17-07-2019
Da anni la gente si sforza giustamente di ridurre la quantità di grassi che consumano, ma ne esiste un tipo di cui, al contrario, sarebbe bene aumentare la dose, ed è quello contenuto nel pesce. Quando si parla di alimentazione sana, il pesce balza immediatamente in primo piano. I pesci pescati in acque fredde contengono vari grassi polinsaturi, meglio noti con il nome collettivo di acidi grassi omega-3, che ai pesci servono per mantenere costante la temperatura corporea nell’acqua molto fredda, mentre per l’uomo sono preziosi per migliorare le condizioni di salute. Basti pensare agli eschimesi della Groenlandia, che mangiano pesce in abbondanza e proprio per questo hanno un’incidenza bassissima di malattie cardiache. Vantaggi simili sono stati osservati in tutto il mondo: laddove nella dieta di una popolazione è compreso il pesce, la mortalità per cause cardiache è molto più bassa. Benchè siano necessari ulteriori studi al riguardo, è praticamente assodato che gli oli di pesce possono contribuire a controllare varie patologie. Una dieta ricca di pesce, che ostacola la formazione nell’organismo di sostanze chimiche potenzialmente nocive, non si limita a ridurre il rischio cardiaco, ma serve a prevenire i tumori del colon e della mammella, a far nascere bambini più robusti e anche a ridurre le infiammazioni ai polmoni. Negli anni Ottanta una serie di studi dimostrò che una dieta ad alto contenuto di pesce poteva proteggere dalle malattie cardiache e questo spinse molte persone a sostituire la carne rossa e il pollame con piatti a base di pesce almeno una o due volte alla settimana. Fu una scelta giusta. La ricerca ha confermato infatti che chi mangia pesce ha meno probabilità di morire di malattie di cuore rispetto a chi non ne consuma affatto. Inoltre per avere questi vantaggi non sono necessarie grandi quantità di pesce: sembra infatti che due pasti a base di pesce alla settimana siano più che sufficienti per mantenere le arterie libere e il cuore in piena forma. Gli omega-3 contenuti nel pesce riducono la sintesi di prostaglandine, leucotrieni e trombossano, sostanze normalmente presenti nell’organismo che, al di sopra di un certo livello, determinano vasocostrizione e quindi un aumento della pressione sanguigna. Un altro possibile effetto di queste sostanze è un’eccessiva tendenza alla coagulazione del sangue, che a sua volta può provocare patologie cardiache. L’effetto anticoagulante degli omega-3 è particolarmente importante perché i coaguli che si formano nei vasi sanguigni possono bloccare l’afflusso del sangue al cuore e determinare attacchi cardiaci. Sembra inoltre che gli oli di pesce aumentino il tasso del colesterolo HDL, cioè il colesterolo buono che impedisce ai residui dei grassi di depositarsi nelle arterie. La ricerca ha dimostrato che il pesce può offrire vantaggi particolari a chi ha già avuto un attacco cardiaco. Due porzioni di pesce alla settimana possono ridurre le possibilità di un secondo attacco fatale. Sembra anche che consumando una maggiore quantità di pesce pescato in acque fredde tipo il salmone sia possibile impedire alle arterie di richiudersi dopo un’angioplastica, l’intervento chirurgico con cui vengono disostruiti i vasi che portano il sangue al cuore. Oltre ai benefici effetti esercitati su coagulazione e colesterolemia, l’olio di pesce pare favorire la regolarità del battito cardiaco. Ciò è importante perché le irregolarità potenzialmente gravi della frequenza cardiaca, dette aritmie, possono determinare un arresto cardiaco definitivo. Sono sempre più numerose inoltre le prove del fatto che gli omega-3 contenuti nel pesce rafforzano il muscolo cardiaco e lo fanno battere in modo regolare. In uno studio il rischio di arresto cardiaco per i soggetti che assumevano quasi 6 grammi di omega-3 al mese – l’equivalente di una porzione di salmone da 90 grammi alla settimana – è risultato del 50% più basso rispetto a quello di coloro che non assumevano mai omega-3.
Per quanto i vantaggi di un maggior consumo di pesce siano ben noti, conviene non esagerare. Da un grande studio coordinato dalla Northwestern University Medical School di Chicago è emerso che tra coloro che mangiavano più di 240 grammi di pesce alla settimana l’incidenza di ictus era più alta che tra coloro che ne consumavano meno. Questo non significa, tuttavia, che si debba smettere di mangiare pesce, spiega il dottor Kenney. Con piccole porzioni due volte alla settimana ci si garantiscono la maggior parte dei benefici del pesce senza gli effetti collaterali. Da un pò di tempo a questa parte i nutrizionisti consigliano di consumare meno grassi, soprattutto provenienti da carne e latticini, per ridurre il rischio di alcuni tipi di tumore. Ma i grassi contenuti nel pesce rappresentano un’eccezione: ci sono numerose evidenze del fatto che mangiando pesce ci si protegge dal tumore della mammella e del colon-retto. Il pesce protegge dai tumori grazie allo stesso meccanismo per cui previene le cardiopatie: riducendo la sintesi delle prostaglandine che, se presenti in grandi quantità, fungono da promotori tumorali, cioè favoriscono lo sviluppo dei tumori. In uno studio su soggetti provenienti da 24 paesi europei, alcuni ricercatori inglesi hanno scoperto che coloro che mangiavano regolarmente pesce avevano molte meno probabilità di ammalarsi di tumore e hanno calcolato che tre piccole porzioni di pesce alla settimana, ridurrebbero di circa un terzo la mortalità di tumore del colon negli uomini. Ma gli effetti benefici del pesce non finiscono qui. Non ci crederete, ma i ricercatori hanno scoperto che mangiando pesce si possono alleviare i disturbi respiratori provocati dal fumo. I fumatori talvolta presentano una patologia, detta malattia polmonare cronico-ostruttiva, in cui la capacità dei polmoni di assorbire ossigeno è molto ridotta. Pare che mangiando pesce la si possa prevenire. Se siete fumatori accaniti, ovviamente, una fetta di tonno ogni tanto non potrà fare molto per proteggere i vostri polmoni., ma se state cercando di smettere o se vivete con un fumatore, il consumo di pesce può essere un modo per limitare i danni. Abbiamo parlato delle patologie cardiovascolari e dei tumori, in cui si evince palesemente, attraverso varie ricerche, il ruolo fondamentale benefico da parte del pesce. Ma non è tutto. Esistono ancora altri due motivi per includere una maggior quantità di pesce nella propria dieta. In uno studio sono state esaminate le abitudini alimentari di oltre 1.000 donne gravide nelle isole Far Oer, ed è emersa un’interessante correlazione con il peso dei neonati. I figli delle donne che in gravidanza avevano mangiato più pesce alla nascita pesavano, in media, 225 grammi più degli altri, e questo è importante perché in generale il maggior peso alla nascita è indice di buona salute. I ricercatori sospettano che gli omega-3 contenuti nel pesce favoriscano l’afflusso di sangue attraverso la placenta, permettendo al feto di ricevere più nutrienti. Inoltre, bloccando gli effetti delle prostaglandine, che determinano l’inizio delle contrazioni uterine, gli omega-3 prevengono forse travaglio e parto prematuro.