PIU' VITAMINA C, MINOR PERICOLO DI CALCOLI BILIARI.

30-05-2019

Qualche anno fa gli studi di due scienziati, Constance Leslie ed Emil Ginter, condussero ad una sola conclusione: in compagnia della vitamina C, nessun timore del colesterolo. Questo può addirittura esservi amico, trasformandosi in bile, che è un’importante sostanza digestiva. La scarsità di bile porta a problemi con la vescica biliare, il che significa che la carenza di vitamina C può provocare disfunzioni della vescica biliare o incapacità di digerire i grassi, colesterolo incluso: un giro vizioso di problemi che molte persone, abitualmente tenute a un basso livello di colesterolo, stanno incominciando a conoscere per esperienza personale. Quando la dieta è ricca di vitamina C, si possono consumare i grassi di cui necessita l’organismo. E questi possono essere metabolizzati così da non causare né l’aterosclerosi né i calcoli biliari (che sono troppo frequentemente il risultato di una diminuzione di acidi biliari nella vescica biliare). Quando i pazienti vengono operati di calcoli, questi sono formati dal 60 al 100% in colesterolo, secondo quanto riferiva il dottor Donald Small, dell’Università di Boston, alla Society of University Surgeons di New Orleans.
La normale bile della vescica biliare trasporta il colesterolo completamente disciolto insieme con sali biliari e lecitina: i calcoli biliari, perciò, devono riflettere l’insolubilità del colesterolo in una bile anormale. Che cos’è che rende la bile un solvente inadeguato, in primo luogo del colesterolo? Il dottor Small avanzò l’ipotesi che si trattasse di un difetto metabolico innato dell’organo secernente la bile: il fegato. Il colesterolo si accumula nella bile, fino a quando, ad un punto critico, l’eccedenza viene precipitata sotto forma di microcristalli che crescono e si agglomerano formando i calcoli biliari.
Invece di ricorrere alla chirurgia per la rimozione dei calcoli, il dottor Small raccomandò un procedimento meno radicale, quale cambiare il metabolismo per incrementare il potere solvente della bile. I medicamenti utilizzati in medicina per raggiungere questo scopo, commentò il dottor Small, “possono guarire i calcoli biliari, ma provocano l’aterosclerosi”. Il dottor Ginter in Slovacchia ha forse dato risposta al problema di come incrementare il potere solvente della bile senza alcun effetto collaterale, tra cui l’aterosclerosi. Il dottor Ginter dice, sulla base dei suo esperimenti, che la quantità di vitamina C nel fegato è il fattore che determina in quale misura il colesterolo si trasforma in acidi biliari. Aumentare la propria vitamina C, secondo quanto afferma il dottor Ginter, significa aumento di acidi biliari; aumento di acidi biliari significa che il colesterolo rimane in soluzione e non precipita sotto forma di calcoli biliari (o placche arteriose).
Ma quanta vitamina C è sufficiente? Un individuo che assuma la RDA può non mostrare alcun sintomo esterno di carenza di vitamina C, tuttavia può soffrire di una carenza nascosta che può ridurre notevolmente in senso quantitativo la trasformazione del colesterolo in acidi biliari. Il dottor Ginter osserva che gli animali marginalmente carenti di vitamina C consumavano normalmente i loro alimenti e avevano un aspetto esteriore normale; oppure, le concentrazioni di vitamina C nel loro fegato e nella loro milza erano significativamente inferiori che nel gruppo di controllo. Anche la concentrazione totale del colesterolo nel sangue e nel fegato era in essi notevolmente più alta. Una delle possibili risposte potrebbe essere un forte aumento dell’assunzione di vitamina C. I nostri lontani progenitori, che non si preoccupavano affatto del colesterolo, consumavano una dieta di frutti e vegetali crudi che fornivano tra i 2,3 e i 9 grammi di vitamina C al giorno a un uomo adulto di 68 kg, secondo i calcoli del dottor Linus Pauling. Coloro che si sono attenuti alla RDA di 60 mg giornalieri di vitamina C, possono rimanere sconcertati dal suggerimento di prendere la vitamina C a grammi. Ma il dottor Boris Sokoloff ha ottenuto “miglioramenti da moderati a impressionanti” in 50 su 60 pazienti aterosclerotici trattati con vitamina C in ragione di 1 fino a 3 g al giorno, secondo una relazione pubblicata sul Journal of the American Geriatric Society.

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