13-11-2016
Alla pianta sono riconosciute dalla tradizione un’efficace azione sul ristagno del flusso biliare e proprietà diuretiche atte a rimuovere la renella e i piccoli calcoli. L’azione antinfiammatoria e blandamente analgesica degli iridoidi, unitamente all’attività depurativa, ne rende interessante l’utilizzo nelle forme reumatiche. La medicina popolare consiglia la pianta come espettorante nelle forme bronchiali croniche e in caso di lattazione scarsa. Da sottolineare che al Peking Medical College è stato dimostrato che la pianta possiede un effetto sinergico con la prostaglandina E2, per cui i ricercatori hanno ipotizzato di impiegare la pianta come abortiva. A questo proposito è interessante leggere quanto asserito da Leclerc il quale ricorda di aver conosciuto una vecchia levatrice che consigliava tisane di verbena alle partorienti il cui tono uterino si stava indebolendo e alle nutrici quando la montata lattea era insufficiente, e di averne ammirato l’intuizione in quanto, in seguito, si era potuto appurare che la verbenina possiede la proprietà di attivare le contrazioni uterine e di produrre un aumento marcato della secrezione lattea. Secondo studi effettuati gli estratti di verbena hanno azione antitiroidea, in quanto alcuni componenti del fitocomplesso sarebbero in grado di bloccare i recettori della tireotropina o di legarsi ad essa. Per uso esterno si applica l’infuso in compresse sulle parti dolenti: i cataplasmi servono a mitigare i dolori nevralgici ed articolari contribuendo a far regredire l’edema, se presente. Alcuni scienziati hanno impiegato l’estratto fluido nel trattamento di forme lievi di nevralgia del trigemino.. viene attuata l’applicazione di cataplasmi anche in caso di eczema e foruncoli, e di impacchi sulle contusioni. In gargarismi e sciacqui viene utilizzata nella faringite, per trattare le gengive atone e facili al sanguinamento e alla suppurazione; esiste anche un utilizzo in oculistica (lavande oculari).