21-06-2020
Chiunque abbia avuto esperienza di piaghe da decubito sa fin troppo bene quanto siano refrattarie alla cicatrizzazione. Un altro fatto spiacevole e ben noto è che le spese per cure mediche lievitano quando sorge questa complicazione: secondo un articolo del dottor James W. Barnes dell’Ospedale di Glenn Dale nel Maryland, sul Journal of the American Medical Association, la guarigione delle piaghe da decubito viene a costare dai 5.000 ai 10.000 dollari. Quello che è peggio, le piaghe da decubito rappresentano una grave minaccia per la stessa vita del paziente. Con la perdita di sangue, proteine ematiche e altre vitali sostanze nutritive attraverso la piaga aperta, si instaurano anemia, debilità e una situazione generale di minore resistenza. Il dottor Barnes cita uno studio della Veterans Administration, da cui risulta che le ulcerazioni da decubito persistenti sono la causa diretta o preponderante di decesso nel 10% dei paraplegici. I pazienti che contraggono ulcere da decubito sono quelli che presentano invalidità che li costringono a letto. Le due cause principali delle piaghe sono una pressione costante, specie sulle sporgenze ossee (come le anche) e un cattivo stato di nutrizione, che indebolisce la pelle e i meccanismi naturali di ricostruzione dei tessuti. C’è tutto un armamentario di medicine, misure fisioterapiche e pratiche infermieristiche miranti ad assicurare un minimo di benessere al paziente e a facilitare la rimarginazione delle ulcere. Ma il problema centrale non è la mancanza di un trattamento adeguato, quanto le cattive condizioni generali del paziente in cui si formano le piaghe da decubito. Se è vero che l’ulcera si forma inizialmente a causa di una pressione costante, particolarmente nelle zone in cui le sporgenze ossee non sono protette da pannicolo adiposo, la velocità con cui si sviluppa e la sua gravità dipendono da altri fattori, più precisamente dall’alimentazione.
Ricercatori del Manchester Royal Infirmary, presso l’Ospedale universitario di Manchester, sottolineano in un articolo su Lancet l’importanza dell’alimentazione ai fini della guarigione di questo tipo di ulcere. Il dottor T. V. Taylor e la sua èquipe, in una sperimentazione a doppio cieco sul trattamento delle piaghe da decubito con forti dosi di vitamina C, hanno dimostrato che la somministrazione di vitamina C riduce della metà i tempi di rimarginazione. La ricerca era condotta su un campione di pazienti di chirurgia con piaghe da decubito, tutti confinati a letto per vari tipi di patologia (frattura del femore, ictus, paraplegia). Tutti i pazienti usavano normali letti e materassi in dotazione all’ospedale e ricevevano la stessa dieta ospedaliera e un’identica terapia locale nelle zone ulcerate. A tutti veniva somministrata due volte al giorno una compressa identica nell’aspetto: placebo per 10 soggetti (gruppo A), 500 mg di acido ascorbico per gli altri 10 (Gruppo B). Il livello di acido ascorbico nei due gruppi prima dell’inizio della sperimentazione era praticamente identico, ma dopo un mese di trattamento nel gruppo B risultava tre volte più alto che nel gruppo A. A questo aumentato livello di vitamina C si accompagnava un netto miglioramento nelle piaghe da decubito, che presentavano una superficie ridotta dell’84%, in confronto al 42% del gruppo di controllo. Su 10 pazienti del gruppo sperimentale, 6 avevano le ulcere completamente rimarginate in appena un mese (il tempo necessario per la cicatrizzazione di ulcere gravi, secondo il dottor Barnes, è in genere di tre o quattro mesi).
Sapendo qual è l’azione chimica della vitamina C, non fa meraviglia che debba avere questo effetto terapeutico. Quello che sorprende, semmai, è che non sia parte del trattamento di routine per tutti i pazienti costretti all’immobilità, sia in ospedale che a domicilio. È risaputo da molti anni che l’acido ascorbico è un fattore importante per la normale sintesi e manutenzione del collagene. Senza collagene, la sostanza che costituisce il cemento intercellulare, nessuna lesione può cicatrizzarsi adeguatamente, dato che l’organismo non è in grado di produrre tessuti nuovi e resistenti. Il dottor W. J. McCormick di Toronto, un pioniere nell’uso terapeutico della vitamina C, descriveva già molti anni addietro l’eziologia delle piaghe da decubito come una carenza di vitamina C, responsabile della fragilità capillare e ostacolo allo sviluppo del tessuto di granulazione che è essenziale per la formazione dei tessuti cicatriziali. Il dottor McCormick notava un interessante parallelismo fra le piaghe da decubito e le cancrene da congelamento. Le une e le altre sono prodotte da ischemia (insufficiente irrorazione sanguigna di una parte del corpo) e anossia (carenza di ossigeno), con conseguente necrosi del tessuto. Nei casi di congelamento, la causa scatenante è il freddo intenso, mentre nelle ulcere da decubito è naturalmente la pressione continua su una parte del corpo.