21-07-2019
Usato nell’antichità per la sua azione diuretica ed emostatica, solo all’inizio dello scorso secolo venne valorizzato e preso in considerazione, sia dal punto di vista clinico che farmacologico, confermando così la sua triplice azione diuretica – emostatica – remineralizzante. Una delle proprietà più importanti dell’equiseto riguarda l’attività remineralizzante. La pianta con le sue radici assorbe dal terreno sali alcalini d’acido silicico che danno luogo alla formazione di due tipi di silicio, solubile ed insolubile. Quest’ultimo è responsabile del potere abrasivo della pianta e della capacità di riflettere la luce, che consente alla pianta di proteggersi da un’intensità luminosa troppo forte. La pianta però risulta essere ricca in silicio anche quando cresce in terreni calcarei. La sua azione remineralizzante, confermata per secoli dalla tradizione popolare, non era conosciuta nei suoi meccanismi d’azione finchè Vaquelin suggerì l’ipotesi che tramite probabili riarrangiamenti di sito degli elettroni, il silicio potesse facilitare la formazione di carbonato di calcio. Kervran (1975) scrive a questo proposito: “Solo il silicio organico è un silicio che può ricalcificare” e porta a suffragio di questa affermazione una sua sperimentazione. A ratti sottoposti ad un regime rachitogeno in seguito a frattura dei femori: il callo di cicatrizzazione apparve molto più rapidamente negli animali a cui furono somministrate quantità di equiseto dosate con precisione, al fine di ottenere un’osservazione clinica attendibile. Con il solo calcio non si osservava nessun miglioramento subitaneo, anzi, al termine della sperimentazione, dopo 17 giorni, la comparsa del callo osseo appariva appena agli inizi. Il silicio quindi facilita la ricalcificazione, accelerandone i tempi. Per queste sue peculiarità ne viene consigliato l’impiego sia in gravidanza che nella menopausa e nell’osteoporosi in genere. Il silicio è presente in tutto il nostro organismo, ma in particolar modo nel tessuto aortico e nei tendini; così ad esempio, la sua diminuzione legata ai processi di invecchiamento delle fibre elastiche nel tessuto aortico rende ragione dell’uso dell’equiseto come preventivo nella cura dell’arteriosclerosi, in quanto favorirebbe un rallentamento dell’invecchiamento delle fibre elastiche.
Per quanto riguarda l’attività diuretica, la diuresi provocata dalla droga è puramente idrica, senza alterazione del tenore di elettroliti. La pianta viene consigliata negli edemi post-traumatici e statici e nella diuresi forzata in caso di affezioni batteriche ed infiammatorie delle vie urinarie escretrici e contro la renella. Può essere impiegata come coadiuvante nella terapia dimagrante. L’equiseto svolge azione protettiva sulle mucose determinando un’azione protettiva e favorente la cicatrizzazione. Già Unna, famoso dermatologo, nel 1917 avendo curato alcune dermatiti con preparati a base di equiseto, aveva notato un miglioramento dell’elasticità cutanea e lo aveva attribuito ad una favorevole influenza sull’equilibrio “colloidale cellulare”. La pianta è assai usata in cosmetologia per la prevenzione delle rughe, dell’invecchiamento cutaneo e della cellulite.