10-05-2014
Uno studio condotto da un'équipe italiana guidata dalla ricercatrice Silvia Bisti ha messo in luce le proprietà dello zafferano nel trattamento delle malattie degenerative della retina. Questa categoria di patologie mette in serio pericolo la capacità visiva di chi ne soffre, in particolare i soggetti in età avanzata. La retina è un tessuto che fa largo uso di ossigeno, il che presuppone una ingente produzione di radicali liberi, i quali, in caso di predisposizione genetica, procedono a un danneggiamento progressivo delle sue cellule. Silvia Bisti, ricercatrice presso l'Università dell'Aquila, studia da anni gli effetti degli antiossidanti sulla retina, sia di origine naturale, come ad esempio il betacarotene, sia di natura tecnologica, come le nanoparticelle: “un giorno ho deciso di testare l'effetto dello zafferano – dichiara la ricercatrice –, pianta molto coltivata intorno all'Aquila, che contiene un mix di 150 sostanze, scoprendo con sorpresa che la sua efficacia protettiva era molto superiore”.
Oltre ad essere un potente antiossidante, lo zafferano sembra agire positivamente sulla retina in quanto riesce ad attivare alcuni geni che lavorano appunto alla protezione del tessuto. Insieme al prof. Benedetto Falsini dell'Università Cattolica di Roma, la dott.ssa Bisti ha condotto un piccolo studio clinico su un campione di 25 pazienti che soffrivano di degenerazione retinica, ai quali sono state somministrate alternativamente pasticche a base di zafferano e placebo. Il risultato è che i pazienti che avevano assunto il principio attivo mostravano un miglioramento della vista superiore a quello che si ottiene con la terapia standard. Il dato positivo è che questo tipo di cura sembra prolungare i suoi effetti per un periodo di almeno 18 mesi. I due ricercatori sono ora impegnati in un'altra sperimentazione finanziata da Telethon che riguarda la sindrome di Stargardt, un difetto genetico che porta inesorabilmente alla cecità entro i trent'anni: “siamo fiduciosi che anche in questo caso lo zafferano rallenterà il decorso della malattia. Sconsigliamo però dal tentare cure fai-da-te, magari con zafferano commerciale, in dosi e genuinità non conosciute”, avverte la Bisti.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20688744
http://www.lef.org/news/LefDailyNews.htm?NewsID=9353&Section=Nutrition