16-07-2019
Uno studio approfondito pubblicato negli Archives of Otolaryngology descrive una terapia vitaminica efficace sia per l’emicrania che per la sindrome di Mènière. L’autore, un illustre otologo, è il dottor Miles Atkinson, allora docente presso l’Università di New York e attualmente in pensione. Il dottor Atkinson ritiene che la sindrome di Mènière e l’emicrania siano due aspetti della stessa malattia, riconducibili entrambe fondamentalmente allo stesso disturbo metabolico: “la sindrome di Mènière è un’emicrania dell’orecchio, l’emicrania una Mènière del lobo occipitale”, scriveva nel suo articolo. Il collegamento fra emicrania e sindrome di Mènière non è un’osservazione nuova (vi accennava lo stesso Mènière), ma secondo Atkinson non ha ricevuto l’attenzione che gli era dovuta. I pazienti che soffrono di emicrania spesso si sentono storditi e alcuni sviluppano una sindrome di Mènière conclamata, con vertigini, ronzii agli orecchi e perdita dell’udito. In qualche caso la cefalea passa nel momento in cui sopravviene l’attacco di Mènière, ma alcuni sfortunati continuano a soffrire di emicrania anche dopo aver sviluppato la nuova sindrome, che si alterna regolarmente alle cefalee. Molti di questi pazienti fanno una vita da carcerati. Scrive il dottor Atkinson: “il medico che dice al paziente che deve imparare a convivere con gli attacchi di Mènière e gli prescrive fenobarbitale o un qualunque tranquillante, semplicemente non sa di che cosa sta parlando. Né serve a molto il consiglio di quei medici che dicono ai loro pazienti sofferenti di emicrania che devono cercare di non prendersela”. Questi soggetti sono tesi, rigidi, perfezionisti e si impegneranno allo spasimo per “non prendersela” così come si impegnano allo spasimo in tutte le attività quotidiane. “Ad ogni buon conto, né l’emicrania né la sindrome di Mènière hanno origine psicosomatica”, scrive il dottor Atkinson. “L’una e l’altra sono l’effetto di uno spasmo dei vasi sanguigni, seguito da una vasodilatazione che provoca un maggior afflusso di sangue. Nella sindrome di Mènière è lo spasmo primario a produrre il sintomo principale, l’improvvisa vertigine acuta che arriva a ciel sereno mettendo a terra il paziente, mentre la vasodilatazione secondaria, che si traduce nell’accumulo di liquido nell’orecchio interno, è responsabile degli effetti secondari, spesso relativamente lievi: cefalea, malessere generale, la transitoria perdita dell’udito che segue ai primi attacchi”. Nell’emicrania, lo spasmo dei vasi sanguigni produce disturbi della visione, ma il sintomo principale, l’intenso dolore pulsante della testa, è dovuto alla vasodilatazione. Così nella sindrome di Mènière la manifestazione predominante è la vertigine, nell’emicrania la cefalea. Secondo il dottor Atkinson, il modo migliore per trattare l’una e l’altra è prevenire la causa iniziale, cioè lo spasmo dei vasi sanguigni.
E come si fa a prevenire un vasospasmo? Da tempo si sa che la niacina è efficace nel controllo degli attacchi di Mènière del tipo vasocostrizione e si suppone che l’effetto sia dovuto alla sua azione vasodilatatrice. Il dottor Atkinson però sospettava che parte degli effetti benefici prodotti dalla niacina fosse da attribuire alle sue proprietà specificamente vitaminiche: aveva osservato, infatti, gravi carenze croniche delle vitamine del complesso B nei pazienti affetti sia da sindrome di Mènière che da emicrania. A questo punto si pone l’interrogativo, sollevato regolarmente da tutti coloro che non sanno o non vogliono accettare il concetto di carenza cronica di vitamina: perché mai una carenza alimentare, specialmente in un paese prospero e ipernutrito come gli Stati Uniti? “Non ho nessuna conoscenza certa sul perché si producano carenze del genere - scrive il dottor Atkinson - ma ho invece un certo numero di indizi. Per esempio, è di dominio pubblico che l’alimentazione di moltissime persone è tutt’altro che ideale: i ricchi mangiano troppi grassi, i poveri troppo poche proteine e chi non è né troppo ricco né troppo povero mangia troppi carboidrati. C’è chi mangia troppo per consolarsi, chi mangia troppo poco per mantenere la linea. I dati dietetici che riporto sulle tabelle cliniche della maggior parte dei miei pazienti costituiscono una lettura sconfortante”. In più, c’è il fatto che i metodi moderni di lavorazione dei cibi contribuiscono alle carenze, privando gli alimenti di molti principi nutritivi. “Ma il consumo è solo un aspetto dell’alimentazione”, insiste il dottor Atkinson. “Che dire dell’assorbimento? Vi possono interferire i disturbi gastrointestinali, per esempio, e molti farmaci. Fra questi, gli antibiotici sono attualmente i principali imputati per la loro estrema diffusione. Il primo attacco della sindrome di Mènière spesso segue qualche malattia in cui gli antibiotici sono stati somministrati senza risparmio. Sempre, quando si prescrivono antibiotici si dovrebbero prescrivere contemporaneamente vitamine. Ma lo si fa davvero?”. Alcuni medici cominciano ora a rendersi conto della necessità di ricostruire le colonie batteriche (distrutte dagli antibiotici), che aiutano l’organismo ad assorbire le vitamine del complesso B.
Il dottor Eric Ask-Upmark, illustro chirurgo svedese, quando ha prescritto a una sua paziente una preparazione contenente lactobacillus acidophilus, si è accorto con stupore che non solo miglioravano le sue condizioni intestinali, come previsto, ma anche era quasi completamente scomparsa l’emicrania di cui la paziente soffriva da tempo. Dal rapporto pubblicato su Lancet risulta che il dottor Ask-Upmark ha sperimentato lo stesso trattamento su 10 casi di emicrania refrattari al normale regime terapeutico, ottenendo sostanziali miglioramenti con 8 pazienti, che incidentalmente presentavano in qualche misura disturbi gastrointestinali. Alcuni soggetti sofferenti di emicrania possono trovare sollievo reintegrando la flora intestinale mediante l’aggiunta di yogurt o kefir nella dieta quotidiana, un semplice espediente che vale comunque la pena di tentare. Altri invece no; ciascuno di noi ha una precisa individualità metabolica. Chi soffre di malattie del fegato non utilizza o immagazzina a sufficienza le vitamine, per esempio. L’incidenza dei disturbi della cistifellea nei casi di sindrome di Mènière è doppia rispetto alla popolazione generale, osserva il dottor Atkinson. Per contrastare efficacemente la carenza vitaminica in questi pazienti si è trovato che è indispensabile per lunghi periodi un alto dosaggio di vitamine, così alto da apparire ad alcun eccessivo, e proseguire per anni (o magari per tutta la vita, entro certi limiti) una terapia di mantenimento, se si vogliono evitare le ricadute. Tutto questo fa pensare che non si tratti solo di un apporto insufficiente, ma piuttosto di un difetto nell’utilizzazione delle vitamine del complesso B, da attribuirsi probabilmente ad anomalie del metabolismo. Il dottor Atkinson non ha trascurato la possibilità di altre cause di questa disfunzione neuro vascolare, indicando allergia, sforzi oculari, alcol, tabacco e stress fisico o mentale come fattori che possono scatenare il disturbo in casi particolari. Se è vero che fattori di questo genere possono dare il via a un attacco in certi individui, non costituiscono però affatto una spiegazione di quella che è la causa di fondo dell’instabilità neuro vascolare, che è il vero e proprio nocciolo della questione. La situazione è questa: la teoria funziona, nella pratica? La somministrazione di vitamine compensa la carenza ritenuta responsabile della disfunzione e riesce quindi ad eliminare gli attacchi? La risposta, secondo il dottor Atkinson, è un sì alto e sonoro. Una sua paziente aveva sofferto di gravi emicranie fin da bambina e a 45 anni era quasi confinata a letto, afflitta da cefalee continue e sintomi accessori. Né l’ergotina (una sostanza derivata dalla segale cornuta, comunemente usata nella cura dell’emicrania) né qualunque altra medicina risultava efficace. Ci vollero due anni perché la terapia vitaminica cominciasse a produrre un qualche miglioramento avvertibile, ma anche così la paziente era tutt’altro che guarita: “Ciò avveniva 15 anni fa, ricorda il dottor Atkinson. Oggi la paziente è una donna sana ed energica, anche se ogni tanto ha ancora qualche lieve emicrania, così lieve da non costringerla a letto. Presumibilmente si è prodotto un qualche danno irreversibile, ma la paziente si considera guarita”.
Un’altra paziente del dottor Atkinson era una donna di 35 anni che lavorava in un laboratorio d’analisi; col suo stipendio manteneva la madre e temeva di dover lasciare il posto, tanto erano gravi gli attacchi di emicrania: “ancora una volta, l’ergotina non serviva più – riferisce il medico - e aveva cominciato a produrre effetti collaterali. Quando finalmente riuscì a persuadere un medico a prescriverle le iniezioni di vitamine (abitava troppo lontana per venire da me), nell’ospedale dove lavorava ci fu un profondo scetticismo. In sei mesi le sue cefalee erano sotto controllo e non fu per niente facile persuaderla a interrompere le iniezioni. In dodici mesi, era diventata una persona nuova”. La terapia del dottor Atkinson prevede la somministrazione di vitamine per iniezione e per via orale, allo scopo di ottenere un effetto il più rapido possibile. Le iniezioni, secondo questo autore, devono essere endovenose, perché la soluzione usata nel dosaggio richiesto sarebbe dolorosa per via intramuscolare o sottocutanea. Le iniezioni per la prima settimana o due si fanno tutti i giorni e poi tre volte la settimana, finchè non si è ottenuta una consistente riduzione dei sintomi, di solito fino a un totale di 60-70 iniezioni. Secondo l’esperienza del dottor Atkinson, 60 iniezioni sono il minimo indispensabile per tenere sotto controllo gli attacchi della sindrome di Mènière, mentre nell’emicrania possono essere necessarie fino a 100 iniezioni. Le iniezioni sono accompagnate da terapia vitaminica per via orale, anche questa nel dosaggio massimo compatibile con la risposta clinica da un lato e la tolleranza dall’altro. Il trattamento per via orale viene proseguito per vari anni. Il dottor Atkinson usava sia nicotinammide che acido nicotinico. La nicotinammide non ha alcuna azione vasodilatatrice e può quindi essere usata in forti dosi senza produrre spiacevoli rossori. Ma nel trattamento dell’emicrania e delle forme vasospastiche della sindrome di Mènière, l’acido nicotinico è un fattore essenziale per ottenere il successo terapeutico. L’acido nicotinico ha un’azione vasodilatatrice e, come sottolinea Atkinson, questa può essere la ragione della sua efficacia in un quadro caratterizzato da spasmi dei vasi sanguigni. Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante. La dieta dovrebbe essere ad alto contenuto proteico, povera di grassi e con valori medi di carboidrati, né si deve perdere di vista la possibilità che cibi allergenici, come la cioccolata e il formaggio, siano fattori eziologici nell’emicrania. Il fumo nella sindrome di Mènière e l’alcol nell’emicrania, dovrebbero essere limitati o meglio proibiti, essendo cause frequenti e non lievi dei disturbi. Le vittime di emicrania possono soffrire anche di ipoglicemia. Il rapporto fra emicrania e scarsità degli zuccheri nel sangue è stato messo in luce da un articolo del Journal of the American Medical Association, in cui il dottor James Harrill esaminava la storia clinica di 72 pazienti affetti da cefalee e vertigini, i cui sintomi erano stati alleviati da una dieta iperproteica: in tutti i soggetti i sintomi si ripresentavano o si aggravavano durante le cinque ore di una prova di tolleranza al destrosio. L’ipoglicemia in genere è il risultato di un’alimentazione sovraccarica di zucchero e amidi raffinati e povera di proteine e vitamine. Non solo una dieta del genere è povera di vitamine del complesso B, ma i carboidrati raffinati impongono un duro pedaggio a quel poco di vitamine B di cui l’organismo potrebbe disporre, provocando una carenza. Se è vero che l’ipoglicemia può di per sé scatenare la cefalea, è probabilmente la carenza del complesso B, in particolare della niacina, a determinare quella labilità vascolare che rende vulnerabili a questo tormento periodico. Sembra ragionevole supporre che un elevato apporto di vitamine del complesso B, come consigliato dal dottor Atkinson, combinato con una dieta equilibrata, debba prevenire quel tipo di disturbo metabolico che può sfociare infine nella disfunzione neurovascolare che scatena gli attacchi di emicrania e della sindrome di Mènière.