TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SULLA VITAMINA D.

21-05-2018

Da una quindicina di anni, numerosi studi clinici dimostrano che il consumo di dosi adeguate di vitamina D può avere effetti benefici molto più importanti di ciò che pensavamo, e che va ben oltre il suo coinvolgimento nella salute delle ossa. Un accumulo di dati provenienti da studi epidemiologici e studi clinici suggeriscono che un aumento dei livelli di vitamina D riduce il rischio di vari tipi di cancro. Altre informazioni indicano che la vitamina D aiuta a mantenere la forza fisica di persone anziane e fornisce loro una protezione contro le cadute. Sarebbe anche in grado di ridurre la prevalenza di sindrome metabolica.
La vitamina D è una vitamina liposolubile che si trova negli alimenti, ma che può anche essere prodotta dall'organismo in seguito all'esposizione ai raggi ultravioletti del sole. Infatti, le radiazioni solari innescano la sintesi della vitamina D in una regione profonda della pelle, a partire dal deidrocolesterolo, il precursore immediato del colesterolo. La vitamina D è presente in una decina di varianti che si distinguono per un indice numerico. Le vitamine D2 (ergocalciferolo) e D3 (colecalciferolo) sono le più attive nell'organismo. Esistono anche numerosi derivati; tre di loro, gli steroidi, svolgono un ruolo particolarmente importante: si tratta di 25(OH)D o calcidiolo, 1,25(OH)2D o calcitriolo e 24,25(OH)D. 
La vitamina D proveniente dagli alimenti viene assorbita con i grassi nell'intestino tenue; entra a far parte della circolazione generale. La vitamina D prodotta in seguito all'esposizione della pelle ai raggi solari passa direttamente nel sangue. Nel fegato, la vitamina D2 e la vitamina D3 vengono convertite in 25-idrossi-vitamina D, la principale forma circolante di vitamina D. La conversione nella sua forma attiva, cioè 1,25-diidrossi-vitamina D, si verifica nei reni. Negli integratori alimentari, la vitamina D si trova in entrambe le forme D2 e D3. Rispetto alla vitamina D3, la vitamina D2 sembra avere solo il 20-40% dell'efficacia di mantenimento della concentrazione sierica di 25-idrossi vitamina D perché si degrada più rapidamente nell'organismo.

VITAMINA D3 E LA SALUTE DELLE OSSA

Uno dei più noti effetti benefici della vitamina D3 è la sua capacità di migliorare la salute del sistema muscolare e del sistema scheletrico. Uno dei suoi principali ruoli biologici è quello di mantenere le normali concentrazioni ematiche di calcio e fosforo. Favorendo l'assorbimento del calcio, la vitamina D aiuta a formare e mantenere le ossa forti. Essa collabora anche con un certo numero di altre vitamine e minerali, nonché ormoni, per promuovere la mineralizzazione dell'osso. 
Carenze di vitamina D3 sono responsabili di osteopenia, acuisce problemi di osteoporosi, provoca una dolorosa malattia delle ossa conosciuta con il nome di osteomalacia, aumenta la debolezza muscolare, aumenta il rischio di cadute e fratture. Una carenza di vitamina D3 può alterare il meccanismo di regolazione dell'ormone paratiroideo e causare iperparatiroidismo secondario, aumentando il rischio di osteoporosi e fratture. In un articolo sulle donne con osteoporosi ricoverate in ospedale per frattura dell'anca, si evidenzia che il 50% di esse era affetto da segni di carenza di vitamina D.

PROTEZIONE CONTRO IL CANCRO

Nell'anno 1940 un ricercatore notò per la prima volta una connessione tra la vitamina D3 e la prevenzione del cancro. Constatò che le persone che vivono a basse latitudini avevano un minor tasso di mortalità per cancro. Suggerì che l'esposizione al sole potrebbe fornire una relativa immunità contro il cancro. Nel corso degli ultimi 60 anni, i ricercatori hanno osservato una relazione inversa tra l'esposizione al sole e la mortalità per cancro. Un gran numero di studi ha inoltre suggerito che la carenza di vitamina D3 è stata associata a un aumentato rischio di vari tipi di cancro, compresi quello al seno, alle ovaie, alla prostata o al colon. La relazione inversa tra bassi livelli ematici di vitamina D e un minor rischio di cancro è maggiormente documentato per i tumori del colon-retto. L'aspetto protettivo della vitamina D è documentato in uno studio eseguito su 3.000 adulti (96% maschi) sottoposti a colonscopia tra il 1994 e il 1997, alla ricerca di lesioni o polipi nel colon. Nel 10% di loro è stata riscontrata una lesione neoplastica avanzata. Il rischio di lesioni cancerose era significativamente più basso tra i soggetti che assumevano maggiori quantità di vitamina D.
I ricercatori hanno diviso chirurgicamente dei polipi adenomatosi (potenzialmente precancerosi) di 19 pazienti, rimuovendone circa il 50%. Hanno segnato i restanti polipi nell'intestino in modo che essi potessero essere ulteriormente identificati e studiati in base alla loro proliferazione cellulare nei tessuti, prima e dopo sei mesi di trattamento con 400 IU di vitamina D3 e carbonato di calcio (1.500 mg tre volte al giorno) o placebo. La proliferazione cellulare e altri segni di alterazioni cancerose sono stati significativamente ridotti nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento, mentre non sono state osservate variazioni nei soggetti che hanno ricevuto il placebo. 
In un altro studio, i ricercatori hanno studiato 1.179 donne in menopausa e in buona salute (tutte di età compresa tra 55 anni o più, non affette da cancro da almeno dieci anni precedenti l'inizio dello studio) che hanno assunto una notevole quantità di vitamina D3 e calcio. Esse sono state divise in gruppi casuali per assumere ogni giorno 1.400-1.500 mg di calcio, 1.400 o 1.500 mg di calcio e 1.000 UI di vitamina D3 o un placebo. Nei quattro anni di durata dello studio, le donne nel gruppo calcio/vitamina D3 hanno visto il loro rischio di cancro ridotto del 60% rispetto alle donne degli altri gruppi. Dato che esisteva il rischio che alcune donne potessero avere un cancro non diagnosticato all'inizio dello studio, i ricercatori hanno rimosso i risultati del primo anno e analizzato quelli degli ultimi tre dello studio. Gli ultimi tre anni hanno mostrato risultati ancora più marcati, con una riduzione del 77% del rischio di cancro nel gruppo che ha assunto calcio e vitamina D3. 
Due meta-analisi che combinano dati provenienti da più report hanno mostrato che la vitamina D può aiutare a prevenire la metà dei casi di cancro al seno e due terzi dei casi di cancro al colon negli Stati Uniti. Il primo, sul cancro al seno, ha indicato che le persone con i più alti livelli ematici di 25-idrossi vitamina D, o 25 (OH) D, hanno avuto il più basso rischio di cancro al seno. I ricercatori hanno diviso i risultati relativi alle persone dei due studi in cinque gruppi uguali, dalla concentrazione più bassa di 25 (OH) D (meno di 13 nanogrammi per millilitro, 13 ng/ml) alla più alta (circa 52 ng / ml). I dati hanno anche tenuto conto se il soggetto ha sviluppato un cancro o meno. Cedric Garland, coautore degli studi, ha dichiarato: "I dati sono stati molto chiari e hanno dimostrato che il gruppo di persone con livelli ematici di vitamina D più bassi avevano tassi di cancro al seno più elevati, e che questi sono scesi all’aumento dei livelli ematici di 25 (OH) D. Le concentrazioni sieriche associate a una riduzione del 50% del rischio, potrebbero essere mantenute grazie all'assunzione giornaliera di 2.000 UI di vitamina D3 associata e, tempo permettendo, all'esposizione al sole per 10-15 minuti". 
Lo studio sul cancro del colon-retto è un meta-analisi di cinque studi che ha valutato l'associazione tra i livelli ematici di 25 (OH) D e il rischio di cancro al colon. Tutti questi studi hanno raccolto dei campioni di sangue da volontari sani per misurare la concentrazione di 25 (OH) D. I soggetti sono stati seguiti per 25 anni per vedere se hanno sviluppato il cancro del colon-retto o meno. Come nel precedente studio, i dati riguardanti un totale di 1.448 individui sono stati selezionati in funzione delle concentrazioni sieriche di 25 (OH)D e poi divisi in cinque gruppi, dal basso al più alto. 
Edward D. Gorham, uno dei coautori dello studio, ha commentato i risultati: "Questa meta-analisi ha mostrato che l'aumento delle concentrazioni sieriche di 25 (OH) D fino a 34 ng/ml potrebbe dimezzare l'incidenza di cancro del colon-retto. Ci aspettiamo una riduzione di due terzi dell'incidenza con concentrazioni sieriche di 46 ng/ml, che corrispondono all'assunzione giornaliera di 2000 UI di vitamina D3. Il modo migliore per ottenerlo è quello di associare alla dieta degli integratori alimentari e 10-15 minuti al giorno di esposizione al sole". 
Queste due meta-analisi sono state eseguite da Cedric F. Garland, specialista nella prevenzione del cancro, e i suoi colleghi presso il Moores Cancer Center dell'Università della California a San Diego. Hanno poi combinato i dati provenienti da diversi studi condotti in 15 Paesi tra il 1966 e il 2004 sulle concentrazioni sieriche di vitamina D durante l'inverno. In questi 15 Paesi sono stati misurati il livello di esposizione al sole e la copertura nuvolosa. Hanno poi applicato questi dati a 177 Paesi per valutare le concentrazioni ematiche medie dei metaboliti della vitamina D nei loro abitanti. Si stima che in tutto il mondo 250.000 casi di cancro al colon e 350.000 casi di cancro al seno potrebbero essere evitati ogni anno aumentando l'assunzione di vitamina D3, in particolare nei paesi a nord dell'equatore 8.. Due studi precedenti hanno dimostrato un effetto protettivo a partire da concentrazioni sieriche comprese tra 24-32 ng/ml di 25 (OH)D.
Recenti studi clinici suggeriscono che la vitamina D e suoi analoghi possono rappresentare dei trattamenti importanti per il cancro alla prostata. Dati sperimentali indicano che la forma attiva della vitamina D favorisce la differenziazione cellulare, mentre inibisce la proliferazione, invasione e metastasi delle cellule tumorali della prostata. Gli scienziati hanno esaminato la relazione esistente tra l'esposizione al sole e il cancro alla prostata. Essi hanno confrontato 450 uomini con un cancro avanzato alla prostata con altrettanti sani. Essi hanno constatato che i soggetti con livelli più alti di esposizione al sole avevano un rischio di cancro alla prostata ridotto del 50% rispetto a quelli con bassi livelli di esposizione solare. Pensano che l'esposizione al sole protegge gli uomini dal cancro alla prostata, promuovendo la sintesi della vitamina D. Tuttavia, alla luce della relazione tra esposizione al sole e determinati tumori della pelle, ritengono preferibile aumentare l'apporto di vitamina D tramite integratori alimentari e dieta.
Un altro studio ha dimostrato che la vitamina D può avere un ruolo terapeutico nel caso di cancro alla prostata. Sedici uomini trattati per un cancro alla prostata hanno ricevuto integrazione con 2.000 UI di vitamina D al giorno. Gli sperimentatori hanno poi monitorato per due anni i loro livelli di antigene specifico della prostata (PSA, un marker di recidiva o progressione del cancro alla prostata). In nove pazienti, i livelli di PSA sono diminuiti o sono rimasti stabili dopo aver iniziato l'integrazione con vitamina D. Nei pazienti i cui livelli hanno continuato ad aumentare, l'integrazione ha rallentato significativamente (del 75%) il raddoppio di tali valori. (Il tasso di aumento o raddoppio del PSA è correlato alla prognosi della malattia: più è lungo il tempo di raddoppio, migliori sono i risultati). Questi risultati indicano che la vitamina D può aiutare a prevenire o rallentare la recidiva o la progressione della malattia nei pazienti che sono stati trattati per il cancro alla prostata.

LE CARENZE PROVOCANO PROBLEMI AL SISTEMA IMMUNITARIO

I ricercatori hanno associato diversi aspetti della salute del sistema immunitario a carenze di vitamina D3. Il sistema immunitario regola i linfociti T che sono importanti per il corretto funzionamento di un sistema immunitario forte. La vitamina D3 agisce come un modulatore del sistema immunitario, prevenendo l'eccessiva espressione delle citochine infiammatorie e aumentando l'efficacia distruttiva dei macrofagi. Inoltre, stimola fortemente l'espressione di potenti peptidi antimicrobici presenti nelle cellule del sistema immunitario, come i neutrofili, i monociti, le cellule natural killer e le cellule che rivestono il sistema respiratorio. Questi peptidi stimolati dalla vitamina D3 svolgono un ruolo importante nella protezione dei polmoni contro le infezioni. Inoltre, carenze di vitamina D3 influiscono sullo sviluppo e sulla progressione di varie malattie autoimmuni. 
Un recente articolo scientifico ha presentato prove evidenti circa il fatto che le infezioni stagionali, come l'influenza, possono in realtà derivare da una diminuzione della concentrazione di vitamina D durante il periodo invernale, e non da un aumento dell'attività virale come tradizionalmente pensiamo da molto tempo. Recettori della vitamina D sono presenti in numerose cellule del sistema immunitario responsabili della distruzione di virus e batteri. La vitamina D, che è meno disponibile in inverno a causa delle condizioni ambientali, sembra essere indispensabile per la corretta attivazione di queste cellule.

BENEFICI IN CASO DI INSUFFICIENZA CARDIACA

L'insufficienza cardiaca, o incapacità del cuore di pompare sangue a sufficienza per rispondere ai bisogni dell'organismo, è una delle principali cause di decesso nei paesi industrializzati. Gli scienziati ritengono che concentrazioni elevate di citochine proinfiammatorie potrebbero contribuire all'insufficienza cardiaca e che la vitamina D potrebbe fornire una benefica protezione bloccando questi mediatori infiammatori. In uno studio in doppio cieco, 123 pazienti con insufficienza cardiaca congestizia hanno ricevuto giornalmente e in modo casuale 2.000 UI di vitamina D e 500 mg di calcio o placebo e 500 mg di calcio per 9 mesi. I pazienti che hanno ricevuto l'integrazione hanno visto aumentare significativamente la concentrazione della citochina antinfiammatoria interleuchina 10, e diminuire quella della citochina proinfiammatoria fattore necrotizzante dei tumori. Gli scienziati ritengono che riducendo l'ambiente infiammatorio dei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, la vitamina D costituisce un trattamento promettente.

PREVENZIONE DEL DIABETE

La vitamina D riduce la predisposizione al diabete di tipo II rallentando la perdita di sensibilità all'insulina nei soggetti che presentano i primi segni di questa malattia. I ricercatori hanno studiato 314 adulti senza diabete ai quali hanno somministrato giornalmente e per tre anni, 700 UI di vitamina D e 500 mg di calcio. Tra quelli che all'inizio dello studio avevano livelli leggermente elevati di glicemia a digiuno, l'integrazione ha rallentato la sua ascesa e frenato l'aumento della resistenza all'insulina rispetto ai soggetti di controllo. I ricercatori hanno concluso che somministrare l'integrazione negli anziani con squilibri di concentrazioni glicemiche nel sangue può aiutare a evitare la sindrome metabolica e il diabete.

PREVENIRE LE CADUTE NEGLI ANZIANI

Negli anziani, le cadute sono frequenti e associate a significativa morbilità e mortalità. Alcuni studi suggeriscono che la vitamina D può aiutare a prevenirle. Studi incrociati hanno dimostrato che le persone anziane con concentrazioni sieriche di vitamina D più elevate cadono meno spesso. Una meta-analisi ha osservato che l'integrazione con vitamina D ha aiutato a ridurre il rischio di cadute del 22%. Uno studio randomizzato controllato ha dimostrato che un'integrazione giornaliera con 1.200 mg di calcio e 800 UI di vitamina D3 per tre mesi riduce del 49% il rischio di caduta di persone anziane nelle case di riposo.

SICUREZZA DELLA VITAMINA D

La vitamina D è generalmente ben tollerata dagli adulti, a dosi giornaliere che possono arrivare fino a 2.000 UI. Diversi studi indicano che potrebbe essere utilizzata in modo sicuro e senza effetti collaterali anche fino a 10.000 UI al giorno, mentre le autorità sanitarie hanno stabilito la dose sicura a 1.000 UI/giorno. Ciò è stato stabilito da un team di ricercatori dopo aver esaminato 21 studi e trial clinici ben definiti e realizzati sull'uomo con dosi molto superiori a quelle raccomandate dalle autorità sanitarie. In Francia, l'Agenzia per la sicurezza alimentare francese (AFSSA) stima che sono sufficienti 200 UI di vitamina D per un adulto per restare in buona salute (da 400 a 600 UI per gli anziani), mentre gli scienziati sono convinti che i fabbisogni sono prossimi a 1000 UI al giorno.

 

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