22-10-2017
Quando si provoca in animali da laboratorio una carenza di vitamina A, le sostanze chimiche cancerogene hanno su di essi maggiore effetto che su animali ben nutriti (si formano più tumori e questi compaiono molto prima). Quando alcuni sicuri agenti cancerogeni sono aggiunti a colture di tessuti prostatici di topi, la loro usuale nocività per le cellule può essere prevenuta aggiungendo contemporaneamente vitamina A. la vitamina può anche rendere reversibile l’effetto dannoso, quando è aggiunta alla coltura dopo che il fattore cancerogeno ha iniziato la sua azione devastatrice. In un certo numero di cancri del tessuto epiteliale (la pelle e le mucose che rivestono la bocca e le cavità), sia i carcinomi umani che quelli dei topi possono regredire con un trattamento a base di vitamina A. In un articolo su Science, il dottor Thomas Maugh cita queste osservazioni di laboratorio come esempi di quanto è stato scoperto circa il ruolo anticancerogeno della vitamina A. Secondo il dottor Maugh, una ricerca presentata a un seminario pratico patrocinato dal National Cancer Institute e dalla Hoffmann-La Roche, fa pensare che le cellule possono essere protette, dopo l’esposizione a un agente cancerogeno, dall’azione della vitamina A. Potrebbe esser possibile che tale vitamina abbia la capacità di mediare un ritorno alla normalità dopo che il danno si è verificato, prevenendo così la piena trasformazione ulteriore delle cellule verso la forma maligna. Forse che la scienza ha finalmente scoperto il mezzo per la guarigione e la prevenzione del cancro, identificandolo in quella semplice e ben conosciuta sostanza nutritiva che è la vitamina A? Dovremmo tutti imbottirci di megadosi di vitamina A come assicurazione contro il cancro? Certamente no. In primo luogo, perché la vitamina A in megadosi può essere tossica. Come probabilmente sapete, grandi quantitativi in eccesso di questa vitamina liposolubile non si possono espellere senza danno (come invece nel caso della vitamina C) e possono accumularsi nell’organismo con conseguenze anche dannose. Secondariamente, non esiste una singola sostanza nutritiva che rappresenti la sola risposta al problema della prevenzione del cancro. Una cellula sana (che possa cioè resistere all’attacco di agenti cancerogeni) richiede non una, ma tutte quante le sostanze nutritive essenziali, come ha ripetutamente sottolineato il dottor Roger Williams dell’Università del Texas nel suo libro Nutrition Against Disease. Il dottor Williams documenta l’utile funzione di numerosi elementi nutritivi (inclusa la vitamina A) nel prevenire o ritardare la crescita dei tumori negli animali. Le prove portate dal dottor Maugh indicano che la vitamina A ha un importante ruolo nel proteggere l’organismo dal cancro. E mentre megadosi di questa sostanza non sono indicate, dosi sufficienti di vitamina A nella dieta giornaliera rappresentano con tutta probabilità un’importante misura anticancro.
Quando si sviluppa un cancro, le cellule maligne cominciano a moltiplicarsi sfrenatamente. Una cellula si divide in due, poi in quattro, in otto, e così via, finchè si sviluppano grossi tumori e le cellule maligne raggiungono molte parti dell’organismo. Le cellule sane, invece, si dividono e si moltiplicano soltanto nel caso che ne occorrano di più, come nella crescita del feto, nella cicatrizzazione di una ferita, nella sostituzione delle cellule della pelle e del sangue. Qualunque sia il meccanismo che di norma sopprime la tendenza delle cellule a proliferare, possiamo esser sicuri di un fatto: questi meccanismi dipendono dall’alimentazione. Lo possiamo affermare con assoluta certezza, poiché tutto nell’organismo (strutture cellulari, enzimi, ormoni, anticorpi ecc.) è, in ultima analisi, costruito con ciò che è stato precedentemente cibo e bevanda. Perciò, dove cercare per scoprire perché le cellule diventano maligne? La risposta sembra evidente: se una o più sostanze nutritive, tra quelle necessarie per la soppressione del meccanismo, mancano o sono insufficienti, è ovvio che il meccanismo non funzionerà perfettamente. I “freni”, per così dire, si rompono. E una sostanza nutritiva carente o insufficiente sarà la prima a doversi sospettare come fattore che permette la proliferazione delle cellule. La carenza, insomma, può avere un ruolo causale nel cancro. Secondo il dottor Maugh, la vitamina A interviene nella lotta dell’organismo contro il cancro in una fase che precedentemente non si è considerata con la dovuta attenzione. Il primo obiettivo della terapia del cancro, egli ha osservato, è stato quello di distruggere le cellule maligne dopo che si sono formate. Uno sforzo un pò minore è stato diretto a ridurre l’incidenza dell’esposizione agli agenti cancerogeni, ma quasi nulla si è fatto “per scoprire cosa si può fare nel periodo tra l’esposizione della cellula all’agente cancerogeno e la trasformazione della cellula stessa in maligna”. Questo periodo di latenza, conosciuto come pre-neoplasia, è lungo; spesso più di vent’anni, nel caso di cellule umane. Inizialmente, come ha spiegato il dottor Maugh, il fattore cancerogeno produce un cambiamento relativamente permanente in una o più cellule, come il cambiamento in un gene. Molti anni dopo l’esposizione al fattore cancerogeno ha luogo la “trasformazione”: “le cellule, piuttosto bruscamente, mostrano le proprietà caratteristiche dei tumori e cominciano a proliferare”. Che cosa sia successo all’interno della cellula nel frattempo sconcerta ancora gli esperti: “quasi nulla si sa sulle mutazioni cellulari nella pre-neoplasia”, dice Maugh. E’ tuttavia chiaro a suo avviso che, “in molti casi (forse nella maggioranza), le cellule pre-neoplastiche si restaurano e “spontaneamente” tornano alla salute”. In altre parole, difese insite nell’organismo (che dipendono dalla nutrizione) sono in grado di rendere reversibili i mutamenti delle cellule causati dagli agenti cancerogeni e prevenirne pertanto la trasformazione finale in cellule cancerose. Altre cellule alterate, si pensa, possono essere distrutte dal sistema difensivo del corpo. Vi sono sempre maggiori prove che la vitamina A è un elemento chiave in quest’azione protettiva. La più decisiva scoperta e la più convincente per gli scienziati è la constatazione che molti cancerogeni sono molto più potenti in animali da tempo carenti di vitamina A. E’ pertanto possibile, secondo il dottor Maugh ed altri ricercatori partecipanti al seminario del National Cancer Institute, che la vitamina A qualche volta agisca ancor prima del danno iniziale alla cellula. Nel caso di alcune sostanze pericolose, si pensa che la vitamina A inibisca la loro conversione chimica nell’organismo in sostanze cancerogene attive. Qualche volta, la vitamina può inibire la crescita cancerosa, anche dopo che la cellula si è tramutata in maligna. La vitamina A “può provocare regressioni nei carcinomi delle cellule squamose e basali (tumori epiteliali) dei topi e degli esseri umani”, scrive il dottor Maugh. Il vero modo in cui la vitamina A funziona nel combattere il cancro è ancora poco chiaro. Le ricerche ci fanno pensare che parte della sua azione anticancerogena consista nell’indebolimento dell’adesione del cancerogeno al materiale genetico della cellula, il DNA, che contiene i geni. Poiché si crede che nella perdita del controllo della cellula sulla proliferazione sia implicato un disturbo genetico, tale indebolimento aiuterebbe la cellula nello spontaneo ritorno alla salute, dichiara il dottor Maugh. Egli cita vari esperimenti da cui risulta che vari agenti cancerogeni si uniscono molto più strettamente al DNA in colture derivate da animali carenti di vitamina A. Vi è poi la possibilità che i composti della vitamina A stimolino in qualche modo il sistema immunitario a una maggiore efficienza nel contrastare la formazione maligna. Come gli scienziati hanno compreso in anni assai recenti, certe cellule bianche (leucociti) del sistema immunitario, elaborate al passaggio attraverso il timo, riconoscono le cellule cancerogene come corpi estranei e tentano di rigettarle. Molti farmaci hanno effetto anticancerogeno in quanto stimolano questa reazione immunitaria; secondo il dottor Maugh la vitamina A ha mostrato di centuplicare quest’azione antitumorale di tali farmaci. A questo punto va anche ricordato che la vitamina A può esaltare questa reazione immunitaria contro i tumori proteggendo l’integrità del timo stesso. Negli animali sperimentali, questa piccola ghiandola (situata nel torace) si riduce via via che si sviluppano i tumori, in seguito all’iniezione di virus tumorali. Quando agli animali si somministrano successivamente forti dosi di vitamina A, riferiscono i ricercatori, entrambi questi fenomeni regrediscono: i tumori si riducono e il timo ritorna di dimensioni normali. “La vitamina A” essi deducono, “sembra non agire direttamente come sostanza antitumorale, ma piuttosto influire nel processo di rigetto del tumore”. In altre parole, una forte reazione immunitaria di rigetto del tumore dipende da un timo sano, che a sua volta dipende da un adeguato rifornimento di vitamina A. Qualunque siano le scoperte future circa il modo in cui la vitamina A agisce contro il cancro, sembra indubbio che essa contribuisca notevolmente alle nostre difese naturali contro le cellule maligne.