23-07-2019
Le più comuni cause non batteriche di danni intestinali sono i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), il consumo di alcol, alimenti allergizzanti, sostanze chimiche e farmaci, i traumi e l’endotossiemia. Il primo passo per proteggere l’intestino consiste nel controllare quel che ci mettiamo in bocca!
GLUTATIONE
Come nel fegato, anche nell’intestino il glutatione stimola la rigenerazione cellulare e protegge da ulteriori danni, dal momento che neutralizza i radicali liberi e alcune tossine. Per sfruttare le proprietà antiossidanti del glutatione, l’organismo ha bisogno di più selenio, necessario per ritrasformarlo nella sua forma normale.
QUERCETINA
Il cromoglicato sodico è un farmaco che inibisce la liberazione di mediatori dell’infiammazione da parte dei mastociti sensibilizzati. È stato usato in molti studi clinici per ridurre i danni intestinali dovuti all’ingestione di allergeni alimentari. La quercetina è un bioflavonoide naturale con effetti metabolici e clinici analoghi: come altri bioflavonoidi, inibisce la liberazione di mediatori dell’infiammazione da parte dei mastociti, fagocita i radicali liberi e riduce l’irritabilità dei muscoli intestinali. I naturopati la usano per controllare le allergie alimentari e favorire la guarigione della mucosa intestinale in caso di infiammazione cronica. La quercetina è utile anche nel trattamento di disturbi come la diarrea, sia cronica sia acuta, e le ulcere gastriche.
ANTIOSSIDANTI
Buona parte del danno alla mucosa intestinale è dovuto ai radicali liberi prodotti dalla reazione infiammatoria agli allergeni alimentari e alle tossine intestinali. Il problema dei radicali liberi si aggrava ulteriormente quando l’afflusso di sangue all’intestino è insufficiente. La somministrazione di antiossidanti aiuta a neutralizzare queste sostanze tossiche. Tra gli antiossidanti naturali più comuni ricordiamo: vitamina E, beta-carotene, acido ascorbico, zinco, selenio e superossido dismutasi (SOD).
EVITARE GLI ALLERGENI ALIMENTARI
I ricercatori hanno notato che la permeabilità intestinale comincia ad aumentare dopo l’ingestione di quantità di alimenti allergizzanti non ancora tali da causare una reazione clinica. In altre parole, qualsiasi dose di allergeni alimentari nuoce all’intestino, ma i sintomi si manifestano soltanto oltre un certo livello. Apparentemente chi soffre di allergie alimentari ha l’intestino particolarmente sensibile; numerosi studi hanno dimostrato per esempio che negli allergici la permeabilità è superiore al normale persino a digiuno e che aumenta ulteriormente dopo l’ingestione di un allergene cui sono sensibili. Per fortuna, se l’alimento nocivo viene eliminato dalla dieta, l’intestino guarisce nel giro di pochi giorni.
RIMEDI PER FACILITARE LA DIGESTIONE
La cattiva digestione provoca molti problemi: malnutrizione, allergie alimentari e maggior rischio di infezioni intestinali. La maggior parte dei soggetti allergici presenta anomalie dell’apparato digerente. Digerire male significa tra l’altro che nell’intestino si trovano grosse molecole che non dovrebbero esserci. I rimedi per facilitare la digestione, quali enzimi fungini, acido cloridrico, pepsina e pancreatina, contribuiscono a ridurre il danno subìto dall’intestino facendo in modo che le molecole degli alimenti vengano degradate correttamente. È facile immaginare che nei pazienti con pochi acidi gastrici la permeabilità gastrointestinale è maggiore e la quantità di tossine batteriche che arriva al fegato è più alta. Curiosamente, la cattiva digestione più che con l’assorbimento di lipidi e carboidrati interferisce con quello di proteine e oligominerali. Ciò significa che è possibile assorbire abbastanza calorie da essere grassi, ma non assimilare abbastanza nutrienti da essere sani e pieni di energia. Quando la digestione è buona, gli enzimi pancreatici digeriscono i nutrienti (in particolare l’acido carbossilico, un acido grasso a catena corta) trasformandoli in acetato, propinato e butirrato, elementi indispensabili per le cellule della mucosa intestinale. Se invece la digestione non avviene regolarmente, si verifica la fermentazione batterica, che determina la produzione di isobutirrato, valerato e isovalerato, inutilizzabili da parte della mucosa intestinale. L’acido butirrico viene prodotto nell’intestino crasso in seguito alla fermentazione batterica della fibra ed è la principale fonte di energia per le cellule epiteliali, oltre a essere importante per la riparazione e rigenerazione di quelle danneggiate.
GLUTAMMINA
La glutammina (l’aminoacido più abbondante nel sangue) è il carburante essenziale per le cellule del rivestimento intestinale, che ne ricavano il 35% dell’energia di cui hanno bisogno. È diffusa negli alimenti e il corpo è in grado di sintetizzarla, ma l’integrazione con glutammina migliora il metabolismo energetico della mucosa gastrointestinale, stimolandone la rigenerazione. La glutammina previene il danno alla mucosa intestinale e, in caso di lesioni, diminuisce il passaggio dei batteri attraverso di essa, probabilmente stimolando i meccanismi di riparazione. L’integrazione con glutammina è particolarmente utile per riparare i gravi danni intestinali, talvolta letali, dovuti alle radiazioni addominali. La glutammina è importante anche in tutte le situazioni in cui la necessità di riparazione cellulare è particolarmente alta, per esempio dopo un intervento chirurgico o un’ustione grave. In tali occasioni i livelli di glutammina crollano e l’afflusso di sangue all’intestino diminuisce, provocando notevoli problemi alle cellule intestinali. Questo spiega il perché della degenerazione intestinale osservata nei traumatizzati gravi o nei grandi ustionati. L’integrazione con glutammina è utile infine per accelerare la riparazione del danno in patologie intestinali croniche quali il morbo di Crohn e la colite.
DIGIUNO
La mucosa intestinale guarisce durante il digiuno, come dimostrato dal calo della permeabilità intestinale che si osserva nei pazienti che digiunano. Con il digiuno è stato possibile ridurre la permeabilità intestinale di alcuni malati di artrite reumatoide in soli quattro giorni. Dopo sette-dieci giorni il gonfiore, il dolore e la rigidità articolare erano diminuiti, come pure la velocità di eritrosedimentazione e il livello di proteine dell’infiammazione nel plasma (due indicatori dell’infiammazione). Tuttavia, tornando alla stessa dieta di prima, i sintomi e la permeabilità intestinale si sono ripresentati dopo una sola settimana. Com’era prevedibile, i ricercatori ne hanno dedotto che il digiuno non è di alcuna utilità a lungo termine nell’artrite. Sarebbe più corretto dire che ricominciando ad assumere allergeni alimentari, si è ricreata la patologia intestinale e, di conseguenza, quella articolare. Il digiuno in questo caso consisteva in una dieta a base di 2-3 litri al giorno di succhi di frutta e di verdura diluiti. I digiuni molto prolungati, per esempio di tre settimane o più, possono provocare danni all’intestino e ai processi digestivi e non andrebbero mai intrapresi senza il controllo di un esperto. È interessante notare che uno dei motivi per cui i digiuni a lungo termine possono causare problemi è che provocano una carenza di glutammina.