VITAMINA E PER SPECIALI PROBLEMI DELLA PELLE.

07-08-2020
 
Il valore della vitamina A e di quelle del complesso B per mantenere la pelle sana e libera da brufoli è universalmente riconosciuto dalle autorità mediche, ma la vitamina E, una sostanza spesso trascurata da molti dermatologi, è in grado di rendere alla pelle più servizi di quanto generalmente non si creda. Il dottor Irwin I. Lubowe, ex professore di clinica dermatologica al New York Medical College e autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche sulla cosmesi e la dermatologia, ha usato efficacemente applicazioni topiche di vitamina E per certi problemi dermatologici: “in uno studio da me condotto, l’applicazione locale di soluzioni molto concentrate di vitamina E si è dimostrato efficace contro la ruvidità e le rughe della pelle”, riferisce nel suo libro The Modern Guide to Skin Care and Beauty. Altri medici descrivono le miracolose remissioni ottenute con la vitamina E in rare e orribili dermatosi, considerate precedentemente incurabili. Una di queste condizioni patologiche prende il nome di epidermolisi bollosa; vi rientrano varie sindromi caratterizzate dalla formazione di vesciche piene di liquido. Le lesioni possono comparire in seguito a piccoli traumatismi oppure spontaneamente e sono talvolta di estrema gravità. Negli Archives of Dermatology, Jerold D. Michaelson e i suoi collaboratori del Dipartimento di dermatologia e biochimica del Baylor College of Medicine, a Houston, hanno descritto i risultati ottenuti nel trattamento di tre pazienti affetti da questa malattia, per cui non esiste finora una terapia riconosciuta. Uno dei tre pazienti era una bambina di 11 anni, che aveva manifestato l’epidermolisi all’età di 8 anni e ormai era coperta di bolle su mani, dita, gomiti, ginocchi e piedi. Molte vesciche erano infettate, erano già presenti cicatrici e varie dita dei piedi erano ormai prive di unghie. Per due anni la bambina era stata trattata con steroidi, i farmaci antinfiammatori usati per tutta una serie di malattie della pelle, ma non aveva ricavato nessun beneficio evidente. Si decise allora di somministrarle 600 UI di vitamina E al giorno: dopo 15 giorni, le vesciche smisero di svilupparsi, dopo 50 giorni il dosaggio venne dimezzato e al momento del rapporto la bambina non presentava vesciche da un anno (in precedenza, il periodo più lungo in cui non aveva avuto bolle era stato di sei giorni). Un’altra paziente era una bambina di appena un anno, coperta di vesciche sanguinanti. Trattata con 100 UI di vitamina E al giorno, non ebbe nuove vesciche per un periodo di cinque mesi, dopodiché ricominciò a svilupparne qualcuna: raddoppiato il dosaggio di vitamina E, la malattia si fermò nuovamente.
Un’altra dermatosi sfigurante è la dermatosi pustolosa sottocorneale (o subcorneale). Come per l’epidermolisi bollosa, non c’è nessun trattamento soddisfacente neppure per questa forma, caratterizzata da chiazze di vescichette piene di liquido che possono essere diffuse per tutto il corpo. Da uno studio datato sembra però che la vitamina E possa rappresentare la risposta a questo problema. Samuel Ayres e Richard Mihan, membri del Dipartimento di dermatologia, rispettivamente, dell’Università della California a Los Angeles e della Scuola medica dell’Università della California meridionale, hanno pubblicato i risultati del loro lavoro sugli Archives of Dermatology nel giugno del 1974. La paziente era una donna di 63 anni, in trattamento da cinque anni senza alcun successo: per tutto quel tempo era stata curata con molti farmaci, non solo per la dermatosi, ma anche per diabete, ipertensione e altri problemi. Iniziò il trattamento con vitamina E con un dosaggio di 100 UI al giorno, portate gradualmente a 400 UI. Dopo quattro settimane, la pelle era libera dalle pustole e presentava solo un lieve arrossamento. Contemporaneamente, potè smettere di prendere un diuretico contro l’edema e per mantenere l’urina senza zuccheri bastavano “15-20 unità d’insulina, mentre in precedenza ne richiedeva una media di 50 al giorno”. Data la capacità della vitamina E di ridurre il fabbisogno di insulina, ai pazienti diabetici sotto insulina la vitamina va somministrata inizialmente in piccole dosi, da aumentare gradualmente mentre si riducono quelle di insulina, per evitare il rischio di un coma insulinico, avvertono Ayres e Mihan. Nel corso dei due anni successivi, in cui è stata periodicamente controllata, la paziente non ha più sofferto della dermatite che l’aveva tormentata prima per cinque anni. Gli stessi due medici di Los Angeles riferiscono di un caso altrettanto notevole sul numero degli Archives of Dermatology dell’agosto 1973. Stavolta si trattava di una forma abbastanza rara e curiosa, nota come “sindrome delle unghie gialle”, in cui le unghie si ingrossano, diventano gialle e smettono di crescere; contemporaneamente, per ragioni assolutamente ignote, il paziente di solito presenta edema e difficoltà respiratorie. Il dottor Ayres e il dottor Mihan si sono trovati di fronte una donna di 65 anni che presentava questi sintomi, oltre a vari problemi, in particolare torpore e formicolio alla punta delle dita e frequenti crampi alle gambe. Cominciarono il trattamento con vitamina E, in forma di alfa-tocoferolo acetato, in dosi di 400 UI due volte al giorno prima dei pasti. Tre mesi dopo, le unghie erano ancora scolorite e ispessite, ma i crampi delle gambe erano molto migliorati. In capo a un altro mese, però, le unghie ricominciarono a crescere ed entro sei mesi apparivano perfettamente normali. Circa due anni dopo la prima visita, la paziente ridusse la dose da 800 a 400 UI al giorno e le unghie rimasero normali: non presentava più gonfiore delle palpebre, torpore delle dita o crampi alle gambe. Ma soprattutto, mentre alla prima visita era stata messa in lista d’attesa per l’intervento chirurgico su una sinusite cronica, i medici scrivono che dopo aver effettuato una radiografia non metteva in evidenza “alcuna indicazione per l’intervento”.
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