18-08-2020
Un nuovo studio ha evidenziato come il riso, cereale ampiamente consumato soprattutto in alcune parti del mondo, sia collegato a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari e relativa mortalità. Da cosa deriva la presunta pericolosità di questo alimento? Dal contenuto di arsenico inorganico. Il riso è il cibo più consumato da gran parte della popolazione mondiale, con oltre 3 miliardi di persone che lo mangiano ogni giorno come alimento principale. Tuttavia, un team di esperti inglesi ritiene che i livelli di arsenico inorganico contenuti nel riso potrebbero causare migliaia di morti ogni anno.
I ricercatori dell’Università di Manchester e dell’Università di Salford hanno realizzato uno studio il cui scopo era esaminare la relazione tra il consumo di riso e le malattie cardiovascolari causate dall’esposizione all’arsenico in Inghilterra e Galles. I risultati, pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment, mostrano che potrebbe effettivamente esserci un legame tra un maggior rischio cardiovascolare (e relativa mortalità) e il consumo di riso, alimento che contiene tracce di arsenico inorganico. Come ha dichiarato David Polya, professore dell’Università di Manchester e coordinatore della ricerca: “Lo studio suggerisce che il più alto 25% dei consumatori di riso in Inghilterra e in Galles potrebbe essere plausibilmente esposto a maggiori rischi di mortalità cardiovascolare a causa dell’esposizione inorganica all’arsenico rispetto al 25% più basso di consumatori di riso”.
L’arsenico è un noto veleno che, se assunto in determinate quantità per lunghi periodi di tempo, può causare seri problemi di salute come tumori e appunto malattie cardiovascolari. Anche l’esposizione a bassi livelli è pericolosa e consumare regolarmente riso può contribuire a superare le soglie di sicurezza. Un pericolo soprattutto per i più piccoli, come già aveva messo in luce un precedente studio inglese. Commentando i risultati della nuova ricerca il professor Polya ha inoltre dichiarato: “Il tipo di studio intrapreso ha molti limiti ma è un modo relativamente poco costoso per determinare se esiste un collegamento plausibile tra l’aumento del consumo di arsenico inorganico tramite riso e l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari”. Sono necessarie dunque ulteriori ricerche per confermare quanto evidenziato dallo studio inglese.
Il team di ricerca suggerisce alcuni escamotage per limitare i rischi: non è necessario eliminare il riso dalla propria dieta ma è bene scegliere varietà come il basmati che contiene livelli di arsenico molto più bassi rispetto ad esempio al riso integrale. È consigliato inoltre variare il più possibile l’alimentazione, evitando di consumare prevalentemente riso.