10-05-2014
Hanno 60 anni, ma il loro cervello sottoposto ad analisi ne mostra 14 in più. Sono i 137 pazienti di un gruppo più ampio di 540 soggetti ospedalizzati a causa di un evento vascolare cerebrale di natura emorragica presso l'unità neurovascolare del Centre Hospitalier Régional Universitaire di Lille, nel nord della Francia. Il sottogruppo che fa parte di questo campione di soggetti che hanno sofferto di emorragie cerebrali si distingue per un consumo quotidiano di almeno quattro bicchieri di alcool al giorno. Mentre le loro analisi del sangue non hanno destato particolari problemi, la condizione del loro cervello è del tutto diversa: “mostrano un invecchiamento cerebrale accelerato”, osserva la dott.ssa Charlotte Cordonnier, che ha diretto lo studio. “Non si tratta di persone alcolizzate e nessuno di loro si sente tale”, sottolinea la ricercatrice francese. È uno dei risultati più sorprendenti dello studio francese: il consumo regolare di alcool, anche se a livelli ancora lontani dall'alcolismo, rovina le arterie cerebrali al punto di provocare un evento critico.
Vi sono due tipi di lesioni possibili per le arterie cerebrali; possono intasarsi causando un infarto cerebrale o ischemia, oppure rompersi, provocando in quel caso un'emorragia. “Nell'80 per cento dei casi si tratta di un'arteria intasata, e il rischio di morire oscilla fra il 10 e il 13 per cento”, spiega la dott.ssa Cordonnier. “Quando si è di fronte a un'emorragia, tuttavia, la probabilità di morire supera il 40 per cento”. Quando l'evento è di natura emorragica, è anche molto più difficile intervenire. Per questo, continua la dott.ssa Cordonnier, “abbiamo voluto identificare il meccanismo che fa soffrire le arterie e le porta a rottura. L'ipotesi è che la patologia a carico dei vasi responsabile dell'emorragia sia favorita da un consumo cronico ed eccessivo di alcool”. I risultati pubblicati sulla rivista internazionale Neurology sono eloquenti. Non soltanto i bevitori regolari rischiano di più un'emorragia cerebrale, che può intervenire in media 14 anni prima rispetto agli altri, ma nella maggior parte dei casi l'evento si verifica nelle zone profonde del cervello, dove si trovano le arterie perforanti, quelle più vulnerabili. “L'alcool rende questi piccoli vasi sempre più rigidi e porosi. Se si aggiungono gli stravolgimenti alla coagulazione dovuti all'alcool, l'insorgenza dell'evento vascolare cerebrale diventa quasi inevitabile”, seguita la dott.ssa Cordonnier. Curiosamente, i bevitori mostrano maggiori possibilità di sopravvivere dopo l'emorragia cerebrale rispetto ai non bevitori, ma si tratta in realtà soltanto di un effetto paradossale di natura statistica, come precisa la ricercatrice francese: “non ha niente a che vedere con l'alcool, è legato semplicemente al fatto che questi soggetti hanno in media 14 anni in meno rispetto ai non bevitori vittime dell'evento vascolare cerebrale. Ed è vero soltanto per i giovani bevitori con emorragie profonde, che in ogni caso muoiono due volte di più dei giovani non bevitori”.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22965674
http://www.neurology.org/content/79/11/1109
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/09/120910161155.htm