08-10-2019
Un’èquipe di cinque medici guidata dal dottor Platon J. Collipp, ha presentato in un articolo sugli Annals of Allergy la prova convincente che la vitamina B6, o piridossina, può offrire un sollievo innocuo ed efficace a molti asmatici. Il dottor Collipp e i suoi collaboratori hanno fatto caso per la prima volta ai livelli ematici di vitamina B6 nei bambini asmatici in seguito ai risultati di un accertamento diagnostico di routine, la prova da carico di triptofano, una tecnica clinica usata per determinare se l’organismo gode di un apporto sufficiente di vitamina B6 e l’utilizza adeguatamente. Al paziente si somministra per via orale una dose di triptofano, un amminoacido essenziale che per essere metabolizzato correttamente ha bisogno della vitamina B6. Se questa, per una ragione qualunque, è insufficiente, si formano in quantità abnorme prodotti metabolici di scarto. La presenza nell’urina di alti livelli di acido xanturenico e chinurenico (due di questi metabolici) dopo la somministrazione di triptofano costituisce di solito un segnale d’allarme della carenza di vitamina B6. La prova da carico di triptofano, eseguita su 32 bambini con asma bronchiale, aveva effettivamente rivelato alti livelli di acido xanturenico e chinurenico nelle urine. Il dottor Collipp e i suoi collaboratori decisero allora di sottoporre cinque di questi bambini a forti dosi di vitamina B6, per vedere cosa sarebbe successo. Per tre mesi il dosaggio era 50 mg al giorno, aumentati a 100 mg per i sei mesi successivi. Nel frattempo, veniva ripetuta periodicamente la prova da carico di triptofano. Al termine dei nove mesi, la presenza di acido xanturenico e chinurenico nelle urine era scesa quasi a livelli normali, indicando che i bambini ricevevano un apporto sufficiente di vitamina B6. Ma anche qualcosa di molto più vistoso era successo mentre i bambini prendevano la vitamina: i sintomi di asma (grave in tutti cinque, tanto da richiedere frequenti ricoveri ospedalieri) erano diminuiti e si osservava un chiaro miglioramento clinico. In effetti quanta più vitamina B6 prendevano, tanto meglio si sentivano i bambini.
Incoraggiati da queste osservazioni, il dottor Collipp e la sua èquipe misero a punto uno studio clinico più elaborato. Fu scelto un campione di 16 asmatici in età evolutiva, dai 2 ai 16 anni, tutti con forme di asma dal medio al grave. Il gruppo fu poi diviso in due sottogruppi: uno veniva trattato con due pasticche di 100 mg di vitamina B6 al giorno, l’altro con due pasticche di placebo. Né i medici né i pazienti sapevano chi prendeva davvero la piridossina: un autentico studio a doppio cieco. Durante un periodo di cinque mesi, i genitori tennero un diario regolare delle condizioni dei figli, registrando su appositi moduli tutti i sintomi, come affanno, difficoltà di respirazione, tosse, oppressione del petto, numero di attacchi d’asma. Ogni mese i bambini venivano esaminati dai medici, che in quell’occasione raccoglievano i moduli compilati, per analizzarli. I risultati furono sorprendenti. Durante il primo mese di esperimento entrambi i gruppi andavano più o meno allo stesso modo, ma già a partire dal secondo mese il gruppo trattato con dosi quotidiane di 200 mg di vitamina B6 presentava meno attacchi d’asma in confronto al gruppo di controllo e meno sintomi collaterali (affanno, tosse, oppressione, difficoltà di respiro). In conseguenza, c’era meno bisogno di medicine (broncodilatatori e cortisone per via orale). Queste differenze si mantennero fino alla fine dell’esperimento, raggiungendo il livello massimo di significatività nel corso del secondo e quinto mese. “I dati raccolti su questi pazienti sembrano indicare che la piridossina può essere una vitamina utile, capace di ridurre la gravità della malattia in molti bambini asmatici, anche se non in tutti”, conclusero il dottor Collipp e i suoi collaboratori.
Il successo della terapia vitaminica è accentuato dal fatto che altre terapie antiasmatiche più diffuse possono comportare qualche rischio. Per esempio, il Prednisone, uno steroide comunemente prescritto nei casi di asma bronchiale, può produrre reazioni avverse anche gravi, come convulsioni, glaucoma, ulcera peptica, turbe psichiche. Gli steroidi possono addirittura bloccare la crescita. Un altro farmaco diffuso, l’isoproterenolo, da somministrare per aerosol in occasione di attacchi acuti, può in certi individui addirittura accentuare l’ostruzione delle vie aeree; in certi casi, l’abuso di queste terapie per inalazione ha causato irregolarità del ritmo cardiaco (si è registrato anche qualche decesso). La piridossina, invece, non ha effetto collaterale, secondo i ricercatori, neppure al dosaggio di 200 mg (oltre 100 volte superiore al quantitativo giornaliero stabilito dalla National Academy of Sciences). Il dottor Collipp e i suoi collaboratori sottolineano che i bambini asmatici che hanno tratto giovamento dalla terapia vitaminica sembravano soffrire non di una carenza di vitamina B6, ma di una vera e propria dipendenza: in altre parole, una qualche caratteristica peculiare della loro costituzione biochimica esige un apporto anormalmente alto di piridossina per il mantenimento di condizioni soddisfacenti di salute. I ricercatori non hanno saputo spiegare fino in fondo il meccanismo per cui la vitamina B6 migliora certe forme di asma bronchiale, ma forse (è questa la loro ipotesi) la chiave va cercata nell’azione della piridossina sulla produzione di serotonina ed epinefrina, due sostanze chimiche presenti nell’organismo, le cui funzioni non sono perfettamente chiare, ma che con tutta probabilità hanno una certa parte nell’asma. D’altra parte, la vitamina B6, potrebbe anche giovare agli asmatici semplicemente esercitando un’azione calmante sul sistema nervoso. In ogni caso, non si può negare il fatto reale che l’apporto supplementare di vitamina B6 allevia almeno certe forme di asma: “gli effetti benefici se dovevano venire erano generalmente evidenti già nel secondo mese di trattamento”, concludevano i ricercatori.