PROPRIETA' FITOTERAPICHE DELLA WITHANIA SOMNIFERA.

20-04-2019

Nella medicina ayurvedica l’aswaghandha (withania somnifera) occupa una posizione privilegiata come ansiolitico, tonico ed ipertensivo, raccomandata come specifico nelle nevrosi e nell'attenuare i deficit intellettivi nella popolazione anziana oltre che per aumentare l'apprendimento e la memoria. Viene riconosciuta anche attività antinfiammatoria per la quale è utilizzata anche nelle regioni ad ovest e sud del continente africano. La pianta contiene alcaloidi (ad esempio, withanina) ed un gruppo distinto di lattoni steroidei denominati withanolidi. Sui diversi withanolidi isolati si è sviluppata la gran parte degli studi farmacologici recenti. Altri componenti sono degli oli volatili, tannini ed acidi grassi.
I withanolidi possiedono effetti diversi sul sistema immunitario. La withaferina A, ad esempio, produce soppressione sull'artrite nei ratti indotta da un adiuvante e nella reazione linfocitaria indotta dalla reazione contro l'ospite studiata nei polli, come pure causa deplezione delle cellule spleniche murine in vitro sia in presenza che in assenza di stimolanti mitogenici. Attività immunosoppressive simili sono state riportate negli studi sull'attività antitumorale in vivo. D'altro canto l'estratto acquoso delle radici è stato dimostrato avere un effetto immunostimolante; questo lavoro sembra in contraddizione con quelli appena citati sull'attività immunosoppressiva ed è appunto con il termine adattogeno che si è cercato, per ora, di definire questa droga per la quale è stata descritta un'attività anabolica ed antistress per la quale non si sono ancora definiti in modo preciso i meccanismi d'azione immunomodulanti. 
La sospensione acquosa delle radici abolisce la neutropenia indotta da una singola dose di ciclofosfamide; il pretrattamento con withania riduce in modo significativo la mortalità dovuta alla sepsi. Gli animali trattati sviluppano un'importante leucocitosi e neutrofilia e dimostrano una significativa inibizione della mielodepressione da ciclofosfamide e prednisolone; negli animali trattati aumenta il titolo degli anticorpi fissanti il complemento suggerendo così attività immunostimolante generica. L'estratto si è dimostrato efficace come immunostimolante anche nella immunosoppressione indotta chirurgicamente nel topo. Altri autori (Ghosal ed altri) hanno identificato due glicosidi witanolidici, i sitoindosidi IX e X come i costituenti responsabili dell'attività immunostimolante della pianta. Alla dose di 100-400 mcg nel topo, i due composti producono una significativa mobilizzazione ed attivazione dei macrofagi peritoneali, la fagocitosi, ed incrementano l'attività degli enzimi lisosomiali secreti dai macrofagi attivati. I due composti alla dose di 50-200 mg producono anche effetto antistress in topi albini e ratti e aumentano l'apprendimento e la ritenzione mnemonica sia nei ratti giovani che adulti.

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