04-03-2019
Si parla spesso dell’anemia e degli effetti di una carenza di ferro per la nostra salute, mentre poco viene detto su l’aspetto contrario, l’eccesso di ferro nel sangue che sembra essere molto più comune e pericoloso. In questo articolo scopriremo perché con l’avanzare dell’età è importante monitorare attraverso le analisi del sangue il suo valore, quali sono i marcatori da tenere sotto controllo e come abbassarne un eventuale alto livello.
Si stima che il 75% della popolazione mondiale, concentrata tra gli uomini adulti e tra le donne in menopausa, non abbia bisogno di incrementare le proprie riserve di ferro, ma anzi le debba monitorare regolarmente per non incorrere nel rischio di un sovraccarico. Le donne in età fertile perdono periodicamente quantità di ferro attraverso il flusso mestruale e sono al riparo da un eventuale accumulo nell’organismo. In tutti gli altri casi il corpo non ha grandi possibilità di eliminarne l’eccesso. Solo un milligrammo di ferro viene rilasciato attraverso il sudore, il ricambio cellulare, e i piccoli sanguinamenti dell’apparato gastrointestinale. Anche se vi è una malattia genetica chiamata emocromatosi che induce il corpo ad accumulare livelli eccessivi e pericolosamente dannosi di ferro, per prendersi cura di questo aspetto, non è necessario avere questa diagnosi.
PERCHE’ È IMPORTANTE TENERE SOTTO CONTROLLO IL LIVELLO DEL FERRO?
Alti livelli di ferro rappresentano un serio pericolo per la salute. Possono creare danni agli organi, ai tessuti e alle articolazioni ed è un acceleratore di tutte le malattie che conosciamo fino a portare ad una morte prematura. Spesso, purtroppo, questo parametro è sottovalutato dai medici e dagli operatori sanitari e la letteratura medica semplicemente non vi pone la giusta attenzione. In realtà monitorare annualmente il proprio valore del ferro, è un’abitudine salvavita ed ora vedremo meglio perché.
UN ECCESSO DI FERRO NEL SANGUE STIMOLA UNA MAGGIORE PRODUZIONE DI RADICALI LIBERI
Livelli ottimali di ferro garantiscono una sana produzione di energia attraverso la produzione di molecole di ATP da parte dei mitocondri, preziosi organelli presenti nelle cellule. Questo processo metabolico libera il perossido d’idrogeno, la comune acqua ossigenata che di per sé non è dannosa, ma lo diventa in presenza di alti livelli di ferro. Se nel flusso sanguigno circola del ferro che al corpo non serve e non usa, questo si lega alle molecole di perossido d’idrogeno (reazione di Fenton), trasformandole in un pericoloso radicale libero, il radicale ossidrile (OH) che danneggia il DNA dei mitocondri, le proteine di trasporto degli elettroni mitocondriali e le membrane cellulari.
UN ECCESSO DI FERRO NEL SANGUE OSTACOLA LA PERDITA DI PESO E PUO’ PORTARE ALL’OBESITA’
Il ferro è un fattore di crescita e diversi studi hanno messo in evidenza come vi sia una relazione tra l’aumento del consumo di integratori di ferro negli ultimi decenni ed il suo conseguente accumulo nel sangue, e l’aumento del tasso di obesità. Quindi se siamo in sovrappeso e non riusciamo a dimagrire né con la dieta né con l’attività fisica, è bene dare un’occhiata al nostro livello ematico di ferro.
UN ECCESSO DI FERRO NEL SANGUE E’ASSOCIATO AD UN RISCHIO PIU’ ALTO DI SVILUPPARE IL DIABETE DI TIPO 2
Diverse indagini scientifiche hanno rilevato come uomini adulti con elevate riserve di ferro, abbiano una probabilità da 2 a 4 volte superiore di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto agli uomini con scarse riserve di ferro. Si ritiene dunque che il ferro influisca sui livelli di glucosio e d’insulina nel sangue. Un modo per prevenire il rischio di contrarre il diabete, è quello di donare il sangue. È stato accertato infatti che chi dona il sangue frequentemente, sviluppa una maggiore sensibilità all’insulina.
UN ECCESSO DI FERRO NEL SANGUE AUMENTA LA POSSIBILITA’ DI AVERE UN ICTUS O UN ATTACCO CARDIACO
Gli stessi studi hanno evidenziato come i donatori di sangue abbiano il 50% di probabilità in meno di subìre un attacco cardiaco o essere colpiti da ictus. Un altro studio pubblicato nel 1976 sugli Annals of Internal Medicine condotto su trentamila soggetti sani, ha evidenziato come il rischio di malattie cardiache aumenti notevolmente nelle donne dopo l’entrata in menopausa. Gli scienziati sono concordi nell’affermare che il ferro contribuisce alla formazione del colesterolo ossidato (LDL) e al danneggiamento dell’endotelio, le cellule del rivestimento interno dei vasi sanguigni portando all’aterosclerosi.
UN ECCESSO DI FERRO NEL SANGUE PREDISPONE ALL’ALZHEIMER E AL MORBO DI PARKINSON
Abbiamo già detto come con l’avanzare dell’età aumenti la concentrazione di ferro nel sangue. Per gli studiosi questo sembra essere uno dei motivi per cui le malattie neurodegenerative compaiono durante la vecchiaia. È un dato di fatto inoltre come nelle placche che si formano nel cervello dei malati di Alzheimer, siano presenti alte concentrazioni di ferro.
UN ECCESSO DI FERRO NEL SANGUE CONTRIBUISCE ALLA FORMAZIONE DEL CANCRO
Un eccessivo accumulo di ferro ha il suo peso anche nel favorire la formazione di vari tipi di cancro a seguito della creazione di una maggiore quantità del radicale ossidrile che danneggia il DNA dei mitocondri.
UN ECCESSO DI FERRO NEL SANGUE DANNEGGIA LE OSSA
Uno studio pubblicato nel 2009 ha rilevato come chi fosse malato di emocromatosi, avesse una maggiore predisposizione all’osteoporosi. Anche per quel che riguarda la salute delle ossa, si è rilevata quindi un’associazione con alte concentrazioni di ferro i cui livelli è bene che restino nella norma.
COME SCOPRIRE SE ABBIAMO IL FERRO IN ECCESSO
Non ci sono sintomi e segnali precisi che indicano che i livelli del ferro nel sangue stanno aumentando. Tuttavia quando i suoi valori permangono molto alti per un lungo periodo, si possono accusare i seguenti sintomi:
• dolori articolari;
• dolori addominali;
• spossatezza;
• colorito della pelle “grigiastro”;
• palpitazioni;
• appannamento mentale.
L’unico modo per scoprire se abbiamo un eccessivo accumulo di ferro, è piuttosto semplice e consiste nel sottoporsi periodicamente agli esami del sangue testando due importanti parametri: la ferritina sierica e il GGT (Gamma Glutamil Transferasi).
FERRITINA SIERICA E GGT: DUE ESAMI SALVAVITA
La ferritina sierica e il GGT (Gamma Glutamil Transferasi) sono marcatori di tossicità da ferro. La ferritina sierica ci dà la misura delle riserve di ferro presenti nell’organismo mentre il GGT è un enzima epatico. Quando il livello GGT aumenta, il glutatione, il più potente antiossidante prodotto dal corpo, diminuisce. Un valore del GGT elevato nuoce gravemente alla salute ed è indicatore di una morte prematura. La ferritina e il GGT sono interattivi ed è necessario comparare tutti e due i valori per scongiurare un’intossicazione da ferro. Se il valore del GGT è basso, siamo in gran parte protetti anche se i valori della ferritina dovessero risultare un pò più alti della norma. D’altra parte, anche se la ferritina è bassa, avere un elevato livello di GGT è motivo di preoccupazione e va riportato nella norma. Più avanti vedremo come. I livelli di ferritina sono stati misurati nella popolazione americana per la prima volta solo tra il 1971 e il 1974. Se la ferritina maschile era inferiore a 100 nanogrammi per millilitro, gli ultimi dati risalenti al 1980, ci dicono che la ferritina negli uomini è salita a 200 nanogrammi per millilitro: è praticamente raddoppiata.
QUALI SONO I VALORI DI SICUREZZA?
Studi e ricerche ci dicono che i valori attualmente ritenuti salutari non corrispondono in realtà ai valori ottimali e che la forbice del range considerato è troppo ampia. Idealmente, la ferritina sierica dovrebbe essere compresa tra 20 e 80 nanogrammi per millilitro, ma già un valore tra i 40 e 60 ng/ml è da considerarsi a rischio per uomini adulti e donne non mestruate. Se si assumono carboidrati in eccesso la situazione potrebbe peggiorare poiché si crea una sinergia potentemente velenosa che accelera ogni patologia. Come abbiamo visto, quando il corpo li usa come combustibile primario, si formano un 30-40% in più di ROS in aggiunta ai radicali liberi dell’idrossile generati dalla presenza di ferro elevato. D’altro canto occorre non far scendere i suoi valori sotto i 20 ng/ml: si rischia la carenza e l’anemia.
Cosa fare se i livelli di ferro sono troppo alti:
1. Ridurre l’assunzione di carboidrati e aumentare il consumo di grassi sani, compreso l’omega-3 di derivazione animale, per passare alla modalità brucia grassi e proteggere i mitocondri. Se si ha un eccesso di ferro, mangiare grassi sani può fare una differenza più grande di quanto si possa pensare. Ciò contribuisce a ridurre radicalmente le specie reattive dell’ossigeno (ROS) e la produzione di radicali liberi.
2. Monitorare regolarmente i valori della ferritina sierica e del GGT e, se si è donatori, donare periodicamente il sangue per abbassare i livelli. Un maschio adulto o una donna non-mestruata, dovrebbero donare il sangue almeno due volte l’anno.
3. Evitare di massimizzare l’assorbimento del ferro limitando Il consumo di cibi che ne sono ricchi in combinazione con cibi o bevande ricchi di vitamina C, poiché quest’ultima potenzia l’assorbimento del ferro. Potrebbe essere utile assumere un integratore di curcumina che agisce come un potente chelante di ferro.
ALCUNE RACCOMANDAZIONI
Provare a controllare l’alta quantità di ferro solo attraverso la dieta può essere rischioso, in quanto si rischia di eliminare e non assumere molti nutrienti preziosi. Affidarsi agli antiossidanti per sopprimere indiscriminatamente i ROS può ritorcersi contro, poiché i ROS agiscono anche come importanti molecole di segnalazione. I radicali liberi provocano danni solo se prodotti in eccesso.
IN CONCLUSIONE
Il ferro può curarci o danneggiarci. Suo compito principale è quello di legarsi alla molecola dell’emoglobina e servire da vettore di ossigeno ai tessuti. Senza una corretta ossigenazione, le cellule inizierebbero rapidamente a morire. È un minerale molto importante per il nostro corpo, e senza una quantità sufficiente non possiamo godere di una buona salute. Ma è un’arma a doppio taglio e troppo ferro può causare gravi problemi di salute.