23-09-2014
Maggiore assunzione di sale nella dieta può favorire un gruppo di cellule immunitarie aggressive che inducono malattie autoimmuni. Questo è il risultato di uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Nature. Nelle malattie autoimmuni, il sistema immunitario attacca i tessuti sani invece di combattere gli agenti patogeni. Negli ultimi decenni, gli scienziati hanno osservato un aumento costante dell’incidenza di malattie autoimmuni nel mondo occidentale. Dal momento che questo aumento non può essere spiegato solo da fattori genetici, i ricercatori ipotizzano che il forte aumento di queste malattie è legato a fattori ambientali. Tra i colpevoli sospetti ci sono cambiamenti nelle abitudini di vita e alimentari nei paesi sviluppati, dove i cibi altamente trasformati e fast food sono spesso nel menù del giorno. Questi alimenti tendono ad avere un contenuto di sale notevolmente superiore ai pasti cucinati in casa. Lo studio è il primo ad indicare che l’assunzione di sale in eccesso, può essere uno dei fattori che guidano l’aumento dell’incidenza di malattie autoimmuni. Qualche anno fa Jens Titze ha dimostrato che l’eccesso di sale nella dieta (cloruro di sodio) si accumula nei tessuti e può colpire i macrofagi (un tipo di cellule scavenger) del sistema immunitario. Indipendentemente da questo studio, Markus Kleinewietfeld e David Hafler hanno osservato cambiamenti nelle cellule T helper (Th) negli esseri umani, che sono state associate con specifiche abitudini alimentari. Gli scienziati si sono interrogati sul ruolo del sale sulle cellule immunitarie. Le cellule T helper sono avvisate di pericolo imminente, dalle citochine di altre cellule del sistema immunitario. Si attivano per “aiutare” le altre cellule effettrici per combattere gli agenti patogeni pericolosi e per eliminare le infezioni. Un sottogruppo di cellule T helper produce la citochina interleuchina 17 ed è perciò chiamato Th17. Le cellule Th17, oltre a combattere le infezioni, giocano un ruolo fondamentale nella patogenesi delle malattie autoimmuni. Il sale aumenta drasticamente l’induzione di cellule immunitarie aggressive Th17.
In esperimenti di coltura cellulare i ricercatori hanno dimostrato che il maggiore consumo di cloruro di sodio può portare ad una drammatica induzione di cellule Th17 citochina in un ambiente specifico. “In presenza di elevate concentrazioni di sale questo aumento può essere dieci volte superiore a quello in condizioni normali,” hanno spiegato Markus Kleinewietfeld e Dominik Müller. A causa della presenza eccessiva di sale, le cellule subiscono ulteriori modifiche nel loro profilo delle citochine, favorendo cellule Th17 particolarmente aggressive. Nei topi, una maggiore assunzione di sale nella dieta, ha portato a una forma più grave di encefalomielite autoimmune sperimentale, un modello per la sclerosi multipla. La sclerosi multipla è una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale in cui il sistema immunitario distrugge la guaina mielinica isolante intorno agli assoni dei neuroni e quindi impedisce la trasduzione di segnali, portando ad una varietà di deficit neurologici e di invalidità permanente. Recentemente, i ricercatori hanno postulato che le cellule Th17 autoreattive svolgono un ruolo centrale nella patogenesi della sclerosi multipla. E’ interessante notare che secondo i ricercatori, il numero di cellule pro-infiammatorie Th17 nel sistema nervoso dei topi è aumentato drammaticamente con una dieta contenente un eccesso di sale. I ricercatori hanno dimostrato che la dieta con molto sale ha accelerato lo sviluppo di cellule T helper nelle cellule Th17 patogeni. I ricercatori hanno anche condotto un esame più approfondito di questi effetti in esperimenti di coltura cellulare e hanno dimostrato che l’induzione maggiore di cellule Th17 aggressive è regolata dal sale a livello molecolare. ”Questi risultati sono un contributo importante per la comprensione della sclerosi multipla e possono offrire nuovi bersagli per un miglior trattamento della malattia, per la quale attualmente non esiste una cura nota,” ha dichiarato Ralf Linker, capo della Sezione Neuroimmunologia e Assistente Medico presso il Dipartimento di Neurologia, Ospedale Universitario di Erlangen. Oltre alla sclerosi multipla, Dominik Müller e i suoi colleghi vogliono ora studiare la psoriasi, un’altra malattia autoimmune con forti componenti Th17. ”Sarebbe interessante scoprire se i pazienti con psoriasi sono in grado di alleviare i loro sintomi, riducendo l’assunzione di sale”, hanno detto i ricercatori. ”Tuttavia, lo sviluppo di malattie autoimmuni è un processo molto complesso che dipende da molti fattori genetici e ambientali,” ha concluso l’immunologo Markus Kleinewietfeld. ”Di conseguenza, sono necessari ulteriori studi in grado di dimostrare in che misura l’assunzione di sale maggiore, contribuisce effettivamente allo sviluppo di malattie autoimmuni.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3637879/
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3637864/
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3746493/
http://www.nature.com/nature/journal/v496/n7446/full/nature11868.html
http://www.sciencedaily.com/releases/2013/03/130306134358.htm
http://www.eurekalert.org/pub_releases/2013-03/haog-ise030513.php