01-09-2016
Numerose piante tenute in grande considerazione sino dai tempi più remoti per le loro proprietà medicinali, dopo una serie alterna di tentativi di recupero terapeutico, agli inizi del secolo scorso, sono cadute inesorabilmente nel dimenticatoio per quanto riguarda la medicina ufficiale. Fra queste piante rientra senza dubbio l’ortica il cui uso è rimasto come patrimonio della medicina popolare ed omeopatica. Le indicazioni terapeutiche attribuite all’ortica sono innumerevoli e si possono così riassumere: attivazione delle funzioni digestive, azione tonificante, ricostituente e depurante, azione diuretica, antidiarroica, emostatica, ipoglicemizzante, galattogoga ed emmenagoga. Esternamente era consigliata come astringente, tonico del cuoio capelluto e revulsiva. Anche ai semi venivano riconosciute proprietà terapeutiche: sarebbero, infatti, diuretici, purgativi e febbrifughi. L’olio da essi ricavato (con spremitura a freddo) viene segnalato, infatti, anche se mancano studi che ne confermino l’attività, come biostimolante atto ad incrementare i processi organici. Nonostante questo ampio uso terapeutico, gli studi clinico-farmacologici sulla pianta sono stati assai scarsi. Solo abbastanza recentemente, uno studio condotto su cane con iperplasia prostatica ha dimostrato che la radice di ortica può ridurre del 70% il volume della ghiandola. Alcune frazioni presenti nel fitocomplesso della pianta (lectine? sitosteroli?) sembra siano in grado di inibire, con un meccanismo che non è stato ancora chiarito, la crescita delle cellule prostatiche umane. Alcuni autori ritengono che si verifichi un’interazione tra questi principi e le proteine seriche deputate a legare gli androgeni e come conseguenza vi sarebbe una variazione della concentrazione di androgeni liberi. Studi eseguiti in Germania tendono a dimostrare che il sitosterolo esercita effetti benefici sull’ipertrofia prostatica benigna grazie ad una diminuzione della sintesi delle prostaglandine a livello prostatico. Occorre inoltre segnalare che la frazione polisaccaridica (radici) manifesta azione antinfiammatoria, proprietà dimostrata sperimentalmente nell’edema indotto con carragenina sulla zampa del ratto. L’azione antiedemigena può avere infatti un ruolo importante nella riduzione dell’ostruzione cervicoprostatica contribuendo a migliorare il quadro funzionale.
Uno studio clinico condotto su un piccolo numero di pazienti ha rilevato, in seguito a somministrazione per due mesi di ortica (estratto alcolico), una riduzione del residuo urinario post-minzionale, una netta diminuzione della nicturia e una modica diminuzione del volume prostatico (ecografia). L’ortica, per la sua attività diuretica, può essere inserita con vantaggio nella terapia delle forme ipertensive, unitamente ad altri presidi terapeutici. La pianta può essere associata, per il trattamento dell’ipertrofia prostatica, alla Serenoa repens, Pygeum africanum e al gemmo derivato Sequoia gigantea. Si ricorda che, sempre in ambito urologico, trova impiego negli stati infiammatori delle vie urinarie e nella prevenzione e trattamento della litiasi renale e renella. Le foglie, per la ricchezza in minerali (ferro e silicio) e clorofilla sono reputate un ottimo rimineralizzante, ricostituente ed antianemico, valido in tutte le fasi della vita. La clorofilla possiede una formula chimica simile all’emoglobina umana da cui differisce soltanto per la presenza dell’atomo di magnesio al posto di quello del ferro. L’organismo umano sarebbe in grado di utilizzare i gruppi pirrolici della molecola di clorofilla e l’azione emopoietica della pianta scaturirebbe dall’elevata presenza di clorofilla. Per quanto riguarda l’azione della pianta a livello intestinale, oltre all’azione astringente, sarebbe presente un’attività normalizzatrice della flora batterica intestinale, attribuibile, almeno in parte, alla secretina (uno dei principi attivi). Tale sostanza, sarebbe analoga alla secretina umana, ormone prodotto dalla mucosa dell’intestino tenue che sollecita la secrezione biliare, la produzione di succo pancreatico, povero di enzimi, ma ricco di acqua e bicarbonati, e di succo intestinale. Le forme reumatiche, gli stati iperuricemici e la gotta traggono giovamento dalla terapia con estratti di ortica in quanto accanto alla nota azione diuretica determinano una marcata eliminazione di sali, in particolare urati. Per l’attività depurativa rientra nelle formulazioni atte al trattamento delle eruzioni cutanee, in particolare dell’acne. La pianta fresca (succo, tintura madre) trova impiego da sempre come tonificante e stimolante del cuoio capelluto. Si usa quindi come tonico del cuoio capelluto, contro la seborrea e la caduta dei capelli.