18-06-2019
IODIO
L'ipofunzionalità della tiroide è un problema comune, per il quale esistono numerose soluzioni. Il primo passo consiste nel ristabilire la secrezione ormonale. A questo scopo è consigliabile assumere iodio, un minerale indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei. La carenza di iodio è rara da quando è entrato nell'uso il sale da cucina iodato. Alcuni alimenti detti gozzigeni, tuttavia, si combinano con lo iodio impedendo alla tiroide di utilizzarlo. Appartengono a questa categoria le verdure della famiglia delle Crucifere (rapa, cavolo, cavolfiore, broccoli, foglie di senape, ravanello, rafano), soia, arachidi, pinoli e miglio. Questo non significa che non si debbano mangiare, ma è consigliabile non eccedere; in generale la cottura rende inattivi gli alimenti gozzigeni. Fra gli alimenti ricchi di iodio ci sono pesci di mare e alghe (kelp, nori, wakame, kombu ecc.) e il sale iodato.
ALTRI NUTRIENTI
Anche quando i valori di iodio sono adeguati, è importante che esso si combini con la tirosina, un aminoacido precursore degli ormoni tiroidei. Perchè questo avvenga sono necessari vari nutrienti, fra cui zinco, rame e le vitamine A, B2, B3, B6 e C. Fra gli alimenti più ricchi di zinco ci sono i frutti di mare (soprattutto le ostriche), la carne di manzo, l'avena, il pollo, il fegato, gli spinaci, la frutta oleosa e i semi. Il rame si trova nel fegato e nelle interiora, nelle uova, nel lievito di birra, nei legumi, nella frutta oleosa e nei semi. Le vitamine del gruppo B si trovano nel lievito di birra, nei cereali integrali e nel fegato.
Il passo successivo consiste nell'assicurarsi che le cellule rispondano in maniera adeguata agli ormoni tiroidei. Per questo è indispensabile fornire i nutrienti necessari alla trasformazione degli ormoni tiroidei in forme più attive. Zinco, rame e selenio sono i cofattori richiesti dalla iodotironina iodinasi, l'enzima che trasforma il T4 in T3. Questo enzima esiste in diverse forme, ciascuna delle quali richiede un oligoelemento diverso.
È dimostrato che la somministrazione di zinco (minerale la cui carenza è la seconda in ordine di diffusione) ristabilisce la funzionalità tiroidea nei pazienti ipotiroidei che presentano carenza di questo elemento pur avendo valori normali di T4. Anche il fatto che i disturbi della tiroide sono più frequenti nelle regioni dove il selenio è scarso induce a pensare che l'integrazione con questo minerale possa essere importante. La carenza di selenio non influisce negativamente sulla trasformazione di T4 in T3 nella tiroide o nell'ipofisi, ma nelle altre cellule provoca un calo notevole di questo processo. Chi ha una carenza di selenio spesso presenta valori alti di T4 e THS (l'ormone secreto dall'ipofisi che stimola la secrezione di T4 da parte della tiroide). La carenza di selenio provoca cioè un’ipofunzionalità tiroidea nelle cellule anche se i livelli ormonali nel siero sono normali o elevati. L'organismo non cerca di correggere questo difetto perchè, dal momento che gli effetti della carenza sulla tiroide e l'ipofisi sono meno gravi che sulle altre cellule, il meccanismo di feedback del sistema di regolazione non entra in funzione. Questo è un altro dei motivi per cui la misurazione del livello di ormoni tiroidei nel sangue non è un indicatore affidabile della funzionalità della ghiandola tiroide. La somministrazione di selenio provoca la diminuzione del T4 e del THS e la normalizzazione dell'attività della tiroide.
La dieta del 50% della popolazione è povera di selenio e questo potrebbe spiegare l'alta incidenza dell'ipotiroidismo (motivo in più per mangiare verdura e frutta provenienti da colture biologiche, che contengono quattro volte più selenio di quelle industriali). Scoprire l'importanza della carenza di selenio nelle disfunzioni tiroidee è stato molto illuminante per me. Prima la frequenza dell'ipofunzionalità tiroidea mi lasciava perplesso, perchè non capivo come mai l'ipofisi non cercasse di risolvere il problema aumentando la secrezione di TSH, mentre adesso so che, ancora una volta, una comune carenza nutrizionale riesce a sovvertire i processi di autoregolazione dell'organismo. Anche se a livello cellulare l'ormone tiroideo viene prodotto e convertito nella sua forma più attiva in quantità sufficiente, è indispensabile che gli enzimi che dipendono da tale ormone funzionino come si deve. Per esempio, quando 10 donne con carenza di ferro sono state confrontate con un gruppo di controllo composto da 12 soggetti, è risultato che avevano una temperatura rettale inferiore, un consumo di ossigeno minore e quantità inferiori di ormoni tiroidei nel plasma. L'integrazione di ferro (78 mg per 12 settimane) ha risolto l'anemia e fatto aumentare la temperatura rettale, a riprova del miglioramento della risposta agli ormoni tiroidei, ed è stata riscontrata persino una parziale normalizzazione dei livelli ormonali.
ATTIVITA' FISICA
È interessante notare che l'attività fisica non soltanto aumenta la secrezione di ormoni tiroidei, ma anche la risposta cellulare a tali ormoni e previene il calo ormonale che si verifica solitamente quando si perde peso. Non è necessario che sia molto intensa, ma è importante che sia regolare e impegnativa. È sufficiente fare una lunga passeggiata, andare in bicicletta per un'ora o correre per sei chilometri tre o più volte la settimana per ottenere i risultati desiderati.