07-05-2020
Nell’enorme sforzo di prevenire la sindrome di Down, nessuno si chiede se si sta cercando nel posto giusto. Robert Mendelsohn, che sminuiva l’intera nozione di “uova stanche” basata sull’età, fu uno dei primi ad avvertire le madri che la possibilità di partorire un figlio Down aumentava con l’ammontare di esposizione a raggi X e non con l’aumentare dell’età in sé. A dispetto delle prove schiaccianti che le cose stanno così, i dottori continuano a dire a tutte le donne di una certa età che non dovrebbero avere figli perché le loro uova potrebbero essere stanche, piuttosto che determinare a quale ammontare di radiazioni sono state esposte. La visione lungimirante di Mendelsohn sulla connessione tra la sindrome di Down e le radiazioni è stata convalidata da più di vent’anni. Alcuni ricercatori della Freie Universität di Berlino hanno scoperto un legame diretto tra la sindrome di Down, che aumentò di sei volte all’improvviso nella città di Berlino nel gennaio 1987, e l’incidente del reattore nucleare di Chernobyl che aveva avuto luogo nove mesi prima. Queste donne avevano respirato moltissime radiazioni, in particolare lo iodio 131, per due settimane dopo l’incidente e proprio durante quel periodo erano rimaste incinte.
Questi ricercatori sono stati in grado di provare l’erroneità della teoria che la sindrome di Down è collegata all’età della madre. L’età media delle madri con figli Down nell’anno dell’incidente nucleare era praticamente identica all’età media delle madri con figli Down nel decennio precedente, e la percentuale delle donne con più di 35 anni che hanno dato alla luce figli Down dopo l’incidente di Chernobyl era identica alla percentuale del decennio precedente. Dopo aver fatto questa scoperta, i ricercatori tedeschi hanno reso noti altri studi che supportavano le loro conclusioni. L’incidenza della sindrome di Down aumentò drammaticamente nella regione del Kerala, in India e nello Yangjiang in Cina, dopo che le donne erano state esposte a livelli altrettanto alti di radiazioni provenienti dal sottosuolo. Il gruppo di studio, guidato dal Professor Karl Sperling, conferma che la sua prova “contraddice le opinioni espresse nei libri di testo attuali”. L’età della madre di per sé non pare un indicatore affidabile della sindrome di Down, se non il fatto che una madre più vecchia possa avere accumulato più radiazioni provenienti da raggi X nel proprio sistema. Si è concluso che qualsiasi esposizione a radiazioni ionizzanti, in particolare nel periodo del concepimento, deve essere evitata. Una connessione simile è stata fatta da alcuni scienziati che hanno esplorato la percentuale di nascite di bambini Down in relazione ai test fatti negli impianti nucleari. Hanno esaminato una comunità di Fylde nel Lancashire e hanno scoperto che l’incidenza di nascite Down ebbe un picco nel 1958 e dal 1962 al 1964, quando ci furono dei livelli alti di pioggia radioattiva. La stessa cosa avvenne anche nel 1957 vicino a Windscale, ora chiamata Sellafield, in seguito ad un incendio in una centrale nucleare. Le donne che avevano superato i 35 anni parevano essere quelle più colpite, forse ancora per il fatto che avevano già accumulato alcune radiazioni nella loro vita e che la radiazione nucleare aveva spinto questi livelli al massimo. La scoperta che diversi gruppi razziali hanno percentuali diverse di sindrome di Down, offre prove maggiori all’incidenza ambientale. Uno studio che ha esaminato le nascite in 17 stati degli Stati Uniti tra il 1983 e il 1990, ha scoperto che i neri americani hanno meno figli Down di qualsiasi altro gruppo razziale (con 7,3 su 10.000) e gli ispanici ne hanno la percentuale maggiore (11,8 su 10.000). il tasso di bambini con la sindrome di Down varia, inoltre, molto tra gli stati con il 5,9 su 10.000 casi in Kansas e 12,3 su 10.000 in Colorado. Nel suo libro, frutto di più 30 di ricerca su bambini Down, la psicologa Janet Carr dimostra che la condizione non appare tanto scoraggiante come la medicina vorrebbe farci pensare. La psicologa ha monitorato un gruppo di 54 bambini Down dal 1964 e ha scoperto che non avevano una salute più cagionevole dei bambini normali. Non c’era nessun eccesso di stress di coppia o esaurimenti ei genitori di figli Down e nessun effetto negativo sui figli stessi. Praticamente tutte le famiglie amavano i loro membri Down e non si sarebbero neanche sognati di vivere senza di loro.
COMMENTO
La maggior parte degli studi sopracitati sono stati condotti nei paesi colpiti da radiazioni nucleari fuoriuscite dalle centrali. Ma non bisogna sottovalutare che l’esposizione alle radiazioni sono molteplici, ad iniziare dal cibo che ingeriamo (molti alimenti sono irradiati), dal fumo delle sigarette, dalle radiografie e TAC mediche, e dalle scorie nucleari presenti nel sottosuolo del territorio italiano (la terra dei fuochi insegna)!