08-10-2019
Gli antichi guaritori romani credevano di poter curare il tumore al seno sfregandovi sopra una poltiglia di cavolo, pratica che fino a pochi anni fa gli scienziati moderni avrebbero bollato come ciarlataneria. Oggi non ne sono più tanto sicuri. È dimostrato che preparando un impacco di foglie di cavolo e applicandolo sul dorso di animali da laboratorio è possibile prevenire lo sviluppo di tumori. Ovviamente il modo migliore per assorbire le sostanze benefiche dei cavoli è mangiarli. Le numerose varietà del genere Brassica non solo combattono una serie di tumori, ma contengono una vasta gamma di nutrienti capaci, secondo i ricercatori, di tenere lontane le malattie cardiache, i disturbi digestivi e altre patologie. Come altri rappresentanti della famiglia delle Crucifere, i cavoli contengono varie sostanze dalla dimostrata capacità di prevenire i tumori, efficaci in particolare contro quelli della mammella, della prostata e del colon. Le sostanze cui i cavoli devono le loro virtù antitumorali sono soprattutto due: la prima, l’indolo-3-carbinolo o I3C, è particolarmente efficace contro i tumori della mammella. Si tratta di una sostanza dall’effetto antiestrogenico, che elimina cioè i pericolosi estrogeni la cui presenza è associata al carcinoma mammario.
In uno studio, a un gruppo di donne israeliane è stato somministrato circa un terzo di un cavolo al giorno per tre mesi. Dopo soltanto cinque giorni, i livelli di ormoni nocivi erano scesi in maniera significativa. Ma da questo esperimento in particolare è risultato che nell’individuo medio lo stesso effetto si può ottenere consumando cavoli o altre verdure del genere Brassica, per esempio i broccoli. Per una protezione ancora maggiore, provate a sostituire il cavolo normale con quello cinese, nel quale è stata riscontrata in laboratorio la presenza di una sostanza, detta brassinina, che pare efficace nel prevenire i tumori della mammella. I cavoli contengono inoltre il sulforafano, che blocca il cancro aumentando la sintesi di enzimi antitumorali.
In uno studio innovativo condotto alla Johns Hopkins University di Baltimora, 145 cavie sono state esposte a una potente sostanza cancerogena. Venticinque non avevano ricevuto alcun trattamento particolare, mentre alle rimanenti erano state somministrate alte dosi di sulforafano. Dopo 50 giorni, il 68% degli animali non protetti aveva sviluppato tumori della mammella, rispetto al 26% soltanto del gruppo trattato con sulforafano ad alte dosi. Il sulforafano fa del cavolo un’arma particolarmente preziosa nella lotta contro il tumore del colon, perché aumenta i livelli intestinali di glutatione, un tripeptide capace di eliminare le tossine dal corpo prima che abbiano la possibilità di provocare danni. Mangiando regolarmente qualsiasi tipo di cavolo è possibile ridurre il rischio di tumore, ma una delle varietà più efficaci è il cavolo verza, che contiene non solo I3C e sulforafano ma anche altri quattro fitonutrienti i cui nomi sembrano uno scioglilingua – betasitosterolo, feofitina-a, nonacosano e nonacosanone – che in numerosi studi si sono dimostrati molto efficaci contro varie sostanze potenzialmente cancerogene.