L’OLIO DI KRILL È UN’OTTIMA FONTE DI ACIDI GRASSI ESSENZIALI PER L’ORGANISMO.

11-06-2020

Krill è il termine generico dei piccoli gamberi presenti nelle acque fredde dell’Antartico, composti principalmente di acidi grassi omega-3 a lunga catena, come EPA e DHA, le cui virtù benefiche e pluripotenti sono già state dimostrate. Krill, in norvegese, significa “cibo per balena”, anche se è consumato da pinguini, foche, uccelli marini e salmoni. L’olio di krill e costituito principalmente da acidi grassi polinsaturi, EPA e DHA. Un grammo di olio di krill fornisce circa 150 mg di EPA e 90 mg di DHA, e partecipa cosi alle raccomandazioni alimentari internazionali relative a questi due acidi grassi a catena lunga, che sono dell’ordine di 500 mg al giorno. Tuttavia, ciò che distingue l’olio di krill dagli oli di pesce è il suo alto contenuto di antiossidanti e fosfolipidi. Questi composti rendono l’olio più stabile, conservano l’integrità dei fragili acidi grassi e migliorano la loro biodisponibilità. Infatti, sono i fosfolipidi (almeno il 40% nell’olio di krill), e solo loro, ad assicurare il trasporto degli acidi grassi a destinazione, cioè nelle membrane cellulari, e svolgono un ruolo essenziale nella protezione dei neuroni del cervello. Il valore ORAC dell’olio di krill e 378 unità per grammo, cioè approssimativamente quello del kiwi. Il principale antiossidante presente è l’astaxantina (1,5 mg/g), un composto della famiglia dei carotenoidi. L’astaxantina è un potente antiossidante specifico della vista e della pelle, entrambe sottoposte ai raggi UV del sole. E’ anche comunemente consigliato in casi di affaticamento della vista o degenerazione maculare senile, in quanto aumenta il flusso sanguigno nella retina e protegge i tessuti del cristallino dagli effetti dannosi dei radicali liberi.

PERCHE’ CONSUMARE OLIO DI KRILL?

- Per le sue azioni sull’infiammazione cronica: L’infiammazione cronica spiana la strada alle malattie “della civiltà”: malattie cardiovascolari, artrite ecc. Secondo numerosi studi, l’olio di krill riduce l’infiammazione del cuore e del sistema vascolare. Nel valutare le indicazioni sulla salute, l’EFSA l’ha anche riconosciuto come sostanza protettiva contro il rischio di malattie cardiovascolari. È quindi utile dopo un infarto del miocardio o semplicemente per prevenire il rischio cardiovascolare associato all’infiammazione cronica. La seconda componente dell’infiammazione cronica è il suo impatto diretto sulle articolazioni, in particolare sui sintomi di artrite e poliartrite reumatoide. L’assunzione di krill per un mese consente di ridurre del 30% il tasso di proteina C-reattiva (PCR), un marker fisiologico dei processi infiammatori. Quindi, assunto per alcune settimane, l’olio di krill riduce il dolore e la rigidità delle articolazioni artritiche e consente una riduzione del consumo di farmaci antiinfiammatori.

- Per combattere ipertrigliceridemia e ipercolesterolemia: Secondo i risultati di uno studio, l’olio di krill avrebbe la capacità di sopprimere nei ratti la steatosi epatica (fegato grasso) indotta da un eccessivo consumo di grassi cattivi. Inoltre, secondo altre ricerche, il suo uso per tre mesi può ridurre significativamente il colesterolo LDL (meno 18%) e i trigliceridi (meno 27%) con un’assunzione di 2-3 g al giorno. Questi risultati dimostrano chiaramente i benefici dell’olio di krill sull’accumulo di grasso nel corpo e sulla riduzione delle ricadute e del rischio di morte dopo infarto miocardico.

- Per alleviare la sindrome premestruale: Durante un test effettuato su 70 donne in Quebec, i ricercatori hanno scoperto che l’uso quotidiano di olio di krill ha migliorato significativamente i sintomi premestruali e il dolore durante le mestruazioni (dismenorrea), con un’assunzione di 2 g al giorno.

- Per il suo effetto benefico sul piano emozionale: I ricercatori hanno previsto l’uso di olio di krill nel trattamento di alcuni disturbi mentali (depressione, disturbo bipolare ecc.). Questi effetti benefici sulle manifestazioni emotive sono state collegate ai fosfolipidi, che permetterebbero agli omega-3 di attraversare la barriera naturale che impedisce normalmente loro di entrare nei neuroni del sistema nervoso centrale. Tuttavia, per ampliare e consolidare questi risultati, sono necessari studi ulteriori.

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