L'ACIDO URICO È UN RISCHIO PER IL CUORE.

09-01-2020

Non è sufficiente tenere sotto controllo colesterolo, glicemia e pressione. Per salvaguardare la salute del nostro cuore bisogna porre attenzione anche ai livelli di acido urico nel sangue. Nel 40 per cento dei casi, infatti, l'infarto è correlato proprio con questo fattore di rischio. A lanciare l'allarme è Claudio Borghi, docente di Medicina Interna presso l'Università di Bologna e coordinatore del documento di consenso sulla revisione dei livelli di acido urico come fattore di rischio cardiovascolare: “considerando la soglia attuale di rischio fissata in 6 milligrammi per decilitro di sangue si è dimostrato che per ogni incremento di 1 milligrammo il rischio di complicanze cardiovascolari gravi cresce dal 9 al 26%, con un parallelo incremento della mortalità e aumenta di oltre il 20% il pericolo d’ictus. L'eccesso di acido urico inoltre aumenta il rischio di ipertensione arteriosa e danni renali, e quasi triplica la probabilità di diabete tanto che alcuni studi sperimentali suggeriscono che l’iperuricemia possa essere un fattore di rischio più temibile del colesterolo”. L'acido urico è un rischio per almeno 13 milioni di italiani, che nei vasi sanguigni nascondono i cristalli di urato, elementi che si depositano appunto quando i livelli di acido urico sono oltre la norma.
Angelo Testa, presidente dello Snami - Sindacato nazionale autonomo medici italiani - commenta: “purtroppo l’acido urico è noto solo a chi soffre di gotta e come causa principale di questa malattia. Sebbene le stime parlino di circa 13 milioni di italiani con l'uricemia ‘sballata’, la maggior parte non lo sa perché pochi la controllano, pochissimi di routine: appena il 2% della popolazione sa che cosa sia l'acido urico o l'ha mai misurato, mentre il 70% di chi ha misurato almeno una volta l'uricemia non ripete il test più di una volta all'anno”. “I meccanismi del danno da acido urico sono molteplici e complessi - interviene di nuovo Borghi -. I cristalli di urato che si depositano sulla parete dei vasi aumentano la possibilità di formazione della placca aterosclerotica, a cui contribuiscono anche i processi di sintesi dell’acido urico portando alla formazione di una grossa quantità di sostanze ossidanti che alterano l’endotelio della parete dei vasi rendendoli più suscettibili alla comparsa di aterosclerosi”.

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