I MIRTILLI COMBATTONO QUALSIASI INFEZIONE URINARIA.

09-05-2019

Il succo di mirtilli esercita una sorprendente azione antisettica e antibiotica contro i batteri responsabili delle infezioni urinarie, specialmente contro l'Escherichia coli. Questa azione è stata dimostrata negli ultimi anni e rappresenta l'applicazione più importante di questo frutto. L'azione antisettica urinaria dei mirtilli è stata studiata più attentamente e verificata su due specie di mirtilli di colore rosso, che crescono nel Nord America:

- Mirtillo palustre (Vaccinium oxycoccus).
- Mirtillo americano (Vaccinium macrocarpon).

Tutte le specie di mirtilli hanno composizione ed effetti simili, quindi, presumibilmente, i mirtilli blu devono avere le stesse proprietà antisettiche osservate nei mirtilli rossi. I mirtilli presentano due grandi vantaggi rispetto alla maggioranza degli antibiotici usati per curare queste frequenti infezioni delle basse vie urinarie (cistite):

1. Impediscono ai batteri di aderire alle cellule che rivestono l'interno della vescica urinaria. L'adesione dei batteri alle pareti è un fenomeno ricorrente nelle infezioni delle basse vie urinarie, come la cistite, e spiega in parte le frequenti recidive (ricadute) che si registrano dopo cure a base di antibiotici.

2. Non provocano l'insorgere di resistenze nei batteri che infettano le vie urinarie, frequenti invece quando si usano antibiotici.

I mirtilli, specialmente come frutto fresco, costituiscono quindi un alimento-medicina consigliato per la cura delle recidive della cistite. Questo effetto è stato dimostrato con uno studio su un gruppo di donne predisposte a questo tipo di cistite: 300 ml (un grande bicchiere colmo) al giorno di succo di mirtillo palustre imbottigliato, per sei mesi, sono sufficienti per dimezzare la frequenza di batteriuria e piuria (rispettivamente presenza di batteri e di pus nell'urina). Bisogna quindi supporre che il succo fresco sia ancora più efficace. Per conseguire importanti risultati, in caso di recidive di cistite, bisogna assumerne quotidianamente per un periodo da uno a tre mesi, ma nei casi più ostinati si può proseguire la cura fino a sei mesi, senza controindicazioni.

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