13-05-2014
Dagli Stati Uniti arriva un campanello d'allarme per gli ormai famosi inibitori della pompa protonica. Secondo l'organizzazione no-profit Public Citizen, i medicinali che intervengono sulla pompa protonica per ridurre la produzione di acido gastrico ed eliminare così il problema dell'acidità di stomaco produrrebbero un effetto di dipendenza sul paziente. Per questo motivo, l'associazione ha chiesto alla FDA di intervenire presso le case farmaceutiche affinché modifichino il bugiardino dei farmaci integrandolo con un'avvertenza su questo effetto collaterale. Gli inibitori della pompa protonica vengono prescritti in caso di malattia da reflusso gastroesofageo, ulcera gastrica, esofagite erosiva e sanguinamento gastrico associati all'utilizzo di FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei. Secondo il report presentato da Public Citizen, nei pazienti che interrompono l'assunzione di questi inibitori si verifica la cosiddetta ipersecrezione acida di rimbalzo, con la presenza di un'acidità di stomaco anche superiore a ciò che avveniva in precedenza. Si crea perciò un circolo vizioso che impone al paziente di riprendere l'assunzione del farmaco, la creazione di una vera e propria dipendenza e l'aumento del rischio di patologie anche gravi, come infezioni polmonari, diarrea da Costridium difficile, fratture dell'anca, del polso e addirittura della colonna vertebrale. Un'altra possibile conseguenza è il deficit di magnesio che può dar vita a crisi cardiache. Inoltre, questi farmaci inducono anche una carenza di vitamina B12 con conseguente possibile insufficienza renale, oltre a ridimensionare l'efficacia di altri farmaci utilizzati dal paziente in caso di cancro o di infarto del miocardio. L'aspetto preoccupante e sul quale si può lavorare è che spesso questi farmaci vengono prescritti anche in assenza di un reale bisogno, di fronte a sintomi che potrebbero essere trattati in maniera più semplice, anche al di là dell'intervento farmacologico, ma semplicemente adottando un regime alimentare più adeguato.