27-08-2019
Alcuni ricercatori hanno scoperto che sottoponendo i ratti a una situazione stressante, quelli che ricevono un supplemento di vitamina E in forti dosi sviluppano ulcere molto meno numerose e gravi in confronto agli animali che sono tenuti semplicemente a una “buona” dieta senza integrazioni vitaminiche. In un articolo pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, Jon Kangas, Michael Schmidt e George Solomon, riferiscono di aver diviso i ratti in due gruppi di 12: al primo gruppo venivano somministrati due volte al giorno 50 mg di vitamina E in soluzione, al secondo una soluzione molto simile, ma senza vitamina. Erano state preparate delle gabbie speciali con al centro un divisorio di plastica trasparente che impediva all’animale di raggiungere il cibo e l’acqua, permettendogli però di vederlo continuamente senza poterlo toccare (solo una volta al giorno gli era consentito avvicinarsi al cibo). Così come la tensione continua di un’attività frenetica produce l’ulcera nell’uomo d’affari così la vista continua del cibo e dell’acqua irraggiungibili produceva ulcere nei ratti dell’esperimento. Dopo 12 giorni di questo trattamento, gli animali venivano sottoposti ad autopsia. Tre patologi, incaricati di valutare indipendentemente la gravità delle ulcere, indicando un punteggio numerico su una scala a quattro punti, hanno concluso che i ratti del gruppo di controllo (senza supplementi di vitamina E) presentavano una situazione di estrema gravità, con un punteggio medio di 3,42, mentre agli animali trattati con vitamina E veniva assegnato un punteggio medio di 1,92. In altre parole, i ratti che non avevano ricevuto l’integrazione vitaminica avevano sviluppato un 78% di ulcere in più. “Era chiaramente dimostrato – scrivono gli autori – che la vitamina E in forti dosi, somministrata fin dall’inizio e per tutto il periodo dello stress ha ritardato la formazione di ulcere”. E aggiungono: “È possibile che, avendo significative proprietà profilattiche in rapporto alla formazione di ulcere, la vitamina E possa anche facilitare il trattamento delle ulcere una volta formate. C’è l’indicazione per approfondire la ricerca in questa direzione”. C’è anche un’altra prospettiva dietetica interessante ai fini della prevenzione e terapia dell’ulcera, ma prima di considerarla è opportuno soffermarci un momento sull’ulcera come malattia e su alcune delle “cure” che vengono comunemente prescritte.
Fondamentalmente esistono tre tipi di ulcera: peptica, gastrica e duodenale. La prima è un’erosione del rivestimento interno dello stomaco o di quella parte del duodeno che è più vicina allo stomaco; l’ulcera gastrica è la corrosione e degenerazione degli organi gastrici; l’ulcera duodenale infine è una degenerazione del duodeno, quel tratto di 20-25 cm di tubo digerente che segue allo stomaco. I sintomi di ulcera sono molto vari: alle cefalee a sensazioni di soffocamento, a dolori e pruriti lombari. Quando il dolore si fa sentire nello stomaco, spesso viene attribuito a qualche episodico eccesso alimentare. Infine, il dolore diventa così intenso che non si può riconoscerlo per quello che è. Benchè da lunghissimo tempo note alla scienza medica, le ulcere rimangono un enigma. Nessuno si sente di affermare con sicurezza come cominciano. Sono stati chiamati in causa problemi emotivi, anche se l’ulcera colpisce persone con personalità di ogni tipo possibile e immaginabile: grassi e magri, alti e bassi, miti e aggressivi, tutti possono avere l’ulcera. Quando poi si viene al discorso delle cure, le variazioni sono non meno ampie. Dapprima si credeva che il bisturi potesse “guarire” l’ulcera, poi sono venuti i trattamenti farmacologici. La terapia più tradizionale è la dieta in bianco, che però ultimamente è caduta in disgrazia: lo stesso latte, da lungo tempo di rigore per gli ulcerosi, è risultato efficace più o meno come cercare di spegnere un incendio con il contagocce. In un articolo comparso sull’American Journal of Clinical Nutrition, il dottor Douglas W. Piper scrive che la ricerca ha dimostrato che il paziente dovrebbe bere quasi un litro di latte ogni quarto d’ora per neutralizzare i succhi gastrici che aggravano l’ulcera (forse si riferisce alle ricerche sovvenzionate dalle multinazionali del latte?). Fortunatamente, le vitamine possono fare qualcosa di più per l’integrità delle pareti dello stomaco. I tre autori della ricerca sulla vitamina E di cui si è parlato prima hanno avanzato l’ipotesi che l’efficacia protettiva di quella sostanza sia dovuta alle sue proprietà antiossidanti, cioè alla sua capacità di impedire che le sostanze presenti nell’organismo si combinino chimicamente con l’ossigeno, degradandosi. Ma oltre alla protezione generale che assicura ai tessuti del sistema gastrointestinale, la vitamina E ha un’altra proprietà antiulcera molto specifica, in collegamento con la vitamina A. in effetti, se i tre studiosi californiani avessero introdotto nell’esperimento un terzo gruppo di animali trattati con supplementi combinati di vitamina E ed A, avrebbero forse osservato un’azione profilattica ancora più efficace.
Le prove di ciò sono già patrimonio acquisito della letteratura scientifica. L’effetto sinergico della vitamina E con la vitamina A era stato osservato già nel 1946, quando J.L. Jensen pubblicò su Science il rapporto di una sperimentazione su ratti sottoposti a carenza di vitamina A, da cui risultava che la formazione di ulcere gastriche era evitata con la somministrazione di alfa-tocoferolo, o vitamina E. Nel 1947 comparve sui Proceedings of the Society for Experimental Biology and Medicine, una specie di continuazione di questo esperimento, ad opera di T.L. Harris e dei suoi collaboratori. Stavolta, si cercava di scoprire che cosa avveniva somministrando vitamina A in forti dosi e variando l’apporto di vitamina E. 40 giovani ratti maschi vennero anzitutto sottoposti a una dieta carente di vitamina A ed E, causa riconosciuta dell’ulcera. Dopo due settimane, a tutti gli animali si cominciò a somministrare una dose quotidiana di 300 UI di vitamina A, ma solo per metà del gruppo questa era integrata anche a una dose di vitamina E. Al termine di sette settimane di trattamento, si procedette all’autopsia, per esaminare le lesioni gastriche. Il 50% dei ratti trattati solo con vitamina A presentava una o più ulcere nel tratto iniziale dello stomaco, mentre nel gruppo cui era stata somministrata anche vitamina E non c’era nemmeno un caso di ulcera. Per quanto notevole sia questo risultato, non è certo una sorpresa per chiunque abbia un pò di familiarità con i meccanismi fondamentali di azione fisiologica delle vitamine A ed E.
La vitamina A è decisiva per lo stato di salute delle mucose che tappezzano le cavità del corpo: gola, fosse nasali, orecchio medio, polmoni, cistifellea, vescica urinaria. Quando c’è un apporto adeguato di vitamina A, queste membrane secernono continuamente muco, un liquido che ricopre le cellule proteggendole da batteri, acidi e altre aggressioni ambientali. La vitamina E, preservando le scorte di vitamina A, garantisce una sufficiente irrorazione di muco protettivo alle cellule epiteliali. In realtà il rapporto fra queste due vitamine è un pò più complicato di così. Al termine di ulteriori sperimentazioni sulle due sostanze in questione, Harris e i suoi collaboratori sono giunti alla conclusione che la carenza di vitamina A di per sé non produce ulcera. Nè peraltro la vitamina A, sia pure in dosi massicce, può prevenire la formazione di ulcere in animali sotto stress: da questa constatazione, gli autori hanno tratto la conclusione che “l’azione del tocoferolo non si spiega semplicemente col risparmio di vitamina A nel tratto gastrointestinale”. In altre parole, la vitamina E in se stessa assicura un tipo importante di protezione, come risulta dalla più recente ricerca californiana. Altri studi su soggetti umani, tuttavia, indicano che anche la vitamina A, da sola, è in grado di combattere il processo di ulcerazione. Il dottor Neil Hutcher, del Medical College of Virginia, riferisce in un articolo per Medical World News che la vitamina A si è rivelata efficace per la cicatrizzazione delle ulcere prodotte in pazienti sottoposti a trattamento con steroidi.
Si pensa che gli steroidi (ACTH e corticosteroidi) contribuiscano all’insorgenza di ulcere abbassando l’efficienza dei meccanismi di difesa a livello gastrico. Ciò significa che le cellule epiteliali della superficie non si rinnovano con la dovuta rapidità. Quindi, secondo il dottor Hutcher, la produzione di muco rallenta. Questo autore e i suoi collaboratori ritengono che la vitamina A ritardi la formazione di ulcere stimolando direttamente le cellule epiteliali a riprodursi normalmente, col risultato ultimo di aumentare la produzione di muco. Per lo più si pensa all’ulcera come a una lesione che si sviluppa lentamente attraverso gli anni. Ma l’ulcera può essere anche l’effetto di un traumatismo improvviso e violento. In questi casi, la vitamina A può veramente salvare la vita. Il dottor Merrill S. Chernov e due suoi collaboratori riferiscono sull’American Journal of Surgery di aver misurato il livello ematico della vitamina A in pazienti ricoverati per ustioni gravi o altri grossi traumi, osservando in 29 casi su un totale di 35 un vistoso abbassamento dei valori. Il dottor Chernov sapeva dalla sua esperienza clinica che questi pazienti sviluppano spesso gravi ulcere e questa scoperta circa il tasso di vitamina A in circolo indusse lui e la sua èquipe a condurre un esperimento.
Su un gruppo di 36 traumatizzati gravi, 14 furono trattati con una speciale preparazione idrosolubile di vitamina A in dosi di 10.000-400.000 UI al giorno. L’ulcera comparve in due soli casi, mentre negli altri 22 pazienti, trattati con tutte le normali risorse della medicina moderna, ben 15 svilupparono ulcere da stress acuto (in 14 casi con gravi emorragie del tratto gastrointestinale superiore). Mettendo insieme tutti questi risultati, la conclusione è ovvia: la vitamina A e la vitamina E, sia prese ciascuna singolarmente, ma soprattutto insieme, offrono una protezione contro l’ulcera nettamente superiore a qualunque altro metodo noto alla scienza medica. L’efficacia protettiva di questo “tandem” non si limita all’ulcera. Gli esperimenti condotti nei famosi laboratori del Battelle-Northwest Research Institute indicano che queste due vitamine proteggono anche i polmoni dai danni dell’inquinamento atmosferico. Le cellule che tappezzano i polmoni sono naturalmente diverse da quelle che costituiscono il rivestimento dello stomaco, ma in entrambi i casi si tratta di cellule epiteliali che richiedono la produzione di muco per essere protette dai loro nemici, siano questi l’acido solforico spesso presente nello smog, oppure gli acidi digestivi in eccesso nello stomaco. Ciò non significa che le vitamine E ed A si debbano considerare un surrogato accettabile di una radicale pulizia ambientale, ma è rassicurante sapere che fintantoché questa non sarà realizzata abbiamo a disposizione un utile presidio.