il virus HSV-1 potesse riattivarsi, e allo stesso modo, le cavie che avevano ricevuto la glutammina avevano meno probabilità di epidemie ricorrenti di HSV-2 rispetto agli animali che non avevano ricevuto il supplemento. I topi trattati con glutammina avevano anche un numero elevato di cellule T specifiche per i virus nei tessuti nervosi infetti. Insieme, i risultati suggeriscono che la glutammina può ridurre la riattivazione dell’HSV migliorando la risposta delle cellule T alle infezioni. Altri studi clinici saranno necessari per determinare se questo nuovo approccio potrebbe trattare efficacemente l’herpes virus nell’uomo.