09-03-2019
Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition segnala che soltanto la vitamina E può mantenere sani i globuli rossi. La connessione tra la vitamina E e la salute dei globuli rossi fu dimostrata da Patrick Leonard e Monty Losowsky del Department of Medicine, St. James’ Hospital di Leeds (Inghilterra). Essi selezionarono otto pazienti che presentavano una carenza di vitamina E, indicata dal suo basso livello nel plasma e dalla suscettibilità anormale dei globuli rossi all’emolisi (disfacimento) da perossido di idrogeno in provetta (questo test dell’emolisi è un procedimento diagnostico-tipo per individuare una carenza di vitamina E nell’uomo). Per appurare quanto a lungo duravano, i globuli rossi vennero “contrassegnati” con minuscoli quantitativi di cromo radioattivo e iniettati nuovamente nella corrente sanguigna. Poi, misurando il ritmo di scomparsa della radioattività, i ricercatori stabilirono con quale rapidità venivano distrutte le cellule contrassegnate. Dopo un’attesa di tre giorni, vennero prelevati campioni di sangue ad intervalli regolari, misurando la radioattività e riportando i risultati su un grafico. Normalmente, il cromo iniettato avrebbe dovuto perdere, secondo le aspettative, metà della sua radioattività ogni 25 giorni, ma in questo caso la perdeva in media in 19,2 giorni. Ciò poteva significare una cosa sola: i globuli rossi venivano demoliti troppo in fretta. Consapevoli del fatto che “nella carenza vitaminica E, i globuli rossi sono anormalmente fragili nella loro reazione al perossido di idrogeno”, i medici decisero di provare la terapia a base di vitamina E. Dopo un intervallo variabile dai 5 ai 15 giorni, cominciarono a somministrare ai soggetti una dose giornaliera di alfa-tocoferolo in ragione di 200 mg per bocca e 100 per iniezione. Non dovettero attendere a lungo i risultati. In un periodo da 1 a 4 giorni, il livello della vitamina E nel plasma salì rapidamente a quote normali o superiori alla norma in tutti e otto i soggetti. Ma ancora più sorprendente fu il brusco cambiamento nelle curve della caduta di radioattività. Dopo l’inizio della terapia vitaminica E e in coincidenza con i livelli normali di vitamina E nel plasma, il ritmo di perdita di radioattività in cinque su otto soggetti presentò un calo notevole (i globuli rossi contrassegnati col cromo radioattivo non scomparivano più tanto rapidamente). Infatti, il cromo radioattivo perdeva metà della radioattività mediamente in 24,9 giorni, cioè entro i limiti della più assoluta normalità. La vitamina E proteggeva in qualche maniera i globuli rossi, permettendo loro di sopravvivere più a lungo.
Come agisce la vitamina E per favorire la salute e la longevità dei globuli rossi? Molti scienziati sono dell’avviso che, essendo questa vitamina un antiossidante naturale, essa protegge le cellule prevenendo la formazione del perossido di idrogeno. In assenza di vitamina E, essi spiegano, ad alcuni degli acidi grassi essenziali della nostra dieta - soprattutto l’acido linoleico - si permette di combinarsi con l’ossigeno formando perossido di idrogeno, noto distruttore dei globuli rossi. Altri ricercatori hanno ipotizzato che senza una quantità sufficiente di vitamina E possa esservi una maggiore fragilità della membrana esterna dei globuli rossi, che provoca rotture più frequenti e il versamento della preziosa emoglobina. O forse certi enzimi intracellulari necessari all’integrità della membrana sono più prontamente ossidati in assenza di vitamina E. Comunque sia, l’effetto protettivo della vitamina E sui globuli rossi è ovvio, anche se sull’esatto meccanismo gli scienziati devono ancora mettersi d’accordo. Particolarmente nel caso di neonati prematuri, con una carenza vitaminica E e concomitante anemia, i medici hanno impiegato con successo la terapia a base di vitamina E, anche dopo il fallimento di aggiunta di ferro. Sul New England Journal of Medicine, quattro ricercatori californiani, Ritchie, Fish, McMasters e Grossman, riferirono di aver somministrato da 75 a 100 UI di vitamina E a cinque neonati prematuri su sette. Benchè i bambini venissero alimentati con un preparato commerciale con aggiunta di 15-30 mg di ferro al giorno, la loro anemia non accennò a migliorare finchè, non si addizionò alla dieta la vitamina E. Dopo qualche giorno, aumentò il livello del tocoferolo nel plasma, il periodo di sopravvivenza dei globuli rossi si allungò e l’anemia venne scongiurata. Sia in provetta che, in seguito, negli stessi neonati, la vitamina E aveva arrestato la distruzione accelerata dei globuli rossi. I medici conclusero che “il fattore decisivo in entrambe le circostanze è che deve esistere, nel fluido che bagna gli eritrociti (globuli rossi), un livello di tocoferolo adeguato a proteggere i globuli rossi dal danno ossidativo e dalla conseguente emolisi”. Ma quanto è comune quest’anemia da carenza vitaminica E? A quel che sembra, è molto più diffusa di quanto generalmente non si sospetti. Secondo l’avvertimento dei quattro ricercatori sopra citati “la frequenza con cui la sindrome viene osservata dipenderà da quanto ci si rende conto della sua esistenza e dalla cura con cui si cerca di scoprirla. Alcune manifestazioni come anemia, occhi gonfi e indurimento delle gambe con epidermide lucida, non insolite in neonati prematuri e spesso definite “fisiologiche” o “caratteristiche dei prematuri”, possono dimostrarsi in molti casi segni di carenza vitaminica E”.
Scoperte simili erano state comunicate tre anni prima da due pediatri dell’University of Pennsylvania Hospital di Filadelphia. I dottori Lewis Barness e Frank Oski riferirono al Congresso dell’American Pediatric Society che "La carenza di vitamina E sembra essere un comune disturbo della nutrizione che si manifesta come anemia emolitica nell’infante prematuro di scarso peso corporeo alla nascita". I due medici curarono con successo otto neonati presso il suddetto ospedale in un tempo medio di 10 giorni, con vitamina E per bocca. "La vitamina E, a differenza di altre sostanze nutritive, non attraversa prontamente la barriera placentare per nutrire il feto", affermò il dottor Oski. Per questo motivo, vi sono neonati che vengono alla luce con scarse riserve di questa vitamina: i livelli del tocoferolo nel siero dei neonati sono appena un quinto dei livelli nel sangue materno. In tale situazione, alla gestante dovrebbe essere opportunamente consigliato di aumentare l’assunzione di questa sostanza per assicurarsi che il bambino ne riceva a sufficienza. Per evitare il rischio di battersi in un’anemia emolitica da carenza di vitamina E possiamo ricavare questa sostanza dagli alimenti come l’olio di germe di grano, semi di girasole e dalla frutta secca in generale. I globuli rossi muoiono ogni minuto. E’ una cosa naturale e non possiamo farci niente. In condizioni normali il midollo osseo continuerà a produrre abbastanza cellule sostitutive da mantenere fornite le linee di riserva. Ma la vitamina E può servire ad assicurare che questi “lavoratori” vitali non siano distrutti prima di aver avuto la possibilità di portare a termine il lavoro intrapreso.