04-06-2019
Il cancro della vescica colpisce più frequentemente nell'età tra i 50 e i 70 anni e i tre quarti dei pazienti sono di sesso maschile. Ciò che rende questa malattia così pericolosa è l'insuccesso di ogni tentativo di cura. Secondo statistiche compilate dall'American Cancer Institute, il 42% delle persone colpite da cancro della vescica muore nel giro di cinque anni. Già nel 1968, il dottor Schlegel di Tulane affermava che la vitamina C può prevenire la formazione di tumori nella vescica. La chiave della prevenzione, notava il dottor Schlegel, consiste nel fornire tali quantitativi di questa vitamina idrosolubile, che la sua eccedenza si riversi nell'urina e venga convogliata alla vescica. Il dottor Schlegel osservò che nella maggior parte dei suoi pazienti 500 mg di vitamina C tre volte al giorno impedivano al tumore di riformarsi (Medical World News).
La vitamina C nella vescica, definita dal dottor Schlegel "una fogna d'ingredienti attivi", impedisce a quanto sembra la formazione di composti cancerogeni. Il dottor Schlegel, con tre colleghi del Dipartimento di chirurgia dell'Università di Tulane, appurò che quando la vitamina C veniva aggiunta all'acqua da bere dei topi di laboratorio, gli animali resistevano al cancro della vescica perfino quando veniva inoculato loro acido 3-idrossiantranilico (3-HOA), un provato cancerogeno della vescica. Ne dedussero che l'effetto antiossidante della vitamina C impedisce all'HOA di ossidarsi formando sottoprodotti tossici. In seguito ai loro studi sperimentali, i ricercatori raccomandarono una dose giornaliera di 1.500 mg di vitamina C "come possibile misura preventiva contro la formazione e riformazione di tumori della vescica in soggetti di sesso maschile". Aggiunsero che "la somministrazione di 500 mg di ascorbato (vitamina C) tre volte al giorno non dovrebbe avere conseguenze nocive" (Journal of Urology).
Le bevande alcoliche, gli analcolici e il caffè sono stati tutti incriminati come cause di cancro alla vescica in animali da laboratorio. Chi beve alcol è più esposto al cancro della vescica, secondo la dottoressa Meera Jain dell'Università di Toronto. In un'intervista sulle sue scoperte, affermò che insieme al collega Robert Morgan aveva studiato 233 malati di cancro della vescica e un numero equivalente di soggetti sani di controllo, prima di scoprire il fattore di rischio. Ancora più sorprendente, sempre secondo la Jain, fu la scoperta di un analogo fattore di rischio di cancro della vescica nei consumatori di bevande a base di cola: "non conosciamo con certezza la causa che lo scatena. Potrebbe essere una muffa (anatossina) che ha contaminato le noci di cola, un ingrediente primario nelle bevande, o forse si tratta del contenuto di caffeina di queste bevande". I dati della dottoressa Jain sono stati pubblicati sul Journal of the Canadian Medical Association. La Jain ha anche osservato che coloro che consumano forti quantitativi di alcol o cola aumentano il rischio di cancro della vescica se fumano. Ciò conferma precedenti affermazioni, da parte del National Cancer Institute e di altri, secondo le quali esiste una stretta associazione tra il cancro della vescica e il fumo, un'abitudine che dilapida rapidamente le riserve di vitamina C.
Un altro pezzo del puzzle del cancro della vescica fu aggiunto dal dottor Philip Cole, della Harvard School of Public Health di Boston. Dopo aver intervistato 468 ammalati di cancro della vescica nel Massachusetts occidentale, Cole annunciò che "una scoperta non prevista è l'associazione di questa malattia con il consumo di caffè...chi beve meno di una tazza di caffè al giorno, di ambo i sessi, presenta meno rischi di cancro della vescica di qualsiasi altra categoria". Il dottor Cole conclude (Lancet) che circa un quarto dei casi di cancro della vescica negli uomini e la metà nelle donne possono essere causati dal consumo di caffè. Non appare dunque una semplice coincidenza il fatto che, pur essendo sempre il caffè la bevanda più popolare, è aumentato anche il consumo di varie bevande associate al cancro della vescica. Secondo un articolo del New York Times, l'americano medio, da 77 litri di analcolici nel 1962 era passato a 140 litri nel 1972. Il fatturato delle bevande a base di cola rappresentava il 63% di tutto il fatturato delle bibite gassate. Durante lo stesso decennio le vendite di birra sono aumentate di quasi il 50% e quelle di vino sono quasi raddoppiate. E' noto, per esempio, che l'indice di mortalità per cancro della vescica è più alto in quegli stati dove il consumo di birra pro capite è più elevato (Journal of the National Cancer Institute).
Una persona pronta a rendersi garante del valore della vitamina C come protezione contro il cancro della vescica e il dottor Baker, docente di veterinaria alla Cornell University. "Mio padre si ammalò di cancro della vescica circa due anni e mezzo fa - riferisce il dottor Baker - e l'urologo che lo operò mi disse che, avendo operato centinaia di pazienti, non ne aveva mai visto uno che non fosse un fumatore. In altre parole, il cancro alla vescica colpiva solo i fumatori e mio padre fumava due o tre pacchetti al giorno. Circa nello stesso periodo, lessi una relazione dell'Università di Tulane, nella quale si affermava che dosi megavitaminiche di vitamina C potevano prevenire il riformarsi del cancro della vescica, perciò non feci altro che mettere mio padre a circa 2.000 mg al giorno di vitamina C. E' andato avanti bene per due anni e mezzo, senza ricadute. Non posso affermare che sia stato questo a giovargli. Ma, ancora una volta: a che cosa vanno incontro i fumatori e qual è il loro fabbisogno di vitamine? Direi che chiunque abbia l'abitudine di fumare dovrebbe prendere vitamina C" (New Dynamics of Preventive Medicine).
Uno degli effetti protettivi della vitamina C contro gli effetti nocivi dell'alcol è stato reso noto qualche decennio fà da quattro ricercatori dello Stobhill General Hospital di Glasgow, in Scozia. Krasner e alcuni suoi collaboratori misurarono il tempo occorrente alla scomparsa del tasso di alcol nel sangue di volontari sani prima e dopo l'assunzione di 1 g di vitamina C al giorno per due settimane. Constatarono che quanto più vitamina C era presente nell'organismo, tanto più velocemente l'alcol veniva eliminato e distrutto dalla deidrogenasi alcolica, un enzima epatico (Lancet).
Le vitamina C, B1 e la cisteina (un amminoacido contenente zolfo) proteggono i ratti contro gli effetti tossici dell'acetaldeide, prodotta in primo luogo quando il corpo metabolizza l'alcol, secondo una relazione del dottor Herbert Sprince del Jefferson Medical College di Filadelfia. L'acetaldeide si trova anche nel fumo di tabacco. "Io non voglio sottoscrivere ufficialmente che sia sufficiente prendere della vitamina C per poter continuare a fumare e bere a volontà senza risentirne alcun danno. Questo non lo farò mai - avverte il dottor Sprince - ma, in generale, penso che il pubblico dovrebbe esserne informato, anche se le ricerche sono state condotte su ratti. Si è molto propensi a ritenere che ciò possa essere di giovamento nella terapia umana". Ovviamente, gli scienziati non possiedono ancora tutte le risposte relative al modo in cui le tossine che ingeriamo possano provocare il cancro della vescica e altri mali. Ma fintanto che alcol, analcolici, caffè e fumo di sigarette rimarranno un fatto quotidiano nella vita di milioni di persone, il consiglio di molti medici, tra cui Sprince e Schlegel, di aumentare considerevolmente il nostro consumo di vitamina C appare molto ragionevole.