21-06-2019
Sapete di tutte quelle migliaia e migliaia di test clinici, che vengono condotti da qualche decina d'anni, che comparano i nuovi farmaci con dei placebo? Bene, i risultati di quei test non possono essere considerati validi perchè gli studi non possono essere considerati scientifici. E perché? Perché i placebo usati nei test non erano incontrovertibilmente “placebo”, rendendo così gli studi scientificamente non validi. Questa è la conclusione a cui sono giunti alcuni ricercatori dell’Università della California, che hanno pubblicato le loro scoperte nel numero di ottobre 2010 di Annals of Internal Medicine. Hanno revisionato 167 test basati su placebo pubblicati su riviste mediche peer-reviewed tra il 2008 e il 2009, trovando che il 92% di essi non ha mai descritto gli ingredienti dei placebo utilizzati. E perché questo è importante? Perché si suppone che i placebo siano sostanze inerti. Ma nulla è inerte, a quanto è dato sapere. Anche le cosiddette “pillole di zucchero” contengono zucchero, ovviamente. E lo zucchero non è una sostanza inerte. Se stai conducendo un test clinico su persone diabetiche, per testare l’efficacia di un farmaco anti-diabete rispetto a un placebo, è ovvio che nel tuo test le pillole di farmaco risulteranno più efficaci di un placebo se il placebo che usi è una pillola di zucchero. Alcuni placebo sono pillole di olio d’oliva, che potrebbero avere qualche ricaduta sull’apparato cardiaco. Altri placebo usano oli parzialmente idrogenati, che nuocciono alla salute del cuore. Soltanto l’8% dei test clinici si sono presi la briga di elencare gli ingredienti costitutivi dei placebo usati. La FDA (Federal Drug Administration - l’ente statunitense che approva i farmaci) non ha mai stabilito delle norme che riguardano la composizione dei placebo usati nei test clinici. Tecnicamente, chi dirige un test clinico potrebbe usare occhi di tritone o zampe di lucertola come placebo, e non sarebbe obbligato a far menzione di tali nefasti dettagli nelle conclusioni del suo test. Molti dei test utilizzati dalle aziende farmaceutiche per ottenere l’approvazione della FDA per i loro farmaci, per esempio, sono finanziati dalle stesse aziende farmaceutiche. Ed è un fatto verificabile che molti test clinici tendono ad ottenere risultati che favoriscono gli interessi finanziari dell’organizzazione che li finanzia. Quindi cosa mai potrebbe far desistere Big Pharma dal progettare il placebo perfetto che nuoccia ai pazienti giusto quel tanto che basta per far apparire il proprio farmaco migliore nel test comparativo? Il comportamento del placebo influenza in modo significativo l’approvazione o meno da parte della FDA. In quanto informazione-chiave per le sue decisioni di approvazione, la FDA vuole sapere se un farmaco funzioni meglio del placebo. Questa è la prima richiesta! Se il farmaco è migliore del placebo anche solo del 5%, viene considerato “efficace” (il che significa che "funziona"). E questo è vero anche se il placebo è stato selezionato specificamente per far apparire il farmaco migliore nel test comparativo. Come vedete, se non esistono norme o regolamentazioni riguardanti i placebo, nessuno dei test clinici fondati su placebo sono scientificamente validi.
È stupefacente constatare come i ricercatori in campo medico diventino intransigenti quando attaccano l’omeopatia, enfatizzando come la loro medicina sia basata sullo “scientificamente provato” e quando però questo fatto viene meno, le loro prove scientifiche sono solo chiacchiere condite con un pò d'illusione e un tocco di gergo pseudoscientifico, il tutto incorniciato nel linguaggio dello scientismo dai membri della FDA che non riconoscerebbero la vera scienza se inciampassero e cadessero in un otre pieno di essa. Big Pharma e la FDA hanno fondato l’intero loro sistema di prove scientifiche su una frode inerente i placebo. E se il placebo non è un placebo, la prova scientifica non è scientifica. Oh, ma aspettate. Loro la chiamano scienza perché desiderano che il placebo sia un placebo. Già. I ricercatori clinici oggigiorno sono medium, sensitivi e cartomanti che semplicemente decretano che quella pillola di olio d’oliva “sia un placebo” mentre compiono con le mani un gesto degno di David Copperfield. James Randi può non aver mai visto un sensitivo trasmutare del piombo in oro, ma ha senza dubbio visto dottori trasmutare sostanze biochimicamente attive in materie totalmente inerti, soltanto desiderandolo! Strabiliante! Stai cercando di capire come creare il tuo placebo scientificamente valido, approvato dalla FDA? È più facile di quanto pensi.
1. Trova qualcosa che abbia una forma di pillola. Può essere una pillola ripiena di olio d’oliva, o di zucchero, o di olio di palma, o di acqua fluorizzata, o di gesso da lavagna, o di una sostanza chimica di sintesi o qualunque altra cosa tu possa immaginare.
2. Chiudi gli occhi e concentrati.
3. Questa è la parte fondamentale - Ripeti almeno 5 volte mentre ruoti su te stesso in senso antiorario: “Sono un ricercatore scientifico che sta praticando la medicina basata su prove!”. Devi ripeterlo fino a che tu sia veramente e sinceramente convinto di esserlo. Se non ci credi abbastanza, l’effetto placebo non si realizzerà.
4. Avvicina i tuoi palmi aperti verso le tue pillole di placebo e grida con quanta voce hai in gola: “Ora tu sei un placebo!”. Puoi sentire un brivido di energia correre lungo il tuo corpo. Questo è il potere del placebo che si sprigiona dalle pillole.
Il processo è concluso. Ora puoi utilizzare queste pillole di placebo in qualunque test clinico e aspettarti la piena approvazione per questo dai tuoi colleghi, da celebri riviste mediche e dai burocrati della FDA. (Non è uno scherzo. Questo è lo stato dell’arte oggi come oggi nella medicina convenzionale). Anche la speranza ha un ruolo essenziale in tutto questo. Quanto più speri che i tuoi placebo siano realmente placebo, tanto migliori saranno i risultati che otterrai. Di fatto, nel riportare questo fiasco totale, il direttore dello studio che ha messo in luce tutto questo, dott.essa Beatrice Golomb, sostiene: “Possiamo solo sperare che questo non abbia seriamente e sistematicamente colpito i trattamenti medici”. E invece, certamente lo ha fatto. (E a proposito: nessuna mancanza di rispetto per la dott.essa Golomb. Merita rispetto per essere stata disposta ad affrontare questo argomento, che senza dubbio la renderà molto impopolare fra i cultori dello scientismo come è praticato oggi dai ricercatori medici convenzionali). Per risultati migliori, prova ad utilizzare la sostanza placebo più dannosa che puoi. Per esempio, in un test clinico che coinvolge malati di AIDS - che tendenzialmente sono intolleranti al lattosio - i ricercatori hanno usato pillole contenenti... indovinate un pò? Lattosio. Questo è un pò come condurre un test clinico su eroinomani utilizzando l’eroina come placebo, no? Beh, in un modo o nell’altro il nostro farmaco funzionerà “meglio del placebo”. Divertente come funziona, vero?
E se anche non ottenessi i risultati che speri, basta inventarti i tuoi dati, come fanno altri ricercatori clinici. Ricordate il dr. Scott Reuben? Questo rispettabilissimo ricercatore clinico falsificò almeno 21 test per Big Pharma. I suoi test clinici fraudolenti vengono ancora citati per vendere farmaci! Diamine, a chi serve un placebo se puoi inventarti i dati? Provate a riflettere su questo, a chi serve la scienza se si può usare qualunque cosa e chiamarla placebo, in primo luogo? La medicina convenzionale opera test clinici nello stesso modo in cui banche e società di intermediazione finanziaria gestiscono i documenti per i mutui. Si inventano man mano i dati che gli servono, commettendo crimini ogni giorno sperando che nessuno se ne accorga. Non ho mai osservato un gruppo più divertente di idioti assicurarsi l’un l’altro di essere tutti così scientifici mentre praticano gli imbrogli più inimmaginabili. Quel che avviene oggi in nome della sperimentazione clinica di Big Pharma rende in confronto sensitivi e cartomanti decisamente più portati per la scienza. Ma torniamo un attimo su quello studio…Ecco di seguito alcuni stralci dall’abstract della ricerca pubblicata in Annals of Internal Medicine.
“What’s in Placebos: Who Knows? Analysis of Randomized, Controlled Trials” (Cosa c’è nei placebo: chi lo sa? Analisi di test controllati randomizzati”).
Background: Nessuna regolamentazione disciplina la composizione dei placebo. La composizione dei placebo può influenzare i risultati di un test e merita di essere riportata.
Scopo: Valutare quanto spesso i ricercatori specificano la composizione del placebo in test randomizzati basati su placebo.
Sintesi dei dati: gran parte degli studi non esplicitano la composizione del placebo utilizzato. La dichiarazione della composizione risulta meno comune per le pillole rispetto alle iniezioni e altri trattamenti (8,2% contro il 26,7%).
Conclusioni: I placebo sono stati raramente descritti in studi randomizzati e controllati di pillole o capsule. Poiché la natura del placebo può influenzare i risultati dei test, la formulazione dei placebo dovrebbe essere dichiarata nella documentazione dei test basati su placebo.