13-09-2014
Una sostanza estratta dalla cannella, denominata CEppt, sarebbe in grado di agire proprio a livello degli ammassi neurofibrillari e degli aggregati della proteina beta amiloide, principali responsabili della degenerazione dei neuroni colinergici nell‘Alzheimer. L’autore della scoperta è il Professor Michael Ovadia, dell’Università di Tel Aviv (Dipartimento di Zoologia e Neurobiologia), che ha pubblicato la scoperta sulla rivista scientifica “PloS One”. Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa attualmente molto diffusa; l’OMS stima che in tutto il mondo circa 18 milioni di persone siano affette da tale patologia e che entro il 2025 questo numero sia destinato ad aumentare ulteriormente. La scoperta del Professor Ovadia, riguarda non solo le proprietà della cannella nella prevenzione dell’Alzheimer, ma anche le sue proprietà di riduzione della progressione dalla malattia.
Esistono due diverse piante della cannella: la Cinnamomum Zeylanicum e la Cinnamomum Cassia; entrambe appartenenti alla famiglia delle Lauracee. La Cannella Regina (Cinnamomum Zeylanicum) è quella responsabile delle proprietà curative, mentre la Cannella Cinese (Cinnamomum Cassia) è meno pregiata. La spezia viene ricavata dalla corteccia, la quale, una volta essiccata viene privata delle parti più esterne, fino ad ottenere la parte più interna. Tra i principali componenti si possono citare, acqua, proteine, zuccheri, fibre, amminoacidi (leucina, glutammato, lisina, valina, treonina, triptofano), vari minerali (calcio, ferro, potassio, manganese, selenio) e vitamine (B1, B2, B3, B5, B6, vitamina C, E, K).
La cannella vanta origini antichissime. Nel 3000 a.C. gli Egizi la utilizzavano per le imbalsamazioni e i medici Greci e Romani ne vantavano le proprietà afrodisiache. Queste proprietà vennero esaltate fino al Cinquecento, quando le proprietà aromatiche della pianta assunsero una maggiore rilevanza. Già nel Medioevo la cannella era uno dei doni più pregiati che potevano essere fatti, anche grazie alle numerose proprietà curative (per tosse e mal di gola) note già a quei tempi; mentre nell’Ottocento era considerata tra le quattro spezie citate nei libri di cucina quando si parlava di “un pizzico di spezie o di droghe” (assieme a noce moscata, chiodi di garofano e pepe). Tra le proprietà curative principali della pianta si possono citare:
- Proprietà digestive;
- Proprietà antisettiche nei confronti di batteri, virus e funghi;
- Proprietà antiiperglicemiche (utili per diabetici e iperglicemici)
- Proprietà stimolanti negli stati di spossatezza;
- Proprietà antidolorifiche;
- Proprietà anticongestionanti;
- Proprietà astringenti;
- Proprietà di riattivazione della circolazione.
Lo studio condotto dal Professor Ovadia, assieme al suo gruppo di ricerca dell’Università di Tel Aviv, riguarda un particolare estratto della cannella, denominato CEppt, che sarebbe in grado di inibire la formazione di oligomeri tossici della proteina beta amiloide (responsabile della formazione delle placche amiloidi), prevenendo in questo modo gli effetti tossici provocati dagli aggregati stessi.
Gli esperimenti sono stati effettuati in due step:
• il primo, in vitro, ha dimostrato che il CEppt è in grado di inibire la formazione di oligomeri di beta-amiloide tossici e distruggere le fibre amiloidi in provetta, risultato che ha permesso di sperare nella possibilità di utilizzarlo per contrastare il decorso della patologia già in atto, oltre che prevenirla.
• Nel secondo step, la sostanza è stata testata su mosche geneticamente modificate in modo tale da produrre la proteina beta-amiloide e su topi nei quali era stato indotto il morbo di Alzheimer in seguito a mutazioni genetiche. Questi animali sono stati trattati per un periodo di circa quattro mesi con una soluzione di cannella e acqua, che ha permesso, di rallentare il decorso della malattia e condurre ad un’aspettativa di vita paragonabile a quella degli animali sani. Oltre questo, è stato possibile osservare una remissione completa dei difetti motori, un miglioramento delle funzioni cognitive e la completa eliminazione di specie tetrameriche di beta amiloide nel cervello degli animali trattati.
“Un problema è che la cannella contiene anche sostanze epatotossiche (come la cinnamaldeiede). In ogni caso, si possono consumare diversi grammi al giorno senza danneggiare il fegato; una persona dovrebbe assumerne circa 20 grammi/die perché questa diventi dannosa. Proprio per questo motivo sarebbe necessario isolare l’estratto dagli altri componenti”, afferma il Prof.Ovadia. A questo proposito, per evitare effetti spiacevoli è sufficiente, come suggerito dal Professor Ovadia, non eccedere nel consumo di cannella e non superare i 6-10 grammi giornalieri.
La scoperta delle proprietà del CEppt nella profilassi e nella terapia dell’Alzheimer rappresenta indubbiamente un grande passo avanti; sicuramente altri studi sperimentali verranno effettuati in futuro, anche su altri animali, sebbene risulti difficile programmare una sperimentazione umana per via del lento decorso della malattia. In attesa di nuovi risultati, quindi, perché non provare a sfruttare le proprietà di questa spezia bevendo ogni tanto un delizioso tè aromatizzato alla cannella?
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Michael+Ovadia++plos+one