25-11-2019
La notizia arriva direttamente da un gruppo di studiosi dell’Ospedale pediatrico di Cincinnati (Ohio), guidata da John Hutton che ha dimostrato in termini scientifici che leggere le favole ai bambini fa bene al loro apprendimento. I medici americani hanno sottoposto un gruppo di bambini in fase prescolare, tra i 3 e i 5 anni, all’ascolto di letture adatte alla loro età e verificare l’incidenza nell’attività cerebrale. Secondo i risultati, i bambini che sono stati abituati fin da piccolissimi alla lettura a voce alta delle favole sviluppano maggiormente certe zone specifiche dell’emisfero sinistro, in particolare una regione che si occupa dell’associazione mentale tra suono e immagine. Racconti, storie, fiabe e anche poesie sono da considerarsi quindi una sorta di “medicina” naturale per i propri figli. Qualche anno fà l’American Academy of Pediatrics ha rilasciato una dichiarazione dicendo che il programma di tutte le cure pediatriche dovrebbe includere la promozione dell’alfabetizzazione, a partire dalla nascita. Ciò significa che i pediatri dovrebbero invitare i genitori a prendersi cura dei figli convincendoli di quanto sia importante leggere loro anche se molto piccoli. È stato dimostrato, infatti, quanto la lettura a voce alta sia importante per lo sviluppo della proprietà di linguaggio.
Alcuni esempi dimostrano che più i bambini sono esposti alla lettura, più alta è la capacità di associazione visiva, anche se il bambino ascoltava solo la storia e non aveva la possibilità di vedere le immagini. Quando i bambini stanno ascoltando storie, nella loro mente immaginano ciò che stanno ascoltando. Non solo, ma li aiuterà anche a essere lettori migliori perché avranno sviluppato quella parte del cervello che li aiuta a vedere cosa sta succedendo nella storia che leggono. Il dottor Hutton ha ipotizzato che il libro può anche stimolare la creatività in un modo che cartoni animati e altre tipologie di intrattenimenti televisivi o legati a uno schermo (tablet e smartphone) non sono in grado di fare. “Sappiamo che è importante che i bambini ascoltino la lingua e che abbiano bisogno di sentirla dalle persone e non da dispositivi tecnologici come purtroppo accade sempre più spesso oggi”, ha concluso il ricercatore.