CANCRO AL SENO: INUTILE ELIMINARE I LINFONODI.

16-09-2014

Stanno facendo discutere in tutto il mondo i risultati di uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association da cui è emerso che lo svuotamento ascellare nelle donne con tumore al seno è una pratica che non ha alcuna incidenza sull’allungamento dell’aspettativa di vita. L’intervento è una conseguenza diretta dell’identificazione delle vie linfatiche quale canale di diffusione del cancro del seno. Scoperta che ha consentito di mettere a punto la tecnica del linfonodo sentinella grazie a cui è possibile verificare se il tumore è circoscritto o ha iniziato a propagarsi nell’organismo. “Per i pazienti in cui il linfonodo sentinella contiene metastasi, lo svuotamento ascellare [cioè l’eliminazione dei linfonodi ascellari] è lo standard di trattamento”, hanno scritto gli autori della ricerca.  Tuttavia, “non è chiaro se lo svuotamento incida sulla mortalità”. Si tratta di un dato essenziale, visto che l’intervento “può essere causa di complicazioni indiscutibili e spesso inaccettabili come sieroma [l’accumulo di siero nella cavità ascellare], infezioni o linfedema”, cioè l’ingrossamento del braccio per l’accumulo di linfa. Fino ad arrivare a deficit motori della spalla o del braccio a causa di lesioni a carico dei nervi. Per questa ragione il team di ricercatori coordinati dal Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York ha valutato l’impatto sulla mortalità di questo intervento.
La ricerca è stata condotta su quasi 900 donne con tumore al seno in stadio T1 e T2 (compresi tra 0,5 e 5 cm) e metastasi rilevate all’esame del linfonodo sentinella. Soltanto la metà di esse ha eseguito lo svuotamento ascellare, mentre i due gruppi hanno seguito il medesimo trattamento. A 5 anni, la mortalità nei due gruppi si è rivelato perfettamente sovrapponibile: 91,8 per cento nel gruppo che ha eseguito la dissezione ascellare, 92,5 nelle donne sottoposte soltanto al lifonodo sentinella. Nessuna differenza neanche nella sopravvivenza libera da malattia: 82,2 per cento nel primo gruppo, 83,9 nel secondo. Differenze abissali, invece, nei tassi di complicazioni: infezioni, sieroma e parestesie si sono verificate nel 70 per cento delle donne che avevano eseguito lo svuotamento ascellare e nel 25 delle altre. Dati che hanno indotto i ricercatori ad affermare che “l’implementazione di un cambiamento in questa pratica può migliorare gli esiti clinici in migliaia di donne ogni anno, riducendo le complicanze associate allo svuotamento ascellare e migliorando la qualità di vita. Senza che ciò incida su una riduzione della sopravvivenza”. Un cambiamento di rotta che potrebbe, in sostanza, avere ricadute immediate sui pazienti. Ma si tratta realmente di una novità? “Lo studio non sorprende per niente, dal momento che conferma quello che già si sapeva”, afferma Stefano Ciatto, consulente per lo screening mammografico di Padova e membro del consiglio scientifico della Scuola italiana di senologia. “Sappiamo da decenni che svuotare l’ascella non serve a salvare vite ma a capire come sarà la prognosi”, spiega. La positività al linfonodo sentinella, in sostanza, “dà semplici informazioni prognostiche, consente di sapere in quali soggetti il tumore è più aggressivo e si rifarà vivo”. Quindi, più che dare nuove indicazioni, lo studio pubblicato su Jama sottolinea l’inappropriatezza dello svuotamento ascellare così come eseguito finora. La pratica, infatti, spiega Ciatto, “andrebbe riservata soltanto ai soggetti che hanno un linfonodo ingrossato. In tal caso significa che la malattia cresce lì ed è quindi opportuno intervenire”. Tradotto in cifre, “per cento donne con cancro al seno, 30-35 hanno metastasi ascellari, ma soltanto 20 sono candidate allo svuotamento”, conclude.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21304082

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