23-04-2019
Con una popolazione che invecchia sempre più, il numero delle persone che soffrono di morbo di Alzheimer sta aumentando, ed è stato spiegato che l'aumento dei casi di Alzheimer è troppo alto rispetto all'aumento del numero di persone più anziane. A causa della convinzione che la placca beta amiloide, che è un segno dell'Alzheimer, ne sia anche la causa, l'industria farmaceutica ha speso centinaia di milioni, se non miliardi di dollari nella ricerca di farmaci che riducessero la quantità di placca che si accumula nel cervello. Fino ad ora le sperimentazioni dei farmaci sono state così deludenti che molti stanno iniziando a pensare che la placca beta amiloide, dopo tutto, non sia la causa della malattia. Recenti sperimentazioni dei farmaci non solo non hanno evidenziato alcun miglioramento, ma hanno addirittura mostrato un ulteriore declino delle funzioni cognitive dei pazienti che assumevano i farmaci rispetto al gruppo di controllo che assumeva dei placebo. Ho affermato altrove che la placca beta amiloide potrebbe addirittura essere protettiva nei confronti del morbo di Alzheimer, e che i problemi nel metabolismo del glucosio possano essere la reale causa della malattia.
Sul sito internet http://www.acu-cell.com/ della "Clinical Research Resource for Cellular Nutrition & Trace Mineral Analysis" (centro per la nutrizione cellulare e l'analisi dei minerali in traccia) troviamo informazioni sui livelli di differenti elementi nelle persone sofferenti di morbo di Alzheimer confrontati con quelli delle persone sane. Dopo avere iniziato a sospettare che la mancanza di zolfo fosse uno dei fattori principali della declinante condizione di salute degli americani, ho indagato sulla relazione tra deficit di zolfo e morbo di Alzheimer. Immaginate la mia sorpresa quando ho scoperto una pagina web pubblicata da Ronald Rothche in cui mostra un grafico coi livelli di vari minerali nelle cellule di un tipico malato di Alzheimer in rapporto ai livelli normali (http://www.acu-cell.com/dis-alz.html). E' notevole come lo zolfo sia quasi inesistente nel profilo dei malati di Alzheimer.
Su tale sito si legge: "Mentre alcuni farmaci o antibiotici possono rallentare o eventualmente arrestare la progressione del morbo di Alzheimer, l'integrazione di zolfo ha la potenzialità non solo di prevenire, ma persino di invertire la condizione [ovvero il processo degenerativo], a patto che la malattia non sia progredita fino ad uno stadio nel quale il danno al cervello è già abbastanza rilevante. Una delle più importanti cause per l'aumento di casi di Alzheimer negli anni passati è la cattiva reputazione che hanno avuto le uova in quanto importanti fonti di colesterolo, a dispetto del fatto che l'assunzione del colesterolo tramite la dieta ha poca importanza sul livello di colesterolo nel siero, cosa che è stata finalmente riconosciuta dalla medicina ufficiale. Nel frattempo, una gran parte della popolazione, seguendo la cattiva informazione diffusa sulle uova, ha perso un'eccellente fonte di zolfo e di diversi altri nutrienti essenziali. Ovviamente cipolle e aglio sono un'altra ricca fonte di zolfo, ma in rapporto al volume, essi non possono stare a confronto con quanto di può ottenere consumando regolarmente le uova".
Come possibile integratore di zolfo sul sito http://www.acu-cell.com viene indicato lo zolfo organico (MSM) che si trova in natura negli alimenti succitati (oltre che nella carne e nel pesce). Sul sito si raccomanda ove possibile, per risolvere problemi legati a deficit di zolfo, a non affidarsi solo all'integrazione di MSM ma di attingere anche alle naturali fonti commestibili. Sempre sul medesimo sito leggiamo che: "Sia zolfo che selenio sono minerali importanti per il sistema nervoso, e causano una reazione infiammatoria in caso di eccessiva ingestione o ritenzione (come succede con la Sclerosi Laterale Amiotrofica), provocando una risposta degenerativa in caso di insufficiente ingestione o ritenzione (come succede con il morbo di Alzheimer). La risposta positiva ad una terapia basata sull'integrazione di zolfo che ho osservato in pazienti sofferenti di morbo di Alzheimer è stata inversamente proporzionale alla progressione della malattia.
Cosa interessante, lo zolfo è un potentissimo antagonista dell'alluminio, cosa che dovrebbe soddisfare quanti affermano che l'alluminio sia un importante fattore legato all'insorgenza della malattia. La maggior parte dei pazienti giovani e vecchi che soffrivano di "confusione", problemi di concentrazione e scarsa memoria, mostravano livelli di zolfo al di sotto della norma, inclusi molti bambini diagnosticati come sofferenti del "disordine di attenzione/iperattività" (ADD/ADHD), e lo stesso dicasi per le persone intossicate da alti livelli di alluminio. I comuni che aggiungono alluminio all'acqua potabile [nel corso del processo di flocculazione, una delle fasi della potabilizzazione dell'acqua] oltre a fluoro e cloro, non aiutano certo quelle persone che lottano per mantenere un adeguato livello di zolfo.
Perché la mancanza di zolfo dovrebbe essere così importante per il cervello? Io sospetto che la risposta si nasconda nella misteriosa molecola alfa-sinucleina, che è presente lungo il contorno della placca beta amiloide, e che è presente anche nei corpi di Lewy che sono un segno caratteristico del morbo di Parkinson. La molecola alfa-sinucleina contiene 4 residui di metionina, e tutte e quattro gli atomi di zolfo nella metionina sono convertiti in ossidi di zolfo in presenza di agenti ossidanti come il perossido d’idrogeno. Proprio come nelle cellule muscolari, l'insulina potrebbe indurre i mitocondri dei neuroni a rilasciare perossido d’idrogeno, che permetterebbe all'alfa-sinucleina di prendere l'ossigeno in una maniera tale che ricorda da vicino quello che la mioglobina fa nei muscoli. La mancanza di sufficiente zolfo avrebbe un’immediata ripercussione negativa sulla capacità dei neuroni di portare efficacemente l'ossigeno, in una maniera ancora una volta simile a quanto succede nelle cellule muscolari. Questo vorrebbe dire che le altre proteine ed i grassi nel neurone soffrirebbero di danno ossidativo, portando alla fine alla distruzione del neurone.