NUOVI STUDI SCIENTIFICI SULL’ATTIVITA’ ADATTOGENA E IMMUNOSTIMOLANTE DEL GINSENG.

22-06-2019

L’attività qualificante del ginseng è quella adattogena, con aumento delle resistenze aspecifiche dell’organismo nei confronti degli stress di diversa natura. In diverse prove da stress nell’animale si è confermato l’aumento della loro resistenza. Il meccanismo d’azione si è dimostrato di tipo principalmente neuroendocrino con coinvolgimento dell’asse ipotalamo-ipofisario e cortico-surrenalico; nello stress infatti, si manifesta scarsa reattività surrenalica e la produzione di glucocorticoidi e neurormoni è ritardata o insufficiente. Somministrazioni intraperitoneali di ginsenosidi nel ratto aumentano i livelli serici di ACTH e corticosterone probabilmente tramite induzione ipofisaria; studi in vitro hanno comunque dimostrato affinità delle saponine del ginseng per i recettori dei glucocorticoidi e dei mineralcorticoidi. Riguardo agli effetti diretti dei ginsenosidi sul sistema immunitario, è stato osservato un incremento delle immunoglobuline sia nella risposta primaria che secondaria nel topo; nello stesso tempo si è notato un aumento dell’attività delle cellule natural killer (NK) e della produzione di interferone in cellule della milza. Negli studi su persone giovani ed anziane si è confermata l’attività della saponina Rg1 di stimolare l’attività dei tipi linfocitari (CD25 e CD45RA) solitamente diminuiti negli anziani. Altri studi clinici placebo controllati su pazienti defedati in seguito ad interventi chirurgici o terapie radianti confermano le proprietà di protezione e rigenerazione del ginseng come da parametri di laboratorio eseguiti. Anche la fagocitosi e le funzioni macrofagi che possono essere stimolate da somministrazione di estratti di ginseng. 
L’altro meccanismo d’azione che può influire sull’attività tonica e antifatica della droga è quella tramite la quale il ginseng modula in senso positivo la reattività cerebrale; diversi protocolli sperimentali hanno dimostrato aumento delle attività del sistema nervoso centrale sia a riposo che in condizioni di stress. Nella valutazione dell’attività dei singoli ginsenosidi si è visto che il ginsenoside RB1 è leggermente sedativo ed ipotensivo mentre il ginsenoside Rg1 è stimolante il SNC ed ipertensivante. Estratti di ginseng somministrati a giovani e anziani miglioravano in modo significativo la resistenza alla fatica, i tempi di reazione, la coordinazione psicomotoria e lo stato generale di benessere psicofisico. Altri studi hanno rilevato attività ipoglicemizzante degli estratti di ginseng tramite la sensibilizzazione dei tessuti bersaglio nei confronti dell’attività ormonale dell’insulina soprattutto ad opera dei glicani (panaxani A e B). In una prima fase il ginseng stimola l’attività cardiaca, in seguito si assiste ad una leggera riduzione della frequenza cardiaca insieme ad un incremento della contrattilità muscolare. Studi precedenti sull’uomo avevano dimostrato che dosaggi elevati di ginseng provocavano la cosiddetta “sindrome da abuso di ginseng”: ipertensione, nervosismo, insonnia, eruzione dermica, diarree mattutine, disturbi delle funzioni sessuali, amenorrea. L’attendibilità di tale studio è stata smentita da una nuova ricerca, basandosi sul fatto che i ginsenosidi non metabolizzati non si ritrovano nel SNC essendo bloccati dalla barriera ematoencefalica, che i pazienti esaminati provenivano da una popolazione psichiatrica e che spesso il preparato utilizzato è risultato essere adulterato con radici di Rheum, una pianta medicinale a nota azione lassativa.

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