20-08-2019
Alton Ochsner, ex professore di chirurgia alla Tulane University School of Medicine, in un articolo su Executive Health, definisce la flebite “la malattia da poltrona”: secondo la sua esperienza, si tratta di una malattia che minaccia particolarmente i dirigenti impegnatissimi, che passano buona parte del loro tempo a sedere (in auto, in treno, in aereo, ai tavoli da riunione, alla scrivania). Il dottor Ochsner era convinto che una valida precauzione per mantenere in buona salute il sistema circolatorio è integrare la dieta con un supplemento di vitamina E. Riferisce infatti nell’articolo appena citato di aver scoperto che la vitamina E in presenza di calcio agisce come fattore antitrombosico: “rispetto agli altri anticoagulanti ha il vantaggio di non produrre tendenza all’emorragie e di poter essere usata senza rischio in sede di prevenzione, con quei pazienti che sono candidati alla flebotrombosi”. Nelle situazioni patologiche legate alla formazione di coaguli sanguigni, è pratica comune somministrare farmaci che impediscono al sangue di coagularsi: è un intervento di pronto soccorso che talvolta può salvare una vita, ma presenta delle complicazioni. Gli agenti anticoagulanti distruggono quelle sostanze presenti nel sangue che lo fanno coagulare: se il sangue diventa troppo liquido e perde la capacità di coagularsi, c’è il pericolo di emorragie. Un coagulo sanguigno, naturalmente, è una cosa grave, specialmente se circola in un vaso che conduce al cervello o al cuore, ma non meno pericolosa è un’emorragia in uno di questi due organi. Interferire con la capacità di coagulare del sangue comporta il rischio di grosse complicazioni. È questa una delle ragioni per cui il dottor Ochsner preferiva trattare i suoi pazienti con vitamina E, un elemento naturale che è un costituente normale dell’organismo, non una medicina: la vitamina E tende a normalizzare la situazione del sangue, regolando sia quelle sostanze che producono i coaguli, sia quelle che causano emorragie. La vitamina E ha altri poteri che la rendono ancor più preziosa per la salute. Il dottor Evan Shute, già molti anni fa sottolineava, in una relazione al Congresso mondiale di ostetricia e ginecologia, che la vitamina E “ha una straordinaria capacità di accrescere la circolazione collaterale”. Si tratta di un dispositivo molto importante. Quando una parte del sistema circolatorio è colpita, l’organismo cerca di restaurarla. Poniamo che un vaso sanguigno sia ostruito da un coagulo: naturalmente quella parte del corpo che è servita dal vaso in questione è esposta a soffrire di un’irrorazione insufficiente e quindi bisogna che un altro vaso sanguigno entri rapidamente in azione, in modo che il sangue possa aggirare l’ostruzione. La vitamina E, come metteva in rilievo il dottor Shute, ha la capacità di mettere in condizioni di funzionare questo vaso sanguigno ostruito, così da sbloccare la circolazione. Uno degli effetti più interessanti e positivi della vitamina E secondo il dottor Shute, è che i pazienti sottoposti a questo trattamento non soffrono il distacco di emboli, quegli emboli che così spesso viaggiano fino al cuore e ai polmoni, rischiando di soffocare funzioni vitali. Solo una volta, raccontava il dottor Shute, ha dovuto registrare un embolo polmonare in un suo paziente. Si era distaccato ai primi giorni della terapia con vitamina E, quando ancora i medici seguivano la pratica di tenere i pazienti a letto per sei settimane dopo un episodio di trombosi delle coronarie. Trovando in occasione di un controllo periodico, su un paziente in tale situazione una tromboflebite della gamba sinistra, il dottor Shute aumentò il dosaggio di alfa-tocoferolo: il giorno immediatamente successivo, il paziente aveva un embolo polmonare, che però in capo a due giorni si era risolto. Invece di ricorrere al pericoloso trattamento con anticoagulanti, oppure, come si usa quando lo stato patologico è avanzato, a radicali interventi chirurgici, i medici possono prescrivere vitamina E: ciò permette di evitare il ricovero ospedaliero e, soprattutto, di salvare molte vite. Il dottor Ochsner, che ha usato il trattamento con vitamina E nella sua famosa clinica di New Orleans, riferiva di aver trovato questa forma di trattamento preventivo “molto soddisfacente” nei soggetti predisposti a trombosi venose o tendenti comunque a formare coaguli sanguigni. Qual è il dosaggio di vitamina E necessario a prevenire queste malattie? Il dottor Shute suggerisce 200 UI (Unità Internazionali) al giorno per soggetti adulti in buone condizioni di salute. Quando però compare una tromboflebite, secondo la sua esperienza clinica qualunque dosaggio inferiore alle 600 UI quotidiane è insufficiente: con dosaggi inferiori ha osservato la formazione di emboli, mentre con 600 UI di alfa-tocoferolo al giorno i risultati sono stati costantemente positivi. Ecco alcune direttive fondamentali, semplici ed efficaci: imparare a considerare la vita sedentaria una minaccia potenziale, prendere l’abitudine di una passeggiata quotidiana per mantenere attiva la circolazione nelle gambe e tenere una dieta ricca di vitamina E.