ASMA: L’ANIDRIDE CARBONICA È UN BRONCODILATATORE NATURALE.

08-04-2019

Se anche tu pensi che l’anidride carbonica sia solo una sostanza di scarto del nostro respiro e perlopiù dannosa, seguimi perché probabilmente alla fine dell’articolo avrai cambiato idea. Straordinarie si stanno rivelando le intuizioni e gli studi di medici e scienziati russi sul ruolo di questa sostanza nella cura dell’asma. Le loro ricerche ci dicono che l’asma altro non è che un importante meccanismo di difesa che l’organismo mette in atto con la broncocostrizione. Restringe cioè le vie respiratorie nell’intento di trattenere negli alveoli polmonari la giusta quantità di anidride carbonica ed evitare che la fuoriuscita raggiunga un livello che metterebbe in serio pericolo la nostra vita. Sì hai letto bene, anidride carbonica e non ossigeno. C’è un perché, e questo è racchiuso sia nella natura chimica dell’aria, sia nel vitale, sacro percorso che questa compie all’interno di noi prima di uscire di nuovo, modificata. Ogni volta che inspiriamo, immettiamo:

• 20,9% di ossigeno;
• 0,04% di anidride carbonica;
• 0,75% di acqua;
• 78,4% di azoto;
• tracce infinitesimali di altri gas.

Quando invece espiriamo l’aria che fuoriesce risulta così modificata:

• 15,3% di ossigeno;
• 4,2% di anidride carbonica;
• 6,2% di acqua;
• 74,3% di azoto;
• tracce infinitesimali di altri gas.

Comparando i due dati relativi all’anidride carbonica è possibile già ad un primo sguardo, capire perché l’organismo è costretto a ricorrere alla broncocostrizione pur di trattenere questo gas inutile solo in apparenza. Il bilancio tra entrata ed uscita è fortemente squilibrato. Ad ogni respiro entra una quantità pari a 1 e ne esce una pari a 100! Per nostra fortuna è l’organismo stesso a sopperire a questo squilibrio producendo l’anidride carbonica di cui necessita attraverso il processo di produzione di energia messo in atto dalla trasformazione dei nutrienti. Più cibi “vivi”, ricchi di energia mangiamo, più anidride carbonica ci assicuriamo. In ogni modo studi affermano che è bene che il suo livello nelle nostre cellule non scenda mai sotto il 3%, altrimenti l’organismo va in allarme e parte la broncocostrizione. La restrizione provoca broncospasmi, contrazioni, ispessimento della mucosa nasale, produzione di muco dando origine a:

• attacchi d’asma;
• bronchiti asmatiche;
• sinusiti.

Tutte strategie difensive volte a far respirare di meno, a cercare di conservare e difendere non tanto la quantità di ossigeno nei polmoni, come erroneamente siamo portati a credere, quanto il livello di anidride carbonica. Ebbene sì, questa è un regolatore chimico e si è scoperto non essere dannosa, ma nel giusto equilibrio è di vitale importanza per tutti i processi dell’organismo, primo tra tutti, l’ossigenazione delle cellule e dei tessuti. Vediamo come.
La quantità di ossigeno che immettiamo nei polmoni ogni volta che respiriamo lascia gli alveoli polmonari ed arriva al sangue arterioso. Qui si lega ai globuli rossi diventando l’ossiemoglobina. È in questa forma che l’ossigeno viaggia per raggiunge tutti gli organi. Per lasciare il sangue però e poter penetrare ed irrorare in modo ottimale tessuti e cellule, è fondamentale il ruolo dell’anidride carbonica. È lei che si occupa di liberare l’ossigeno dal sangue, segnalare all’ossiemoglobina che i tessuti stanno richiedendo ossigeno. Quando il livello di anidride carbonica è inferiore al 6-6,5%, l’ossigeno resta nel sangue, non arriva fin dentro le cellule: attraverso il flusso venoso ritorna ai polmoni e fuoriesce senza aver ben ossigenato gli organi. I tessuti hanno fame di ossigeno, soffrono per questa carenza e mandano il segnale all’organismo di respirare di più. Si innesca il meccanismo dell’iperventilazione, si respira cioè più velocemente. Oltre all’ossigeno si elimina anche anidride carbonica il cui livello si abbassa in modo ulteriore (ipocapnia) innescando un circolo vizioso sempre più grave. Chi soffre d’asma è in un continuo stato di iperventilazione: la quantità di anidride presente negli alveoli polmonari non supera il 3,5-4,5%. Ha la sensazione che manchi l’aria, quando invece una persona asmatica, ne respira il triplo di un soggetto sano.

LA VERITA’ SUI BRONCODILATATORI

L’attacco d’asma si interrompe assumendo un broncodilatatore, questa è l’attuale risposta della medicina moderna. I broncodilatatori, riaprono quelle vie respiratorie che l’organismo per difendersi aveva ristretto. È la stessa medicina moderna però a dare inquietanti risposte in merito. I ricercatori delle Università americane di Cornell e Stanford, nel 2006 hanno pubblicato i risultati relative a loro dieci sperimentazioni cliniche che hanno coinvolto migliaia di pazienti asmatici. Hanno scoperto che tra quelli a cui erano stati somministrati broncodilatatori di lunga durata, i decessi sono stati superiori di oltre il triplo e le ospedalizzazioni di oltre il doppio rispetto ai pazienti trattati con un placebo. Ora la bella notizia è che l’anidride carbonica è un broncodilatatore naturale. Quando i suoi livelli nei polmoni sono mantenuti a un tasso giusto (6-6,5%), il corpo non ha bisogno di provocare le contrazioni delle vie respiratorie per ridurre la quantità d’aria inalata ed esalata. Purtroppo, non sono solo gli asmatici ad essere in iperventilazione costante, molti di noi lo siamo spesso senza rendercene conto. A causa dei ritmi di vita sempre più frenetici, il nostro respiro è sempre più corto. Ecco quali sono i segnali più comuni che ci dicono che stiamo respirando troppo, esaurendo la nostra riserva di anidride carbonica e ossigenando male i tessuti:

• Estremità fredde.
• Tremori.
• Crampi muscolari.
• Tremolìo della palpebra.
• Raffreddori e mal di gola frequenti.
• Nervosismo ed irritabilità.
• Stanchezza.
• Sospiri frequenti.
• Intolleranza verso sbalzi di temperatura.

Diverse le implicazioni nell’organismo se la diminuzione della concentrazione di anidride carbonica raggiunge livelli troppo bassi:

• Contrazione dei bronchi e dei vasi sanguigni.
• Aumento del livello di produzione di colesterolo.
• Diminuzione di ossigeno che arriva al cervello, cuore, reni.
• Aumento della propensione all’infiammazione.
• Scompenso ormonale.
• Vulnerabilità ad allergie.

CURARE L’ASMA CON IL RESPIRO

Straordinario è stato il contributo del medico e scienziato russo Konstantin Pavlovich Buteyko con le sue osservazioni ed intuizioni sin dal 1950. In quegli anni, ancora studente universitario, fu incaricato di studiare i ritmi respiratori di pazienti prossimi alla morte. Fu durante lunghe ore di osservazione che si accorse come la fine della vita fosse sempre anticipata da un aumento del ritmo respiratorio. Prese questo sintomo e ne fece la base di studio di tutta la sua vita. Studiò a fondo la fisiologia e la respirazione nelle persone malate, in quelle sane e, su richiesta del governo, anche negli astronauti russi impegnati nelle prime missioni spaziali. Ecco dalle sue stesse parole, la base teorica su cui si fonda il suo metodo: “L’iperventilazione causa un esaurimento delle riserve di anidride carbonica, e i livelli bassi di anidride carbonica nell’organismo provocano delle contrazioni dei vasi sanguigni e una mancanza di ossigeno nei tessuti. Ciò causa tutta una serie di meccanismi di difesa messi in azione dell’organismo; questi meccanismi di difesa vengono capiti male, etichettati come malattie e combattuti”. La prima malattia su cui si è concentrato il medico russo è l’asma, sostenendo addirittura come chi ne soffrisse fosse fortunato e di sana costituzione. Fortunati gli asmatici perché il loro organismo risponde subito ad un’eccessiva perdita di anidride carbonica, causata dal loro respiro troppo frequente, con la broncocostrizione. Buteyko fa notare come questo meccanismo difensivo non scatti in molte altre persone che pure respirano troppo e come, con il passare degli anni, questo porti ad altri gravi problemi. Ci sono studi che hanno messo in evidenza come in soggetti sofferenti di diverse malattie, vi sia un modo alterato di respirare. Manifestano cioè una sindrome da iperventilazione cronica. Ecco le malattie più comuni che sono state esaminate:

• Malattie cardiovascolari.
• Cancro.
• Diabete.
• Cirrosi epatica.
• Fibrosi cistica.
• Epilessia.
• Attacchi di panico.

Si è visto che tutte le persone esaminate e sofferenti di queste patologie, respiravano una quantità d’aria al minuto che era più del doppio di una persona sana.

QUANTA ARIA RESPIRARE?

Per mantenersi in salute ed avere una vita longeva, la quantità d’aria da respirare al minuto è pari a 6 litri. Ciò corrisponde ad un minimo di 8 ed un massimo di 16 atti respiratori al minuto.

CHIUDI LA BOCCA E RESPIRA DI MENO

Il metodo Buteyko insegna a riprogrammare il riflesso incondizionato dell’atto di respirare con semplici esercizi. La prima regola consiste nel chiudere la bocca e nel respirare solo dal naso. In questo modo:

• Si riduce la perdita di anidride carbonica necessaria per rilasciare l’ossigeno dal sangue a tutti gli organi e i tessuti.

• Si riduce la possibilità che si faccia iperventilazione, causa prima della carenza di ossigeno in tutto l’organismo e dell’innesco di molte patologie.

Il metodo Buteyko si è rivelato efficace oltre che nella cura dell’asma anche in molteplici malattie. Ne elenco solo alcune:

• Allergie.
• Anemia.
• Angina.
• Anoressia.
• Artrite reumatoide.
• Bronchite.
• Diabete.
• Depressione.
• Disturbi della digestione.
• Emicrania.
• Fibromialgia.
• Rinite.
• Vene varicose.
• Morbo di Parkinson.
• Ipertensione arteriosa.

Solo il 10% della popolazione respira in modo corretto. Una conclusione a cui sono arrivati medici russi che hanno seguito gli studi del Dott. Buteyko.

PERCHE’ RESPIRIAMO TROPPO?

Il nostro modo innato di respirare è stato purtroppo alterato da una serie di fattori, molti dei quali legati a cattive abitudini:

• Scarsa attività fisica.
• Stress.
• Affanno.
• Alimentazione eccessiva.
• Errate abitudini alimentari.
• Fumo.
• Alcool
• Inquinamento atmosferico.

RESPIRARE A PIENI POLMONI? NO, GRAZIE.

Ottimizzare il respiro significa per il Dott. Buteyko, non respirare a pieni polmoni, quanto indirizzare l’aria solo nella parte bassa. Gli alveoli polmonari qui sono molto più vascolarizzati rispetto a quella superiore che ha molti meno capillari. Questo permette all’ossigeno di entrare nel sangue in quantità maggiore, di legarsi ai globuli rossi e, se il livello di anidride è ottimale, ossigenare in modo corretto i tessuti.

BUTEYKO IN OCCIDENTE

Dal 1985 il suo metodo è stato accolto dal sistema sanitario pubblico dell’URSS. In Occidente, il metodo è arrivato tardi a causa della lingua. La documentazione sul metodo Buteyko, infatti, è soprattutto in russo. È stato in ogni modo scientificamente provato e sperimentato in doppio cieco. Nelle strutture pubbliche di Paesi quali l’Australia, la Gran Bretagna e dal 2012 anche negli USA, ai malati di asma si insegna a respirare correttamente secondo le sue semplici, rivoluzionarie tecniche. Il suo metodo è finalmente approdato anche in Italia grazie alla passione e al lavoro della Dottoressa Fiamma Ferraro. Lei cura per “Buteyko Italia” la formazione di istruttori specializzati e tiene corsi individuali e di gruppo inerenti l’insegnamento corretto del modo di respirare al fine di mantenere nell’organismo il livello ottimale di anidride carbonica.

 

https://www.buteyko.it/

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates