IL TRATTAMENTO VITAMINICO RIDUCE LE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO.

10-08-2019

Uno psichiatra eminente ha trovato che somministrando dosi massicce di certe vitamine ai bambini con difficoltà di apprendimento ha ottenuto risultati migliori di quelli vantati dalle anfetamine, tutt’altro che innocue. Infatti, il dottor Allan Cott, consulente psichiatra del New York Institute of Child Development, ha scoperto un modo per alleviare o guarire il problema sanitario che è responsabile delle difficoltà di apprendimento, invece di limitarsi a mascherare il problema lasciandolo senza cure, come fa la somministrazione di anfetamine. L’iperattività, un grosso problema affettivo dell’infanzia, viene spesso trattata con le anfetamine o con Ritalin. Secondo il dottor Cott, che oltre alla consulenza per l’istituto svolge anche la professione privata, questo effetto sedativo è troppo passeggero e può comportare pericolosi effetti collaterali. Ma il punto fondamentale è che a suo avviso il problema reale del bambino non è l’iperattività: questo non è altro che un sintomo, ma il disturbo di base è un’alterazione biochimica che risponde al trattamento con dosi massicce di vitamine B2, B3, B6, C ed E, oltre che a una modificazione delle abitudini alimentari. I sostenitori dell’uso di farmaci per la cura dei problemi comportamentali dell’infanzia sostengono che il problema cessa con l’inizio dell’adolescenza, ma dicendo questo parlano solo dell’iperattività. 
Il dottor Cott ha osservato che l’adolescenza non fa altro che introdurre una sintomatologia lievemente diversa: il problema reale non necessariamente si risolve col tempo, ma rimane semplicemente latente. In effetti, riferisce il dottor Cott, "il primo gruppo di ragazzi con difficoltà di apprendimento che ho avuto modo di esaminare erano proprio adolescenti che frequentavano con scarso profitto la scuola media o le ultime classi elementari. Si trattava di ragazzi perfettamente normali, che frequentavano scuole normali: semplicemente, non imparavano e non riuscivano a concentrarsi. Le madri riferivano, per esempio, che provavano a leggere qualcosa, ma dopo i primi sbagli si bloccavano. Raccogliendo un’anamnesi completa di questi ragazzi, trovavo che il sintomo principale di cui avevano sofferto in passato era l’iperattività, anche se questa in adolescenza era in massima parte scomparsa". Il dottor Cott decise di tentare con forti dosi di vitamine per ridurre l’iperattività infantile, dati i risultati positivi ottenuti con la terapia ortomolecolare nelle malattie mentali degli adulti. "Avevo già trattato per vari anni i disturbi psichiatrici con dosi massicce di vitamine. Avevo osservato risultati così buoni nella terapia degli adulti che volli estendere il trattamento ai disturbi mentali dell’età evolutiva. I miglioramenti sono stati più netti che negli adulti e la terapia ha prodotto risultati ancora più vistosi. Una delle cose che ho scoperto nel trattamento di questi bambini è che via via che la loro malattia cominciava a regredire, ed era almeno in parte sotto controllo, veniva meno l’iperattività, che è uno dei sintomi principali di tutti i bambini che presentano turbe emotive di qualunque tipo. Scomparsa l’iperattività, i bambini erano in grado di cominciare a seguire i programmi scolastici. Allora, cominciai a usare il trattamento con bambini che presentavano semplicemente difficoltà di apprendimento. Ho visitato e curato bambini di ogni tipo e ho pubblicato parte dei risultati ottenuti nel trattamento delle forme psicotiche e di altre turbe gravi dell’infanzia". 
È stato però il successo ottenuto nel trattamento di uno studente delle scuole superiori a convincere il dottor Cott dell’opportunità di applicare il suo metodo al più presto possibile nei bambini con difficoltà di apprendimento. Prima di ciò, ai genitori che gli portavano bambini iperattivi poteva rispondere solo che non era preparato a curare bambini che non presentavano cerebropatie e tuttavia avevano difficoltà scolastiche: la letteratura specializzata non gli offriva niente che potesse servire a risolvere problemi del genere. Dietro le insistenze dei genitori, che chiedevano comunque un aiuto per i loro figli, si decise a tentare la terapia vitaminica sui bambini iperattivi e i miglioramenti furono un’emozionante sorpresa sia per lui che per i genitori. Successe poi che una madre portasse a visita dal dottor Cott il figlio diciannovenne, studente delle scuole superiori. Questo caso rappresentò una svolta nel trattamento vitaminico dell’iperattività. "Ancora una volta, dovetti dirle che non sapevo se la cosa sarebbe servita, perché non avevo mai curato un soggetto di quell’età con problemi di apprendimento. La madre e il ragazzo stesso mi raccontarono che solo a prezzo di sforzi immani era riuscito a finire la scuola media. Ora era iscritto al primo anno in un college. Per venire da me avevano approfittato delle vacanze natalizie, in occasione delle quali era tornato a casa. Mi disse che i suoi compagni finivano le lezioni in un paio d’ore, mentre a lui spesso ci volevano otto ore per arrivare in fondo allo stesso lavoro. Da quanto gli era difficile leggere, concentrarsi e comprendere quello che aveva letto, era costretto a rileggere uno stesso paragrafo tante volte di seguito prima di poterne assorbire il senso. Lo misi a dose massicce di vitamine, le stesse dosi richieste per un adulto della sua statura e peso corporeo, e dopo circa due mesi ricevetti una lettera da sua madre. La trasmisi all’American Schizophrenia Association, perché rappresentava una testimonianza a favore della terapia ortomolecolare quale non avevo mai visto prima. Si può ben capire il mio interesse: un ragazzo di 19 anni e la madre che mi scriveva che per la prima volta lo vedeva sedere al suo tavolo e leggere un libro con piacere. Fino a quel momento leggere era stato quasi una tortura per lui. Ne parlai all’èquipe dell’Istituto. Cominciarono allora a lavorare sulle vitamine. Quando ebbero raccolto un numero sufficiente di casi per costituire un campione adeguato, furono sbalorditi, com’ero stato io, dei risultati che ottenevano. Istituirono allora un reparto per il trattamento delle difficoltà di apprendimento, in cui i loro metodi terapeutici consueti venivano integrati con la somministrazione di vitamine. Nel frattempo, continuavo nella mia pratica professionale privata a curare i bambini che venivano da me con problemi di apprendimento e ottenevo regolarmente gli stessi risultati. Se i genitori perseveravano nella cura, senza sospendere la somministrazione, i bambini cominciavano a migliorare. Quelli che avevano risultati minimi erano sempre genitori che avevano rinunciato troppo presto. Le vitamine non sono come una medicina".
In altre parole, le vitamine hanno bisogno di più tempo per fare effetto, perché la loro azione tende a costituire passo per passo un sano fondamento a livello cellulare, non semplicemente a eliminare dei sintomi, come fanno le medicine. Le vitamine, con questa loro azione più lenta, agiscono efficacemente infatti dove c’è un fabbisogno di una data sostanza nutritiva che magari è maggiore di quello che può soddisfare la normale alimentazione: può darsi che quella sostanza manchi nel cibo, oppure che l’organismo non sia in grado di assorbirla adeguatamente. L’effetto delle vitamine è più permanente, perché queste sostanze stimolano delle modificazioni biochimiche di fondo nel bambino, modificazioni che possono comportare la riduzione dell’iperattività, cosicchè ora il bambino è in grado di stare tranquillo a sedere, studiare con interesse e applicarsi in maniera costruttiva. I farmaci rallentano l’iperattività, ma non fanno altro che eliminare i sintomi, senza toccare la causa del problema. Inoltre, questo tipo di farmaci comporta svariati effetti collaterali pericolosi e, se non vengono somministrate correttamente, possono condurre a una vera e propria tossicodipendenza.

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