13-05-2016
Con il nome di vitamina B12, o cobalamina, ci si riferisce a sostanze con una struttura chimica piuttosto complessa, tra le quali la più attiva è la cianocobalamina. La vitamina B12 è una molecola relativamente stabile all'ossigeno e al calore, ma estremamente sensibile all'azione della luce, da cui viene decomposta e inattivata. Il suo assorbimento richiede tempi più lunghi rispetto a quello delle altre vitamine idrosolubili, perché nell'uomo questo processo richiede la presenza di una sostanza chiamata ”fattore intrinseco” (FI), una glicoproteina secreta dalle cellule parietali dello stomaco, che ha la proprietà di legarsi alla vitamina per proteggerla dagli enzimi durante il suo passaggio nell'intestino. La formulazione orale in forma sublinguale permette un’assimilazione più rapida, perché la B12 passa dalla mucosa buccale direttamente nel plasma, bypassando il difficile assorbimento intestinale, garantendo un elevato grado di assorbimento.
OMOCISTEINA E SALUTE CARDIOVASCOLARE
A tutt'oggi, oltre 80 studi indicano che livelli anche moderatamente elevati di omocisteina ematici aumentano il rischio di malattie cardiovascolari. La quantità di omocisteina è regolata per lo meno da tre vitamine: folati, B12 e B6. Analisi effettuate sui risultati di 12 studi per la riduzione di omocisteina hanno mostrato che, benché la supplementazione di acido folico (0,5-5 mg/die) sia quella che fornisce il maggiore effetto riduttivo (25%), la co-supplementazione con vitamina B12 (500 mcg/die) permette un’ulteriore riduzione (7%). In un altro studio su 2.155 soggetti, lo stato nutrizionale della B12 è risultato il fattore con la maggiore incidenza per la riduzione dell'omocisteina. Forse perché, essendo la fortificazione degli alimenti con acido folico più diffusa, riesce a coprire maggiormente il suo fabbisogno. Altre osservazioni indicano che la carenza di B12 possa essere la maggiore causa di elevati livelli di omocisteina nei soggetti ultrasessantenni.
ANZIANI: ALZHEIMER, DEMENZE E DEPRESSIONE
Basse concentrazioni ematiche di B12 sono state osservate in pazienti affetti da Alzheimer (AD). Uno studio ha evidenziato livelli più bassi di B12 nel liquido cerebrospinale di pazienti con AD rispetto a quelli di soggetti affetti da altri tipi di demenza. Il deficit di B12, come quello di folati, può portare a una ridotta sintesi di metionina e S-adenosilmetionina, alterando le reazioni di metilazione, che sono essenziali per il metabolismo dei componenti della guaina mielinica delle cellule nervose e dei neurotrasmettitori. In alcuni studi è stata evidenziata in soggetti AD l’associazione tra elevati livelli ematici di omocisteina e basse concentrazioni di acido folico e B12. La supplementazione di cianocobalamina ha mostrato miglioramenti delle funzioni cognitive in soggetti anziani. Studi osservazionali hanno evidenziato che almeno il 30% dei pazienti ospedalizzati per depressione presenta deficit di vitamina B12. Da uno studio di prevalenza su 700 donne ultrasessantenni fisicamente disabili, è emerso che le donne con carenza di B12 avevano il doppio delle probabilità di soffrire di depressione rispetto alle donne non-carenti. Uno studio di popolazione su 3.884 anziani, donne e uomini con disturbi depressivi, ha evidenziato che quelli con carenza di cianocobalamina erano più predisposti (+70%) a sviluppare depressione, di quelli con uno stato vitaminico nella norma.
VITILIGINE
Secondo alcuni studi condotti recentemente, l’associazione vitamina B12-acido folico può indurre la repigmentazione della cute, ostacolando la progressione della vitiligine. In uno studio sono stati somministrati a 100 pazienti vitamina B12 (2000 mcg/die) e acido folico (1600 mcg 3 volte/die) ed è stato loro consigliato di esporsi alla luce solare. Il trattamento minimo suggerito fu di 6 mesi. Una buona repigmentazione è avvenuta in 52 pazienti, inclusi 37 che si erano esposti al sole in estate e 6 che avevano usato lampade UVB in inverno. La repigmentazione è stata più evidente nelle aree esposte al sole. La diffusione della vitiligine si è fermata nel 64% dei pazienti dopo il trattamento.
ASSUNZIONE PROLUNGATA DI FARMACI
Alcuni farmaci riducono l'assorbimento di cobalamina in maniera rilevante. L'assunzione prolungata di inibitori della pompa protonica (omeprazolo), ma anche gli antagonisti dei recettori H2 (Zantac), farmaci per l'ulcera peptica, hanno dimostrato di ridurre i livelli di B12. Colestiramina (farmaco anticolesterolo), antibiotici (neomicina e cloramfenicolo), colchicina (per la gotta) e metformina (antidiabetico) hanno mostrato il medesimo effetto.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11682586