25-07-2018
La vitamina D potrebbe aiutare nella cura dei tumori alla prostata meno aggressivi, evitando ai pazienti l’intervento chirurgico o le terapie a base di radiazioni. A dimostrarlo sono alcuni ricercatori della Medical University of South Carolina. Nella classificazione del tumore alla prostata si utilizza il Gleason Grading System, una scala di aggressività. I tumori con punteggio da 7 in su sono considerati particolarmente aggressivi e trattati con l’intervento chirurgico e la radioterapia, mentre quelli che vanno dal grado 6 in giù, al contrario, sono considerati meno aggressivi. Secondo il team della MUSC sono proprio queste tipologie quelle su cui la vitamina D avrebbe effetto. Bruce Hollis, ricercatorie alla Medical University of South Carolina e capo del team, ha spiegato: “Solitamente nei casi lievi di tumore alla prostata non si interviene chirurgicamente. Inoltre spesso la radioterapia provoca nei pazienti problemi anche maggiori del male. Molte famiglie sono spinte, per paura di un peggioramento della malattia, a chiedere l’intervento chirurgico”.
Il team ha preso in considerazione 37 pazienti colpiti da questa forma di tumore nel periodo precedente alla prostatectomia: divisi in due gruppi, al primo è stata somministrata una dose di vitamina D pari a 4000 U.I. (Unità Internazionale), mentre al secondo un liquido innocuo per l’effetto placebo. Dopo 60 giorni il team ha esaminato le ghiandole rimosse durante l’intervento chirurgico: molti dei soggetti che avevano ricevuto l’ultra-dose di vitamina D ha mostrato miglioramenti, mentre i tumori nel gruppo placebo sono rimasti delle stesse dimensioni o peggiorati. Inoltre l’assunzione di vitamina D ha provocato cambiamenti nei livelli dei lipidi e delle proteine cellulari, in particolare quelle coinvolte nel processo di infiammazione. Hollis ha spiegato: “Il cancro è spesso associato agli stati infiammatori, soprattutto per quanto riguarda il tumore della prostata. La vitamina D può ridurre questa infiammazione dall’interno della ghiandola”. La proteina più stimolata dall’assunzione della vitamina D è chiamata “fattore di crescita e di differenziazione 15” (GDF15). Precedenti studi avevano già mostrato l’influenza della GDF15 sulle infiammazioni. Hollis ha concluso: “Non sappiamo ancora se la vitamina D sia adatta a trattare o prevenire il cancro alla prostata. Quello di cui siamo certi è che aiuta a tenere sotto controllo le forme tumorali meno aggressive, evitando che si aggravino”.