31-07-2020
Secondo un articolo di giugno 2014 apparso su The Indipendent (UK), un importante studio seguito dai ricercatori alla Karolinska Institute in Svezia ha scoperto che le donne che evitano il sole e l’abbronzatura durante l’estate hanno il doppio di probabilità di morire rispetto a quelle che fanno dei bagni di sole tutti i giorni. Lo studio epidemiologico è stato fatto su 30.000 donne per oltre 20 anni e “ha dimostrato che la mortalità e circa il doppio nelle donne che evitavano di esporsi al sole rispetto a quelle sovraesposte”.
I ricercatori hanno dedotto che il dogma convenzionale, che vuole suggerire di evitare l’esposizione al sole a tutti i costi e che consiglia l’uso di schermi solari per minimizzare l’esposizione al sole, di fatto fa più male che bene. Questo perché evitare di esporsi al sole in aggiunta all’uso di schermi e filtri solari effettivamente bloccano la capacità del corpo di produrre la vitamina D3 che si crea grazie ai raggi UVB del sole, che è di gran lunga la forma migliore di vitamina D. In USA, la carenza di vitamina D è a dei livelli massimi. Paradossalmente, la carenza di vitamina D è la causa di diverse forme di cancro alla pelle. Un rivoluzionario studio del 2011 pubblicato su Cancer Prevention Research suggerisce che il livello ottimale di vitamina D nel sangue offre una protezione sufficiente contro le scottature del sole e il cancro alla pelle. Per giunta, la vitamina D protegge il corpo da diverse altri problemi come:
• la sclerosi multipla;
• il rachitismo (nei giovani);
• la tubercolosi;
• la sindrome del colon infiammato;
• diabete tipo 1;
• artrite reumatoide;
• lupus;
• sindrome di Sjogren.
Secondo il concilio sulla Vitamina D, i ricercatori dell’University of Alabama a Birmingham hanno riportato recentemente che “la carenza di esposizione al sole porta ad un declino delle capacità cognitive nel tempo”. Un dermatologo dissidente Bernard Ackerman (deceduto nel 2008) era una delle più grandi autorità nel mondo sul problema del cancro alla pelle e del rapporto con il sole, le creme solari, i filtri solari, la formazione del melanoma e i rischi del cancro. Scrisse degli articoli sul The New York Times (20 luglio, 2004), intitolato “I beg to differ; a dermatologist who’s not afraid to sit on the beach” (il dermatologo che non ha paura di stare al sole sulla spiaggia):
• Non è dimostrato il legame tra melanoma ed esposizione solare (secondo il dogma dei dermatologi).
• Non c’è una prova evidente che le scottature del sole portino ad un cancro della pelle.
• Non c’è una prova reale che dimostri che le creme solari protraggano veramente contro la formazione del melanoma.
• Non c’è una dimostrazione che una maggiore esposizione solare porti a un maggior rischio di formazione di melanoma.
Nel 2000 uno studio svedese ha concluso che una formazione maggiore di melanoma era riscontrabile nelle persone che usavano le creme solari di protezione, rispetto e quelli che non mettevano alcuna protezione. Elizabeth Plourde, è una scienziata californiana autrice del libro “Sunscreens – Biohazard: Treat as Hazardous Waste” (protezione solare-biorischio: uno spreco rischioso), nel quale spiega in modo approfondito con documentazioni il serio pericolo delle protezioni solari non solo per le persone ma anche per l’ambiente. Plourde fornisce prove su come il melanoma maligno e il cancro della pelle aumenti in modo significativo e ubiquitario nelle persone che usano queste creme da più di 30 anni. Enfatizza il fatto che molte creme solari contengono sostanze chimiche note come sostanze cancerogene e altre che arrestano i fattori endocrini (EDC). A livello ambientale, lei dice: “Nelle aree dove c’è stato un esposizione maggiore alle sostanze chimiche, i coralli e altre popolazioni marittime sono morte e sono emersi pesci con entrambi gli organi genitali maschili e femminili”.
La ricerca fatta dalla dottoressa Plourde sulle cavie e l’esposizione alle creme solari ha dimostrato che ci sono stati aborti naturali e nelle cavie nate ci sono stati successivamente problemi nella riproduzione per le generazioni successive. Per giunta, il libro documenta il modo in cui le creme solari hanno inquinato le nostre acque incluso gli oceani, i fiumi e l’acqua municipale che beviamo. Peggio ancora, dei test fatti sulle persone ha dimostrato che il 97% degli americani ha nel sangue sostanze chimiche da creme solari! La dottoressa Plourde nel suo libro ha dedicato un capitolo sull’importanza della vitamina D3 e la mortalità, nel quale assume che la diffusa carenza di vitamina D3 è collegata all’abuso di creme solari in combinazione ad una bassa esposizione al sole in generale.