EVITATE L’USO DI STEROIDI NEI BAMBINI.

08-07-2019

L’uso di steroidi nei bambini è difficile da giustificare. Da 40 anni sappiamo che l’uso prolungato per l’asma e gli eczemi provoca il rallentamento della crescita dei bambini e ritarda la pubertà. Molti studi su bambini con artrite giovanile cronica a cui vengono dati gli steroidi indicano un conseguente ritardo nella crescita. I bambini a cui vengono dati steroidi topici e da inalare sono passibili dei medesimi effetti collaterali, come la crescita rallentata e la soppressione surrenale. Gli steroidi possono inoltre influenzare la performance cognitiva dei bambini. Uno studio, in cui i bambini che assumono steroidi in combinazione erano stati sottoposti a test di ritenzione visiva e di associazione, ha dimostrato che le loro capacità (da sei a otto ore dopo aver assunto lo steroide) erano significativamente peggiori di quelli che non l’avevano assunto. Nonostante queste differenze scomparissero un giorno o poco più dopo la medicazione, potrebbero comunque essere costanti per i bambini che assumono questi medicinali per un periodo di tempo prolungato. Le prove suggeriscono inoltre che gli steroidi topici e inalati, possono provocare cataratta e il glaucoma che di solito sono associati solo agli steroidi orali. La densità minerale delle masse diminuisce anch’essa nei bambini, proporzionalmente al periodo di assunzione degli steroidi. E si è scoperto che medicinali che vengono inalati per malattie come l’asma hanno effetti avversi sul metabolismo delle ossa e sulla funzione surrenale ad alti dosaggi (più di 1.000 mcg al giorno). Gli steroidi possono inoltre provocare la morte della massa ossea (osteonecrosi), nel qual caso si rende necessaria la sostituzione dell’articolazione. Anche per quanto riguarda l’artrite reumatoide, nuove ricerche dimostrano che gli effetti antinfiammatori degli steroidi appaiono svanire nel tempo, lasciando le persone in situazioni peggiori di quelle in cui si trovavano prima. I pazienti presso il Royal University Hospital di Saskatchewan, in Canada, che prendevano il prednisolone da 1 a 23 mg per una media di 6,9 anni, avevano dopo cinque anni sintomi di artrite reumatoide simili a quelli di coloro che non avevano mai assunto il medicinale (gonfiore dei legamenti, mobilità ridotta). Dopo 10 anni, la condizione del gruppo che assumeva il prednisolone rivelava un numero maggiore di fratture e cataratta ed era peggiore di quella del gruppo che non prendeva niente. La medicina ha anche trasformato questa situazione in una sindrome, detta “asma resistente agli steroidi”, che include i pazienti che non rispondono a dosi normali di cortisone e nei quali la medicina, in alcuni casi, peggiora l’asma. Molte infezioni altrimenti benigne divengono mortali nei bambini che prendono gli steroidi.
Nell’estate del 1992, a Lexie McConnel, era stata diagnosticata la toxoplasmosi. L’infezione stava invadendo un’area vicino alla retina di Lexie e, secondo il suo dottore, era necessario intervenire nonostante non ci fosse alcun pericolo per la sua vista. Il padre, Art, spiega: “Dopo 24 ore dall’inizio del trattamento con gli steroidi, Lexie stava malissimo per colpa degli effetti collaterali; immediatamente la sua faccia si gonfiò come un pallone. Ci fu detto che doveva condurre una vita normale, allora la mandammo a scuola, a nuotare, nonostante spesso stesse troppo male per rimanere fuori casa. Entro novembre era aumentata enormemente di peso e aveva dolori terribili, buchi nella lingua e feci nere, che in seguito scoprimmo essere la prova di una emorragia interna. Alla fine quando i dolori divennero insopportabili, la portammo all’ospedale. Dopo molte ore, scoprirono che aveva la varicella. I dottori menzionarono inoltre che poteva avere anche un’infezione da herpes simplex diffusa”. È stato solo a quel punto che marito e moglie scoprirono che quei farmaci avevano praticamente distrutto il sistema immunitario di Lexie e che poteva morire anche per una banale infezione come il raffreddore. “Entro la sera era già in terapia intensiva e perse conoscenza”, dice il padre. “Un’ora più tardi era morta”.

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