18-10-2019
La vitamina D è il nome generico che definisce un gruppo di composti liposolubili essenziali per il bilancio del calcio. Tra questi i più attivi sono la vitamina D2, o ergocalciferolo (di origine vegetale) e la vitamina D3, o colecalciferolo (di origine animale). La sintesi della vitamina D3 inizia sulla cute con la isomerizzazione della pro-vitamina D in pre-vitamina D3, per azione dei raggi ultravioletti. Un particolare meccanismo di controllo a livello cutaneo previene la sua eccessiva sintesi, producendo metaboliti inattivi. La pre-vitamina D3 isomerizza in vitamina D3 che viene assorbita attraverso i capillari nel sistema sanguigno. La sua funzione fisiologica principale consiste nel promuovere l’assorbimento di calcio e fosforo attraverso la mucosa intestinale, rendendo possibile la calcificazione dello scheletro. Svolge inoltre un ruolo importante nell’assicurare un corretto funzionamento di muscoli, nervi, coagulazione sanguigna e utilizzo dell’energia, essendo un fattore essenziale per l’omeostasi minerale. È possibile incorrere nella ipovitaminosi a causa di cattive abitudini alimentari (vegetariani stretti o allergie a latte e derivati), scarsa esposizione alla luce solare, patologie epatiche o renali, farmaci che accelerano il consumo di vitamina D e patologie di malassorbimento.
MINERALIZZAZIONE OSSEA
Le concentrazioni di vitamina D diminuiscono con l’invecchiamento, a causa della riduzione del suo apporto con la dieta e del suo assorbimento, diminuzione dell’esposizione alla luce solare e della sua conversione a livello renale. La vitamina D risulta il secondo dei nutrienti essenziali per la salute dell’osso e la sua carenza può favorire lo sviluppo dell’osteoporosi attraverso la riduzione dell’assorbimento intestinale di calcio con conseguente iperparatiroidismo secondario. Numerosi studi hanno rilevato che il trattamento combinato calcio/vitamina D è in grado di ridurre la perdita dell’osso e il rischio di fratture vertebrali sia in donne all’inizio della menopausa, sia in quelle più anziane. Recentemente questi effetti sono stati confermati anche nell’uomo.
CANCRO
La vitamina D sembra proteggere contro alcuni tipi di cancro tra i quali colon, retto, seno, melanoma e prostata. I ricercatori hanno scoperto che questo nutriente riduce la proliferazione cellulare e le metastasi sia nel cancro al colon che nel melanoma, diminuendo la dimensione del tumore. In studi sul cancro al seno, la forma ormonale di vitamina D, 1,25-(OH)2 D3, ha mostrato la capacità di aumentare l’effetto della doxorubicina (farmaco che aumenta le difese dell’organismo contro le cellule cancerose) e avere un diretto effetto citotossico sulle cellule cancerose. Uno studio condotto nel 1999 su 84 pazienti affetti da carcinoma del colon-retto e 30 pazienti di controllo, ha mostrato la correlazione tra apporto con la dieta di calcio e vitamina D e incidenza di carcinoma colorettale. I ricercatori hanno trovato che le concentrazioni sieriche del metabolita attivo, 1,25-(OH)2 D3, erano molto ridotte nei pazienti allo stadio avanzato della malattia. Una rassegna di 20 studi caso controllo pubblicati ultimamente, suggerisce che un basso rischio di cancro colorettale sia associato a un apporto ottimale di vitamina D. Nel 1999 il NHANES I (National Health and Nutrition Examination Survey) ha valutato l’incidenza di sviluppare cancro al seno in 190 donne che partecipavano ad uno studio di coorte su 5.009 donne bianche. I risultati mostrarono che una buona esposizione alla luce solare e un corretto apporto di vitamina D nella dieta sono fattori associati alla riduzione del cancro al seno.
DIABETE E PRODUZIONE INSULINA
In uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition (Maggio 2004) alcuni ricercatori hanno studiato il collegamento tra concentrazioni di vitamina D e sensibilità all’insulina su 126 soggetti sani. I risultati hanno evidenziato un elevato rischio di resistenza all’insulina e di sindrome metabolica nei soggetti che presentavano bassi livelli di vitamina D. Un recentissimo studio italiano, che conferma precedenti sperimentazioni, ha mostrato che la carenza di vitamina D è un fattore prevalente nei soggetti affetti da diabete di tipo 2. La percentuale osservata è di tre pazienti su cinque. Lo studio, condotto su 459 pazienti e un gruppo di pari numero costituito da soggetti sani, ha riscontrato la carenza di questo importante nutriente nel 61% dei diabetici, contro il 43% del controllo.
SCLEROSI MULTIPLA
Un recente studio ha osservato l’effetto dell’assunzione di vitamina D e l’incidenza di sclerosi multipla. I ricercatori hanno esaminato i dati provenienti da due ampi studi di coorte su una popolazione femminile: Nurses’ Health Study (studio di 20 anni che ha coinvolto 92.000 donne) e Nurses’ Health Study II (10 anni, 95.000 partecipanti). Durante il follow-up si manifestarono 173 casi di sclerosi multipla. I risultati mostrarono che le donne che assumevano 400 U.I./die o più di vitamina D sotto forma di integratori, avevano il 40% in meno di probabilità di sviluppare sclerosi multipla, di quelle che non usavano supplementi.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9488592